/ Digitized by the Internet Archive in 2015 https ://arch ive.org/detai Is/b24764097 LIBRARY Date 1.5.?..2*.5.8 JLno. e. 54 Class Mark ^..g.C}^ Accession No, 55042 — 46 — . E. FICALBI VENTI SPECIE DI ZANZARE ( GULIGIDAE ) ITALIAHE CLASSATE E DESCRITTE e indicate secondo la loro distribuzione corologica PREFAZIONE Lo studio delle zanzare, gia di per se e tale da volere essere coltivato, come si fa per quello di altri animali, dal punto di vista zoologico puro. e percio tale da interessare comunque colui, che pratica le scienze naturali; cio basta a rendere ra- gione di un lavoro, che su questi animali si pubblichi; e io veramente a questa ragione mi arresto ; ma oggi inoltre peculiari legami sono ormai messi in sodo tra questi insetti e speciali malattie umane: nei tempi recenti, infatti, le zan- zare prima si riconobbero legate alia filariasi del sangue, poi (e ricercatori italiani, con a capo G-rassi, tengono il primo posto in questi studi) alia infezione malarica, e non e a 'priori escluso il caso che esse possano mostrarsi in relazione a qual- che altro nostro malanno; da cio deriva che oltre che pel natu- ralista lo studio delle zanzare puo avere interesse pel cultore della medicina. Questa pubblicazione (che mando fuori per rispondere, per quanto solo in parte, a una vecchia promessa — le zanzare italiane — , che gia feci, e che taluno mi e andato varie volte ricordando) ha lo scopo di presentare in un tutto organizzato un buon complesso di specie appartenenti tutte ad una stessa fauna (la italica), e di presentarlo in base a criteri specio- grafici e classificativi, che in parte almeno sono nuovi. In questo lavoro sono, in primo luogo, cose, che gia scrissi 47 — nella mia pubblicazione del 1896 (1), ma mi sono studiato di non. ripeterle puramente e semplicemente, sibbene, come ho fatto, almeno qua e la, anche nella caratterizzazione generale, aumentandole e migliorandole. Sono, in secondo luogo, cose, che, come ho accennato, mi sembrerebbero nuove. Tra quest'e precipuamente mi hanno occupato quelle, che si riferiscono ai caratteri di distinzione, alia ripartizione in gruppi delle specie, alle descrizioni delle specie stesse. Sui ca- ratteri da adottarsi per distinguere le specie, ho scritto un ap- posito, per quanto breve, capitolo. Ho cercato rintracciare il piu possibile caratteri realmente formali, e ho cercato su essi basarmi, e mi parrebbe di averlo fatto con un certo frutto, per suddividere il gruppo e indiscutibilmente caratteri zzare le specie. La parte strettamente speciografica comprende, oltre a qual- che specie, che non avevo particolarmente descritto, le specie gia da me ridescritte, ma non mi sembra che cio costituisca una inutile ripetizione: prima di tutto avverto che le descri- zioni delle forme gia da me riaccennate in altri lavori, sono state, oltre che rivedute, completate in base ai nuovi criteri, poi dico che questo lavoro presentando per la prima volta un complesso di specie italiane ben caratterizzate, e raccolte in un tutto organizzato, non poteva trascurare specie anche ride- scritte. Alcune specie poi, che altra volta avevo ammesso, qui ho invece distrutto; ma se, come Saturno, ho rimangiato i miei figli, non mi pare di averlo fatto alia leggera, ne alia leggera li avevo procreati, ma si in base a ragioni, che mi sembrano giustificate; ne mi si vorra far torto di cosa, che accade a tutti i cultori di Zoologia, e che alio stesso padre della Ditterologia, al Meigen, accadde numerose volte e anche a proposito di zanzare. Avrei fede che le mie caratterizzazioni e le mie descrizioni non lasciassero incertezze sulle forme concrete, cui intendo ri- (1) Vedi eitazione in ultimo. — 48 ferirmi, anche se per avventura qualcuna (il die e possibile ed io sarei scusabile, perche le descrizioni vecchie sono imper fette e insufficienti) non sia stata da me identificata propric nel modo, cbe sarebbe stato conveniente. A taluni confronti mi e stata di utile grandissimo une raccolta di Culicidae gentilmente speditami dal Museo d: Vienna, e al prof. Brauer ne rendo sentite grazie. — Come ringrazio altri, che mi lianno favorito. La parte, che si riferisce alia distribuzione corologica o come altri ama meglio scrivere, corografica delle specie, ho cer cato curare meglio, che ho potuto, in parte valendomi delle osservazioni degli altri, e mi piace subito fra queste notare le interessanti contribuzioni di Grassi (1), e in parte rinnuovandc o istituenelo ricerche personali per vari paesi d’ltalia; devc subito, e vero, dichiarare che essa e ben lungi dal rappresen- fare un complete disegno della distribuzione secondo i var luoghi delle zanzare italiane: e cio dipende dal fatto che si tratta di uno studio lungo ed arduo piu di quello, che a prime aspetto, per le ragioni, che spieghero in seguito, possa ere- dersi; tuttavia qualche ulteriore contribuzione, oltre quelle, che si avevano, mi parrebbe di aver portato. Le altre notizie dietologiche ho cercato pure curare, sia in base a lavori di altri, e cito, oltre gli scritti di Grassi, il be] libro recente di Celli (2), sia in base a osservazioni e controlli direttamente fatti, e pur essendo piccola cosa, potranno un po’ interessare qualcuno. Ho voluto aggiungere un capitoletto sulla maniera di rac- cogliere e conservare le Culicidae per rispondere alle numerose domande, che da varie parti ho ricevuto. Ed ora, terminando questo preambolo, mi sia lecito espri- mere la speranza che qualche piccola utilita od interesse pos- sano queste contribuzioni presentare. Agosto, 1899. il) Vedi citazione in ultimo. (2) Vedi citazione in ultimo. — 49 — CAPITOLO I. Raccolta e conservazione delle Culicidae. Da che mi occupo di zanzare sovente mi sono sentito chie- dere come si catturano, si preparano, si conservano questi gra- cili insetti. Ho dovuto constatare poi non solo come per lo piu il materiale, die in questo riguardo esiste nei Musei, oltre che scarsissimo, e in cattivo stato, ed in generale e in cattivo stato pur quello delle collezioni private, ma ho dovuto con- vincermi altresi che in generale anche i raccoglitori di buona volonta lasciano molto a desiderare nel modo come catturano e preparano, di maniera che per lo piu ho avuto esemplari e comunissimi e cosi malconci, che nessuno o poco vantaggio ne ho tratto. Sono venuto, per cio e per rispondere a numerose richieste avute, nella determinazione di scrivere questo capitoletto, nel quale accenno come, secondo me, si devono catturare, prepa- rare e conservare le zanzare; il capitolo stesso potra dar modo a qualche studioso di fare qualche controllo e quindi di sug- gerire quei miglioramenti, che saranno del caso. Coloro, che vogliono fare raccolta di zanzare, devono essere bene al corrente non dico dei caratteri di questi insetti, che il raccoglitore deve saper riconoscere a colpo (1), ma dei co- stumi, della generazione e del ciclo di esistenza, in breve della dietologia, di questi ditteri in generale. Per avere zanzare si puo andare in traccia o direttamente degli insetti perfetti (immagini), oppure delle ninfe e delle larve e perfino, come varie volte io ho fatto, delle uova. (1) Non raramente mi e capitato di vedermi mandare come zanzare, perclie le determinassi, ditteri culiciformi, clie con le zanzare non avevano nulla a che fare! Anno XXXI. 4 — 50 Cominciamo dal modo di far raccolta degli insetti perfetti ossia delle immagini. Le zanzare alio stato di immagine sono, in genere, insetti, che non amano troppo il sole e la vivida luce. Amano invece l’ombra dei boschi, o almeno dei cespugli, il fresco dei bur- roni non esposti al sole, la semioscurita delle grotte e anche degli edifici umani; esistono, si, delle specie, per dir cosi, pin diurne, in confronto di altre piu notturne, alcune, cioe, che temono la luce meno di altre, ma non vedrete mai svolazzare per gusto al sole le zanzare come fanno altri insetti: anzi l’ora d’oro di queste bestioline e il cominciar della notte: in certi paesi il crepuscolo serale e l’ora piu terribile in causa delle zanzare; e poi in quest’ ora che le zanzare, danzando presso ai cespugli, compiono in aria le nozze. Queste nozioni devono essere utilizzate dal natural]’ sta raccoglitore, il quale, cosi, sapra ove cercare le culicide. Inoltre le zanzai’e se sono in genere avide di sangue e per- seguitano l’uomo, in varie circostanze questi attributi possono non presentare, sia perche si tratti di specie, che si appagano, almeno per lo piu, del regime fitofago, sia perche si tratti di maschi, i quali nelle piu delle specie, per quanto non in tutte, sono innocui, sia perche le zanzare si trovino in un periodo di vita, nel quale non pungono. Occorre per cio che il natu- ralista raccoglitore non si limiti alle zanzare, che si manife- stano da loro, ma sappia andare anche in traccia di quelle, che si tengono nascoste. Il naturalista, per cio, cerclii nei seguenti luoghi e cerchi convenientemente per catturare zanzare palesi ed occulte: a) Nei boschi. Nei boschi ombrosi, e specie di piano, nelle pinete marittime, non stentera ad accorgersi della pre- senza di zanzare, le quali quivi, diurne o notturne, si emu- lano nel tormentare l’uomo; le forme pungenti, come ho detto, si scuoprono da loro, ma di tutte le altre il naturalista deve andare in traccia: le potra scuoprire scuotendo leggermente con una bacchetta i rami bassi e i cespugli, mettendole cosi — 51 — in fuga e catturandole, come poi gli diro; nei boschi percorra inoltre i fossati, agiti le erbe e potra fare delle catture. b) Nei paesi con acquitrini, risaie e paludi; ponendosi alia sera al calare e dopo il calare del sole fermi in attesa si possono fare grandi catture; si tratta di femmine ematofaghe; i rela- tivi maschi, o le forme non pungenti, oltre che le surrammen- tate femmine, io bo trovato percorrendo i luoghi acquitrinosi e palustri ancke in pieno giorno e agitando i cespugli e le erbe; alcune femmine pungenti palustri, del resto, anche in pieno meriggio talvolta vi assaltano, ove voi vi mettiate al- l’ombra dei cespugli. c) Nei burroni ombreggiati e nei fossati con molta ve- getazione; quivi non mancherete mai di trovare qualcke zan- zara, e se anche a prima vista essa non vi si appalesa, vi si mostrera quando lievemente muoviate le erbe. d) Lungo il margine dei boschi, lungo le siepi, alia sera, quando le zanzare danzando in aria compiono le nozze. e) Nelle grotte; anche nella buona stagione il naturalista potra quivi trovare, posate sulle pareti, zanzare; durante poi il periodo invernale qui solo potra trovare diverse specie, perche e qui che molti di questi insetti si recano a compiere lo svernamento. f) In altri siti analoghi alle grotte, come cantine accessi- bili, volte oscure di ponti, etc. g) Nelle abitazioni umane (ed anche qui generalmente si tratta di femmine ematofaghe) per lo pin. di notte, ma anche per certe specie di giorno ; le latrine sovente ricettano zanzare, ed io vi ho visto svernare individui di Culex e di Anopheles. h) Nelle stalle di campagna, sia nella buona stagione, sia in inverno, ove gli individui possono svernare. Non ignori il raccoglitore che occorre perseveranza e assi- duita nelle ricerche, le quali voglion essere ripetute per suc- cessivi periodi, se egli vuole arrivare a risultati interessanti; molte specie si dimostrano in modo irregolare, discontinuo, legato a speciali circostanze di stagione, spesso poco apprez- — 52 — zabili; in una data estate voi vi recate in un bosco e tro- vate numerosi gli individui di una certa specie, vi recate la nell’estate seguente, nello stesso mese, non trovate un indivi- duo; la fauna culicidica di un luogo non si puo spesso chiarire che con ricerche assidue e non brevi, aiutate da favorevoli condizioni ambienti. Ma. scopertili, come si catturano gli insetti perfetti o le immagini, e li per li si conservano ? Occorrono: a) istrumenti di cattura; b ) sostanze per ucci- dere le prede; c) una delicata pinzetta per maneggiarle; d) sca- tolette per la prima conservazione; e) una buona lente per le prime ispezioni. Importanti sono gli strumenti di cattura: le zanzare sono insetti cosi delicati cbe ogni piu lieve contatto li mutila, li spoglia dei loro rivestimenti di squa- mette, insomma li altera. Due sono gli istrumenti di cattura, cbe io adopero: uno eccezionale, uno di regola. II primo e il retino, un retino di velo trasparente, finissimo e leggero, a corto manico (circa 35 centimetri), del diametro di circa 20 centimetri; deve essere ado- % Fig. 1. — Bottiglia a nassa perato solo cpiand.0 noil S© n© pno far© (cosi detta bottiglia entomo- a meno, perche per lo piu guasta le zan- c v a j r tarare zanzare; zare, cbe vi rimangono impigliate; lo si adopera per prendere zanzare volanti, e cbe non si ha speranza che vadano a posarsi in luogo, ove si possano catturare nel secondo modo, cbe diro. II secondo istrumento di cattura e il seguente (fig. 1): una bottiglia di vetro bianco, a pareti grosse, perche sia robusta, un po’ piatta per essere tenuta in tasca, a larga bocca: nella bocca e adattato un turacciolo forato, nel foro del turacciolo un imbutino di vetro, cbe sporge con la parte sottile dentro la bottiglia per centimetri 1 e 1 j 2 : tutto l’imbuto puo essere lungo centim. 4 e 1 f 2 : la sua grande aper- tura deve avere un diametro di almeno centim. 4, la piccola — 53 — di 1 ; cosi e costruita una bottiglia a nassa, ed e questo un arnese, del resto, che, piu o meno modificato, e noto a tutti gii entomologi; appena si scorge una zanzara, se e posata, si procura di non farla muovere, se vola, la si lascia posare sulla persona o su altro oggetto, tenendole dietro, se e necessario: piano piano allora le si mette sopra l’apertura grande dell’im- buto: essa rimane presa tra l’imbuto e 1’ oggetto, sul quale e posata, ed agitandosi finisce ben presto per entrare nella bot- tiglia, dalla quale non le e piu fatto di uscire; se l’oggetto, sul quale e posata, e scabro, irregolare, etc., io, appena coperta la zanzara dall’imbuto, passo subito con l’altra mano contro di questo un cartoncino, e cosi la lio prigioniera. Quando anche si cattura col retino, e necessario in un secondo tempo far en- trare la zanzara nella bottiglia, se si vuol uccidere e manipolare senza guastarla. Gatturati, cosi, diversi esemplari, ed io sono arrivato ad averne in una bottiglia anche un centinaio, se si vuole e se ne ha bisogno, si possono portare a casa vivi ; se no, e inutile lasciarli per troppo tempo a svolazzare nella bottiglia, perche facilmente si guastano, e occorre ucciderli. La sostanza, che io adopero per uccidere le prede, e la ben- zina, che deve farsi agire alio stato di vapore; i vapori di benzina uccidono bene: per lo piu le zanzare muoiono con buona posizione delle ali, cioe ad ali aperte e con superficie dorsale del corpo tutta scoperta, insomma in modo comodo per la osservazione ; per uccidere le prede della bottiglia si pone coricata la bottiglia stessa e con una bacchettina si versano delle goccie di benzina sui bordi del turacciolo: i vapori pe- netrano (e devono penetrare questi soli, non il liquido) nella bottiglia e in poco tempo uccidono le zanzare. Anche il fumo del tabacco, soffiato con un cannellino di paglia dentro la bot- tiglia, uccide rapidamente e assai bene le zanzare. Uccise le zanzare, si apre la bottiglia e si rovesciano sopra un foglio di carta, e ci si vale della pinzettina (afferrandole per le ali) per separarle l’una dall’altra, per remuoverle, etc. — 54 — Ottenute, cosi, le prede morte, si agisce differentemente, secondo le condizioni. a) Se si e in escursione e non si ha tempo o modo di far altro, si pongano delicatamente le prede in scatoline (piccole) di cartone, delle quali si deve essere provvisti (non, almeno per troppo tempo, in tubetti di vetro, che impediscono l’essiecamento e in breve tempo le fanno gua- stare), e si portino a casa, procurando di scuoterle e rimesco- larle il meno possibile. b ) Se si ha un po’ di comodita, pur essendo in escursione, si faccia con la lente un primo esame sommario degli esemplari freschi, e si prendano appunti su quei caratteri, che rneglio si vedono nei fresco, e specialmente sulla presenza, sulla natura e sulla disposizione delle ornamentazioni colorite; poi si pongano gli esemplari nelle scatoline. Arrivati a casa, se gli esemplari sono gia secchi, non v’e altro da fare: occorre studiarli cosi, o rammollirne alcuni, il che si puo fare con acqua bollente semplice o contenente in soluzione potassa, per piu speciali osservazioni ; quelli ben con- servati si dispongono poi per la conservazione definitiva, come diro; se gli esemplari sono sempre freschi, si studino subito o si completi lo studio sommario gia fattone, e poi si mettano in buona posizione per l’essiccamento, nella maniera, che diro, per le zanzare avute da larve. Passo a dire qualche cosa dell’altro mezzo per avere zan- zare, mezzo, che considero ottimo, e che consiste nel raccogliere larve e ninfe, e, ove si trovino, anche uova, e nel farle svi- luppare in laboratorio. Le zanzare alio stato di larva e di ninfa menano vita acqua- tica ed e nell’acqua che le zanzare madri depongono le uova; sono le acque stagnanti o presso che stagnanti, sono le acque palustri, etc. quelle, che servono alle zanzare per la loro vita larvoninfale. Ecco allora come il naturalista raccoglitore puo praticare. Armato e di una specie di ramaiolo e di una specie di cola-brodo con fondo di tela metallica e fitfca, ambedue con ma- nico suscettibile di essere inastato a un bastone, e di un re- — 55 — tino da acqua di velo forte, pur suscettibile di essere inastato, e provvisto di qualche recipiente, ove porre i prodotti della pesca, a bocca larga, turabile, resistente e ben trasportabile, deve andare ill giro, specie nella buona stagione, primavera e estate, ma senza trascurare l’autunno e 1’ inverno, in cerca delle acque stagnant!, dai grandi stagni e paludi alle pozze delle pin piccole dimensioni: le acque ferme, ho detto, contengono le larve, ed e regola; ma ne ho trovate alcune volte anche in acque discretamente correnti; le acque dolci sono qu.elle, che di regola ricettano larve, ma pur gli stagni alquanto salati pos- sono contenerne (1); nelle acque, che ho detto, adunque, spe- cialmente lungo le sponde, ma, se si tratta di ampi tratti di acqua, anche al largo e dove vi e ombra di erbe, col ramaiolo, col cola-brodo e col retino faccia pescagioni e non manchera di trovare larve e nirjfe di zanzara; non si stanehi facilmente: sovente i! catturare larve e ninfe di specie palustri di Culex e di specie di Anopheles , che possono vivere molto sparse, e difficile, ma perseverando si riesce. Ottenute le larve e le ninfe, si pongono nel vaso recettore con una certa quantita d’acqua, procurando che esso non sia troppo pieno, ma che fra l’acqua e il tappo rimanga uno spazio d’aria, e senza agitar troppo si portano a casa. Praticando queste pesche e dopo aver esercitato un po’l’occhio, puo venir fatto di raccogliere navicelle d’uova non ancor sviluppate, e queste pure si portano a casa. A casa, si comincia per separare le larve; si pongono in bicchieri grandi, contenenti acqua in antecedenza preparata, la quale deve contenere vegetali in macerazione in sufficiente quantita per nutrire le larve; poste le larve in questi boccali con acqua e nutrimento, si lasciano tranquille, in luogo ripa- rato dal sole e dalla polvere; se si hanno navicelle d’uova, si pongono nella stessa acqua, dove ben presto nascono le lar- vettine. Questo allevamento non riesce ugualmente bene per tutte (1) Vedi in projjosito una avvertenza piii avanti. — 56 — le specie; se vi sono specie, le di cui larve si allevano facil- mente, altre presentano difficolta maggiori, il che, per esempio fanno le larve di Anopheles: queste generalmente muoiono nelle acque troppo sporche, ove pur vivono bene larve di Cu- lex; allora bisogna allevarle nella loro stessa acqua, o insomnia loro costituire un ambiente, come ha fatto Grassi, il piu pos- sibilmente simile al naturale. Le ninfe raccolte pongonsi in bicchieri con acqua chiara (esse non nutronsi), la quale non empia fino in cima il bic- chiere. Ogni giorno poi si osserveranno i bicchieri con l’alle- vamento delle larve e mano mano che si formano ninfe, que- ste si portano nei bicchieri ad acqua chiara. Questi bicchieri devono cssere in sopra coperti da una cam- panina di vetro o da un altro bicchiere rovesciato. Le ninfe via via si trasformeranno in insetti perfetti e voleranno nella campanina o nel bicchiere rovesciato soprastante. Allora pas- sando sotto di esso un cartoneino, si hanno isolate le immagini nella campanina o nel bicchiere. Puo essere a qualcuno necessario o utile conservare vive, almeno per qualche tempo, le immagini. Devo subito dire che si tratta di insetti delicati, che resistono male alia cattivita. Accenno peraltro che per breve tempo possono conservarsi sotto campanine di vetro: ma piu a lungo io le ho conservate in quelle cosi dette moscarole di tela metallica, con le quali si difendono i piatti dalle mosche, e ho visto che e utile metter dentro anche un vasettino d’acqua con mazzetti spor- genti di erba fresca; in queste condizioni zanzare catturate gia feconde possono perfino emettere le uova. Le immagini, che si vogliono uccidere, una volta ottenutele dalle ninfe, si portano nella loro campanina sul tavolo da la- voro e quivi si da la benzina ponendone delle gocce sui bordi del recipiente; i vapori penetrano e le zanzare, agitandosi senza guastarsi, muoiono, e generalmente muoiono opportuna- mente ad ali aperte. Morte le zanzare, si toglie il recipiente, che le ricuopre, e — 57 si studiano e si descrivono fresche, ossia prima del dissecca- mento. Poi, se se ne vuole conservare in alcool, vi si pongono fre- sche, le altre si lasciano seccare in buona posizione, cioe prone, con arti e proboscide distesi, con antenne, palpi, ali ben accomodate; nel far cio si usa la massima delicatezza, servendosi di pinzettine e di aglii montati su manico. Nel seccare, ogni zanzara si altera alquanto, per quanto sia in buona posizione, e cio perche i tegumenti non sono resistenti quanto in altri insetti e si raggrinzano; ma questo e un male inevi- tabile. Come si dispongono per la conservazione definitiva e per le collezioni le zanzare? Uno dei mezzi e di conservarle in alcool; sotto alcuni punti di vista avere anche individui conservati in alcool puo essere utile cosa, e individui simili possono poi sufficientemente bene studiarsi; ma dopo un certo soggiorno nel liquido le ornamen- tazioni si scoloriscono. In generale i collezionisti amano conservare a secco. Le zanzare di Rondani, di Schiner, del Museo di Vienna, etc. sono infilzate in sottili spilli, come di solito gli altri insetti; non si puo negare cbe questo modo di conservare e tutt’altro cbe per- fetto: la dove lo spillo passa, altera o nasconde sempre qualche cosa; ma per collezioni il metodo e comodo; si usino i piu sottili spilli, si infigga l’insetto quando e ancor molle, e si cerchi, sul primo immergendo lo spillo in un piano di sugbero fino al li- vello dell’insetto, far seccare l’esemplare in buona posizione delle parti; si infilzino inoltre alcuni esemplari dorsoventralmente, altri trasversalmente o di fianco. Invece che direttamente nello spillo, si possono, come praticano gli entomologi per altri pic- coli insetti, infilzare solo per disotto del torace le zanzare con un pezzetto di sottilissimo filo metallico, il quale poi si fissa con l’altra sua estremita a un tassello di midollo di sambuco, e questo si infilza nello spillo. Da qualche collezione ho anche avuto zanzare non infilzate, ma attaccate con l’addome ad una — 58 listerella di carta, che e quella infitta nello spillo: certo cosi, per quanto la parte attaccata sia poco ispezionabile, la zanzara non viene guastata. Io preferisco conservare le zanzare secche, ma sciolte in altrettante scatoline di cartone: uno si puo cosi fare una collezione sempre facilmente utilizzabile per studi e confronti; ma e collezione di una delicatezza estrema. Colui, poi, che voglia essere completo, si faccia una collezione mista: in parte composta di esemplari secchi infilzati direttamente o per mezzo del sottile filo metallico, o per mezzo di listerelle di carta e conservati nelle solite cassette da entomologia, in parte composta di esemplari secchi, conservati sciolti in distinte scatoline, in parte composta di esemplari in alcool conservati in distinte boccettine o tubetti. Le larve e le ninfe non possono conservarsi che in boccet- tine o tubetti con alcool. CAPITOLO II. Caratterizzazione generate delle Culicidae. Quando si divida 1’ ordine degli insetti ditteri nei tre sot- tordini degli Ortliorrhapha nemocera, degli Ortliorrhapha bra- chycera, e dei Cyclorrhapha athericera, si viene a stabilire un gruppo molto naturale, che e precisamente il primo, caratte- rizzato da palpi, almeno in un sesso, generalmente a 4 o 5 ar- ticoli e da antenne multiarticolate (piu che 6 articolate), con articoli a struttura omologa, il quale e quello, che interessa nel caso attuale. Esso puo scindersi in due divisioni, i Nemo- cera vera e i Nemocera anomala; i Nemocera vera compren- dono due gruppi di famiglie, dei quali il primo e costituito da una famiglia sola; ed essa e la famiglia delle zanzare ossia delle Culicidae, la quale appunto e quella, di cui si intende discorrere nel presente lavoro. Ne do la caratterizzazione esteriore riferendomi alia imma- 59 — gine e riserbando ad altro scritfco il parlare dell’ anatomia in- teriore, delle larve e delle ninfe. Le zanzare ossia le Culicidae sono ditteri (fig. 2) con corpo lungo e sottile, dotato di piccola testa, e di forma complessiva snella e elegante, la quale, per es- sere assai peculiare ad esse ed alle tipule, ha fatto creare gli appel- lativi tipuliforme e culiciforme. Un corpo cosl fatto, con la piccola testa dotata di prolisse e sottili antenne, dalla quale sporge in avanti la lunga e rigida pro- boscide coi rigidi palpi, sono tali caratteristiche, die subito mettono sulla buona via per distinguere le zanzare tra gli altri ditteri. Le Culicidae non sono in ge- nerate di grandi dimensioni, in modo che se non si puo dire che siano i piu piccoli ditteri, neppur puo dirsi che siano tra i grossi: le Culicidae italiane, che in questo lavoro descrivo, presentano una lunghezza to- tale del corpo (dall’ estremo della proboscide all’ ano), che oscilla da millimetri 4 (piccoli maschi di Culex elegans ) a millimetri 12 e anche 15 (individui di Culex annul atus e spa- thipalpis ). II corpo delle zanzare e irto di produzioni cuticulari rile- vate, generalmente solo visibili con le lenti, le quali per la foggia e le dimensioni, e sebbene tra esse siano collegate da passaggi, possono distinguersi coi nomi di peli, di setole, di squamette. I peli sono di svariate dimensioni: cominciano dai piu mi- nuti e sottili e grado grado arrivano ai grossi e lunghi e poi passano alle setole. Piccoli o grossi, non mancano in nes- suna parte del corpo delle culicide di tutti i generi, le quali viste con le lenti appaiono come esseri grandemente irsuti Fig. 2. — Scliizzo di una zanzara {Anopheles claviger 0) vista di so- 2 ' pra. — . (La proboscide appare alia punfca triforcata per un leggero diva- ricamento dei palpi; 1’ ala superiore presenta le 4 macchiette, e se ne vede in parte una anclie dell’ala inferiore). 60 ossia con corpo grandemente peloso-setoloso. Setole notevoli sono raccolte in speciali parti : cosi sull’ addome, specie Fig. 5. — Squametta. della chioma nucale di femmina di C. hortensis. Fig. 3. — Squametta del vello del toraoe di femmina di C . spathipalpis. -p. Fig. 6. — Squametta di un arto di C. pipiens (Da Fical- bi, 1896). >|§. Fig. 4. — Squametta del vello del toraoe di mascliio n ..„ . . 560 d i,0. pipiens. — — . Fig. 7. — Squametta del margine alare di C. pipiens (Da Ficalbi, 1896). . sui lati ; sugli organi sessuali esterni maschili; sul torace, spe- cie sul suo orlo posteriore, e le setole del torace presentansi longitudinalmente striate come le squamette, a cui si direbbe cbe formano un passaggio; sui palpi e specie sui maschili, che sovente appaiono per cio penicillari ; sulle antenne, e specie sulle maschili, che per le loro lunghe setole prendono aspetto — 61 — piumoso; e le accennate setole sovente, come almeno quelle delle antenne, hanno natura sensitiva. Le squamette sono di svariate fogge e dimensioni. Circa alia foggia, dico che sulla nuca e sul torace (degli individui del genere Culex ) se ne hanno delle foliiformi, sottili, piu o rneno appuntate e ricurve (fig. 3 e 4), le quali con la loro unione un po’ irregolare formano un ifivestimento a vello assai fitto e grossolano, caratteristico delle parti, che ricuopre; pure sulla nuca se ne hanno della forma di lunga racchetta (fig. 5) a orlo estremo dentellato ; sull’ addome (Culex), e sulla probo- scide, sui palpi, sugli arti (di tutte le culicide) se ne hanno in forma di racchetta (fig. 6) piu o meno slargata e con margme estremo dentellato; sulle ali se ne hanno a forma di foglia di olivo allungata (fig. 7) e meno o piu puntuta; tutte sono lon- gitudinalmente striate per crestoline sporgenti; tutte sono non troppo fortemente attaccate, in modo che prendendo tra le dita le zanzare, queste lasciano sulle dita stesse macchioline dovute a squamette distaccatesi, come fanno le farfalle. Circa alle di- mensioni, se ne hanno delle molto lunghe, come quelle della nuca, e delle piccoline come sul vello del torace e sulle ali, nel cui solo margine sono di tre sorta e di tre grandezze. Le squamette si comportano un po’ diversamente secondo varie zanzare. In tutte le culicide si trovano a ricuoprire la proboscide (la teca proboscidea), i palpi, gli arti, le nervature e i margini alari. Ma mentre negli individui di Culex squa- mette della forma di ordinaria racchetta formano un rivesti- mento al margine superiore del l.° articolo (torulo) antennale (oltre a spingersi anche sul 2.° e talvolta sul 3.°) e rivestono la superficie dorsale dell’ addome e, fatta solo qualclie ecce- zione (come il maschio del Culex impudicus ) la superficie ven- trale di esso, dando luogo alle ornamentazioni colorite, che in queste superfici possono vedersi, e mentre squamette foliiformi sottili e curve costituiscono il vello della nuca e del torace, negli individui del genere Anopheles il torulo antennare e so- vente (fa eccezione A. pictus) nudo, e privi di squamette e 62 solo molto setoloso-pelosi sono il torace (fatta qualche parziale eccezione), il dorso e il ventre dall’ addome; in quanto alia nuca,negli indi- vidui di Culex e villosa come il dorso del tora- ce, ma contiene relati vamente meno numerose (che in Anophe- les) le lunghe squamette della forma detta gia sopra (fig. 5), in- vece negli indi- ViAo-i Anophe- les non lia il vel- lo suddetto, ma ericoperta dalle squamette a fog- gia di lunga rac- chetta, cosi nu- merose e fitte, che costituisco- no una grossa chioma nucale; inoltre da essa fig. 8. — Testa di femmina di C. pipiens, vista di sopra. In essa: pr proboscide, che si vede col suo astuccio (labio) fesso in sopra, e che si vede finire con la oliva terminale, ol. — a an- tenna. — fr fronte. c — clipeo. — pa palpi (mascellari). — o occhi. 30 — p parte posteriore della testa (nuca). Da Ficalbi 1896.-y. ■ sporge quasi o- rizzontalmente avanti un ciuffo mediano di squame-setole allungate, andante a tertni- nare tra la base delle antenne, il quale negli individui di Culex e poco o punto accennato. Le zanzare sono insetti, che, sebbene non siano in genere molto vivamente coloriti (qualche specie dei paesi caldi puo 63 — esserlo), tuttavia presentano delle colorazioni decise soprap- poste alia indecisa piu o meao bruna tinta fondamentale del corpo, le quali sono disposte in disegni, per lo piu assai semplici, che chiamar si possono le colorazioni ornamentali o le ornamentazioni colorite delle zanzare. Dipendono dalle produzioni cuticulari rilevate, cioe in certi casi dai peli o dalle setole, ma nei piu dei casi dalle squa- mette, che, per avere speciale tinta, con i loro accumuli danno luogo alle colo- razioni. Nelle zanzare italiane i colori, che dominano, sono modesti assai: per esem- pio il bianco con varia tendenza, dal bianco argenteo, al bianco paglierino, al bianco bigio, etc., il nero o deciso o con tendenza piu chiara, il bruno di vario aspetto, come bruno-nero, bruno-garofano, Fig. 9. — Testa di femmina di C. pipiens vista di sotto. Scorgesi come gli ocelli infe- riormente sulla linea media- na siano contigui, e scorgesi l’attacco della guaina probo- scidea o del labio. (Da Fieal- bi. 1896). Fig. 10. — Testa di femmina di C. pipiens vista di profilo. Significato delle lettere 30 come in fig. 8. (Da Ficalbi, 1896).—. bruno-cioccolata, bruno-marrone, etc., il colore lionato, il giallo con varia tendenza, lionato, ceciato, paglierino, e non accenno a qualche altra tinta. 64 — La testa, fig. 8, 9, 10, 14, 15, e (per usare le parole del mio lavoi’o del 1896) piccola nelle zanzare, per quanto sopporti parti sviluppate, come le antenne, i palpi e la proboscide, e pe- dunculata, cioe unita al torace da sottile e corto collo, ma di- stinto; e sufficientemente mobile; appare di forma rotondeg- giante veduta di sopra, e un po’ ovoide d’alto in basso, ove leg- germente si proietta in fuori, veduta di lato. La testa e in grande parte occupata dagli ocelli, che appa- iono reciprocamente in contatto, pero senza scaldarsi, in sopra e in sotto (fig. 8 e 9) e costituiscono come un anello, die la- scia libera una porzione anteriore e una posteriore della testa. La porzione cefalica preoculare risulta della fronte, ove sono impiantate le antenne, del clipeo, e della area o regione buc- cale, da cui sorgono la proboscide e i palpi. La porzione cefa- lica postoculare risulta di tre parti, che non hanno tra di esse limiti netti di demarcazione e sono in alto il vertice, in dietro la nuca e in sotto la gola; pero, quando non si vogliano fare troppe distinzioni, pud dirsi senz’altro ch’essa risulta di una unica regione, la regione nucale o la nuca. Di queste parti, accennato solo brevissimamente agli occhi, alia fronte, al clipeo e alia nuca, parlero un po’ piu estesamente delle antenne e dell’apparecchio buccale, proboscide e palpi. Gli occhi, di struttura faccettata, (che soli esistono nelle zanzare, nelle quali mancano gli ocelli o gli stemmati), sono all’incirca semilunari o reniformi, e, come ho riaccenuato, ap- paiono in contatto sopra e sotto, ma non sono fusi in nessuna zanzara, ed anzi con la lente si vede che non si toccano e sono separati sopra e sotto da una sottilissima linea; negli individui di Culex una sottilissima cornice generalmente chiara, dipen- dente da un addensamento del vello nucale, li circonda per tutto il loro perimetro e li separa nei punti di contatto; negli individui di Anopheles questa esile cornice non esiste, per quanto tra gli occhi esista qui pure lieve interlinea. La fronte, fig. 8, fr, e un piccolo spazio glabro, dal quale sorgono le antenne. Il clipeo e a guisa di un bernoccolo glabro, — 65 triangolare, superbuccale ossia cuoprente in sopra (fig. 8 e 10 o) la radice di attacco della proboscide e dei palpi. La nuca (porzione retrooculare della testa, fig. 8 e 10, p) negli individui di Culex e ricoperta dal vello, che gia indie- tro riaccennai, dal quale sporgono peli setolosi e piuttosto sparse squamette a lunga racchetta ; questo vello, come ho poco indietro accennato, si addensa, con le sue squamette foliiformi, sul margine degli occhi e fa ad essi tutt’ all’intorno, sopra e sotto, quella sottile cornice, che ridissi, la quale si continua anche nello spazio interoculare ; negli individui di Anopheles la nuca non ha il vello, ma piii setole e specialmente piu. squame a lunga racchetta, formanti la ispida e fitta chioma nucale, dalla quale sporge l’acuminato ciuffetto mediano di- retto in avanti; agli occhi, ripeto, non si vede la cornice, che negli individui di Culex menzionai. Le antenne , fig. 8 e 10, a, sono relativamente lunghe, a scapo filiforme, articolato, flessibile, e gradatamente assotti- gliantesi verso l’estremo, fornito di peli e setole, che sorgono con una certa regolarita da esso; le antenne hanno posizione eretta, con direzione divaricata e inclinata in avanti. Le antenne, fig. 11, 12, 14, 15, differiscono nei due sessi e segnano uno dei caratteri del dimorfismo sessuale; come si comprendera da quello, che sono per dire, e come si scorge dando una occhiata alle fig. suddette, differiscono per l’aspetto dello scapo, per la natura dei verticilli delle setole, piu abbon- danti e sviluppate nei maschi, nei quali le antenne prendono aspetto piumoso, e pel numero degli articoli, che (secondo che io computo) sono 14 nella femmina, 15 nei maschio. Ne do conto molto brevemente, inviando per qualche mag- giore particolare al mio scritto del 1896 (1). Nella femmina le antenne hanno sottile scapo, costituito di pezzi o articoli tutti (fuor che il basale) di forma presso (1) Non devo nascondere che io per meglio descrivere e disegnare le antenne le ho trattate con soluzione di potassa, che invero pud un po’ rigonfiare gli articoli. Anno XXXI. 5 — 66 che cilindrica; l’ultimo o estremo termina con panta coniforme, e il primo o basale e globoso e rotondo, e ne faro speciale menzione. Gfli articoli sono pezzi cilindrici bruni con parte di- stale e prossimale chiara, e a cliitina piu sottile; la parte prossimale dopo 1’ area chiara (nella quale sono impiantate, come diro, le setole dei verticilli) presentasi di nuovo a chitina addensata e scura, e cio da luogo ad un pezzo anulare bruno (in realta appartenente alia base deH’articolo) interposto tra articolo e articolo e che co- stituisce l’articolazione. L’ articolo basale e un grosso pezzo rotondeggiante, inca- vato in sopra, ossia fortemente ombili- cato, che riposa sulla fronte, mentre dalla sua ombilicatura lascia sorgere la serie degli articoli cilindrici ; alcuni non lo com- putano per articolo e lo chiamano torulo antennale , ma io lo considero articolo, e lo chiamo 1° articolo , o rotondo , o basale. Allora per me il numero degli articoli delle antenne femminili delle zanzare, (la di cui computazione fra i vari autori oscillo tra 13 e 16), e in totale 14: il 1° o basale rotondeggiante, ombilicato e grosso (toru- lo), gli altri subcilindrici e allungati. — Sulle antenne femminili sono impiantate produ.zioni rilevate. Yediamole. Il primo articolo o basale (torulo), mentre e nudo Fig. 11. - Antenna di - n (ma n0 n in tutte le specie femmina di 0 . pipiens, vi- r . . sta nel sno insieme. — (Da e dissi far6 eCC6Z10116 A. JpiCtUS ) ? ill Ficaibi, 1896). Circa h_. (Julex e ornato di squamette sul suo bordo i ; a una delle antenne. pr Fig. 15. — Testa di mascliio di Ano- pheles pictus, vista di sopra. In essa pr proboscide, p uno dei palpi, a uua delle antenne.— 4. nette e recise o effettive, esistono altresi delle separazioni meno nette, delle articolazioni indecise, che non si sa se con- tare o non contare, specialmente quando la indecisione e, come in taluna, assai grande. E sono specialmente i maschi quelli, che, pur avendo palpi pm lunghi che le femmine, presentano di queste articolazioni indecise e che posson dar luogo a di- spareri. Io interpretero le cose nei modo, che vengo ad accennare, — 72 — cominciando dalle femniine di Anopheles, che hanno i palpi assai ben decisamente articolati (1). Nella femmina di Anopheles , (fig. 14, I ^ 16, 17, 18) se si prende un palpo e si esa- mina dopo averlo trattato con soluzione di potassa, vedremo che subito a prima vista presenta quattro decise articola- zioni e quattro decisi pezzi, ma il pezzo prossimale osservato meglio lascia vedere presso la sua radice un ulteriore sebbene non perfetto come gli altri, cenno di ar- ticolazione, che nel palpo integro e reso piii evidente da una lieve interruzione del rivestimento di peli e squamette, per cui si costituisce come un articolino basale, ingrossato e tozzo ; ed io credo che un -vero articolo esso sia (le feinmine di Culex mi pare che mettano cio fuori di dubbio), e che per cio gli articoli dei palpi delle femmine di Anopheles siano 5; 1’ accennato articolino basale a sua volta presenta uno strozzamento, che ac- cenna a dividerlo in due, e se cio si con- siderasse come una* ulteriore articola- zione, i palpi sarebbero a 6 articoli, ma non mi pare il caso di dare questa in- terpretazione e computo come 5 gli ar- ticoli. — Onde, riassumendo: Palpi della femmina di Anopheles 5-articolati, i tre articoli estremi (5.°, 4.° e 3.°) con arti- colazioni perfette, gli altri due (2.° e l.°) separati tra loro da una articolazione meno netta, che pero e resa piu accentuata Fig. 16. — Palpo destro di A. claviger femmina e maschio. Setole e squa- mette omesse. Nel palpo maschile (il lungo) vedesi in a la articolazione poco netta, che divide articolo l.° da 2.°, in b l’altra arti- colazione poco netta, che divide articolo 2.° da 3.° in c lo strozzamento median o del l.° articolo. Ingrandito. (Da Fiealbi, 1896). (1) La maniera come accenno qui al numero degli articoli dei palpi delle culicide, ha qualche piccola differenza con quella, secondo cui lo accennai nel mio lavoro — 73 — da minore pigmentazione della chitina e da lieve interruzione del rivestimento di peli e squamette del palpo ; l’articolo ba- sale o l.° corto e tozzo e strozzato un po’ verso il mezzo, ma non effettivamente doppio. Nei maschi di Anopheles , fig. 15 e 16, se si prende un palpo, si tratta con soluzione di potassa e si nuda di squa- mette e di peli, di vere articolazioni sembra non scorgere che tre, e sembra a prima vista che non esistano che tre pez- zi: uno prossimale lunghissimo, uno medio e uno estre- mo piu corto, che insieme non ugua- gliano il primo e chesonomolto stret- tamente uniti e con articolazione con- tratta, per quanto ben sviluppata ed indubbia; ma ove si esaminino ulte- riormente le cose e si facciano i paragoni col palpo femineo, si capisce che si deve interpretare diversamente. Il pezzo prossi- Fig. is — Palpo destro male lunghissimo meglio osservato lascia di femmma d! a. pictus. ve q ere un primo cenno di articolazione Tolto il rivestimento di setoie e squamette. in- presso la sua radice, imperfetto, e vero, ma grandito. (Da Ficalbi, 1896). ., . -. , . P . . , .. , , reso piu evidente pel iatto che ivi, oltre una minore colorazione della chitina, si ha nel palpo integro Fig. 17. — Palpo destro di femmina di A. bifurca- tus. Tolte setoie e squa- mette. Ingrandito. (Da Fi- calbi, 1896). del 1896. Ma siccome la sostanza & in complesso la stessa, cosi il lettore potra facil- mente orizzontarsi. Naturalmente il modo usato ora mi sembra, dopo espei'ienza, piu facile dell’altro e di esso migliore. 74 — una lieve interruzione nel rivestimento di peli e squamette, ed ecco che si costituisce un pezzetto basale ingrossato e tozzo, che io per le ragioni, die nella f'emmina, considero un artico- lino distinto, il quale cosi fa almeno a 4 articoli i palpi; ma inoltre poi un secondo cenno o vestigio di articolazione il pezzo lunghissimo in quistione lascia vedere alia sua rueta circa (ge- neralmente un po’piu in sotto), anch’esso imperfetto, ma reso piu evidente, al solito, da una minore colorazione dello strato chitinico e da una interruzione, che nel palpo integro si vede nel rivestimento dei peli e delle squamette, cenno, che il para- gone col palpo femineo, che questa articolazione mostra come realmente effettiva, ci fa interpretare come vera giuntura, che il pezzo lunghissimo ulteriormente per cio divide in due altri articoli (oltre il basale tozzo), ed ecco che i palpi maschili sono da considerarsi a 5 articoli come i feminei ; anche qui l’artico- lino basale tozzo presenta uno strozzamento, che accenna a di- viderlo in due, e se cio si considerasse come una ulteriore ar- ticolazione, i palpi sarebbero a 6 articoli, ma, come dissi, non mi pare il caso di cosi interpretare e gli articoli computo come 5. — Onde, riassumendo: Palpi del maschio di Anopheles 5-artico- lati, i due articoli estremi (5.° e 4.°) con articolazioni perfette (l’ultima grandemente costipata), gli altri tre (3.°, 2.° e l.°) se- parati tra loro da articolazioni meno nette, che pero sono rese piu accentuate da minore pigmentazione della chitina e da lieve interruzione del rivestimento di peli e squamette del palpo; l’articolo basale o l.° corto e tozzo e un po’ strozzato verso il mezzo, ma non effettivamente doppio. Nelle femmine di Culex, fig. 8, 10, 19, 20, 21, i palpi, sia integri, sia trattati con soluzione di potassa e nudati dalle squamette e dai peli sempre abbastanza bene si presentano ora a quattro ora a tre articoli: quattro, fig. 20 e 21, se alia estremita del palpo esiste un articolino alquanto rudimentale e spesso coll’apparenza di un bernoccolo un po’ nascosto tra le setole e le squamette dell’estremita stessa, per quanto sem- pre facilmente ponibile in evidenza; tre, fig. 19, se questo 75 articolino non esiste (1); a dir vero la articolazione tra il primo e il secondo articolo, specie in alcuni casi, non e cosi netta Fig. 19. — Palpo mascel- lare destro della femmina di C. pipiens. Cansta di tre articoli, ed in x si vede lo strozzamento mediauo del l.° articolo, m la estremita prossimale della mascella; a il pezzo ehitinico inter- no, basale alia mascella e al palpo. (Da Ficalbi, 18961. Fig. 20. — Palpo sini- stro di femmina di C. ne- morosus. Consta di quat- t.ro articoli, dei quali P e- stremo e piccolino. Il l.'\ o basale presenta nno stroz- zamento a meta. Peli e . 81 ) squamette omessi.— . Fig. 21. — Palpo sini- stro di maschio e di fem- mina di C. spa thipalpis. Tolte setole e squamette. Ingrandito. Il palpo fem- minile (il corto) consta di quattro articoli. Nel palpo maschile vc-desi in a la ar- ticolazione poeo netta che divide articolo l.° da 2.°, in b l’articolazione poeo net- ta, che divide articolo 2. tt da 3.“, in c lo strozzamen- to mediano del l.° artico- lo. (Da Ficalbi, 1896). come le altre, tuttavia lo e sempre cli piu che negli individui di Anopheles e nei maschi di Culex e in certi casi lo e tanto (fig. 19 e 20) da non permettere dubbi sulla sua vera natura (1) La quistiono della presenza o dell’assenza di questo articolino in vari casi concreti mi ha fatto perdere del tempo assai ; trattando con soluzione di potassa i palpi di certi esemplari secchi, p. es. di C. impudicus, talvolta mi appariva all’apice rai bernoccolino minutissimo, che altre volte non vedevo; sono venuto nella convin- — 76 — di giuntura certa e reale; una considerazione merita l’articolo prossimale : esso, al solito, mostra uno strozzamento circa nella sua meta, il quale, ove si considerasse come una articolazione, verrebbe a rendere i palpi a 5 o a 4 articoli; io, pero, non computo come giuntura il ristringimento accennato e considero unico, tutto che strozzato, l’articolo basale. — Onde riassu- mendo: Palpi della femmina di Culex 4-articolati o 3-articolati secondo che all’estremo palpale esiste o non esiste un artico- letto piccolo; l'articolo basale, tozzo e strozzato verso il mezzo, ma non effettivamente doppio. Nei maschi di Culex, fig. 21, 22 e 23, i palpi si compor- tano come nei maschi di Anopheles; e per cio valgano per quest! le cose, che a proposito di quelli dissi, e che cosi si riassumono: — Palpi del maschio di Culex 5-artieolati, i due ar- ticoli estremi (5.° e 4.°) con articolazioni perfette, gli altri tre (3.°, 2.° e l.°) separati tra loro da articolazioni meno nette, che pero sono rese piu accentuate da minore pigmentazione della chitina, da lieve interruzione del rivestimento di peli e squamette, o da coincidenza di macchie ornamentali; l’articolo basale o l.° corto e tozzo e un po’strozzato verso il mezzo, ma non effettivamente doppio. Paragonando i palpi descritti tra di essi, non e difficile capire che quelli della femmina di Anopheles, del maschio di questo stesso genere e del maschio di Culex si corrispondono articolo per articolo, e nelle giunture relative, delle quali la seconda e nei maschi poco perfetta, ma e perfetta nella fem- mina di Anopheles , dando cosi modo ad una buona interpreta- zione generale; i palpi della femmina di Culex col loro l.° ar- ticolo o basale (un po’strozzato) corrispondono al l.° di tutti gli altri, e siccome in essa femmina la divisione di questo articolo dagli altri e, specie in certi casi, indubbia e reale, cosi da modo per una buona interpretazione generale dell’ar- zione che si tratti di una escreseenza, che si forma pel gonfiamento interno dovuto alia potassa, non del vero e proprio 4.° articolino, che si palesa altrimenti alia ispe- zione, e come evidentissima cosa. — 77 ticolo stesso; col loro 2.° articolo i palpi della femmina di Culex corrispondono (mi pare) al 2.° e al 3.° insieme degli altri, avendo intanto cosi un articolo di meno; col 3.° articolo corrispondono al 4.° degli altri e col 4.° al 5.°, se pero lianno que- sto 4.° stesso, che in talune specie manca e allora il palpo lia due ar- ticoli di meno. Altra q u i - stione e. quella della lunghezza dei palpi e degli articoli e della conformazione loro. Sard breve. I palpi delle fern- mine di Culex so- no sempre corti, (fig. 8 e 10), per quanto un po- clietto meno o un pocfietto piu, e non arrivano mai neppure alia quarta parte della proboscide; hanno per cio articoli relativa- mente corti, e specie sono tali il l.° e il 2.°; il 3.° e piu lungo e puo uguagliare e superare il l.° e il 2.° uniti insieme; il 4.° quando esiste, come si sa, e a guisa di un piccolo arti- colino, che sta sulla estremita del 3.° articolo; i palpi delle femmine di Culex sono a grossezza piuttosto uniforme, per quanto alia estremita generalmente si mostrino, o per confor- Fig. 22. — La proboscide e un palpo di maschio di C. annulatus e la loro base di at- tacco sotto il clipeo. Vedesi il palpo 5-articolato, piu lungo della proboscide di metii del- Fig. 23 — La proboscide e un palpo di C ■ spathipalpis maschio e la loro base di at- F ultimo articolo, di forma cla- tacco sotto il clipeo. Vedesi vata ; vedesi negli ultimi tre il palpo 5-articolato, piu corto articoli irto di prolisse setole, della proboscide, di forma cla- che gli danno aspetto di pen- vata. Tolti peli e squamet- 25 oe nello, ossia penicillare. — . te.- — 78 — mazione del 3.° articolo o per ricchezza di rivestimento, un pochetto piu slargati; il 3.° articolo ha estremita tronca e un po’ incavata se esiste l’articolino 4.° o piccolo (fig. 20 e 21), ha estremita piu o meno acutamente arrotondata (fig. 19), se il 4.° articolino non esiste. Nei maschi di Culex (fig. 22 e 23) e in ambo i sessi di Anopheles (fig. 14 e 15) i palpi sono lun- ghi, quasi quanto la proboscide in taluni casi, e in molti altri piu di essa; gli articoli sono tutti relativamente, e fuor che il basale o l.°, che, come si sa, e corto e tozzo, allungati: il piu lungo e il 3.°, che negli individui di Anopheles , specie fe- minei, puo arrivare a uguagliare o anche sorpassare il 4.° e il 5.° uniti insieme, ma nei maschi di Culex , sebbene sia il piu lungo di tutti, e piu corto della somma dei due suac- cennati presi insieme; i palpi nelle feminine di Anopheles , (fig. 14, 16, 17, 18), sono a grossezza uniforme e terminano col loro ultimo articolo piuttosto assottigliato all’estremo, nei ma- schi di questo genere, (fig. 15 e 16), terminano con due arti- coli grossi e olivari e sono percio clavati circa nei loro terzo terminale; nei maschi di Culex ora terminano assottigliati, (fig. 24) essendo nei resto di grossezza uniforme, ora sono meno o piu clavati (fig. 22, 23). Il torace , globoso e gobbo, dei cui pezzi non e qui il caso di fare la anatomia, dorsalmente ci presenta in special modo quel grosso pezzo, il mesonoto, che vien detto lo scudo dor- sale; il quale nelle specie del gen. Culex e grossamente vil- loso per il rivestimento di quelle peculiari squamette, che gia menzionai, (oltre le quali sporgono inoltre ispidi peli striati), squamette, che possono essere di vario colore e dar luogo a disegni ornamentali (ornamentazioni del dorso del torace, fig. 38) nelle specie del gen. Anopheles se e peloso-setoloso, cioe con peli piccoli e grossi, non ha per lo piu il vello di squamette, ■che nei gen. Culex , e lascia meglio vedere il fondo. Lunghe setole dirette indietro sporgono oltre 1’ orlo posteriore del dorso del torace, al disopra dello scudetto, che e glabro. I lati del torace, oltre a essere pelosi, presentano nelle specie del 79 — gen. Culex, dei cumuli di squamette, che danno luogo a macchie ornamen- tali, le quali si estendono [altresi sulle anche. Sul torace sono impiantate le ali, (fig. 25, 26, 27), le quali sono quelle del paio anteriore (del mesotorace), quelle del paio posteriore essendo ridotte a bilanceri. In connessione alle ali delle culicide mancano le squame ossia le tegole, che si trovano presso la base di attacco delle ali in altri Ditteri. Le ali delle culicide sono traspa- renti, ma sempre pero un po’torbide, e cio dipende da numerosi peli, che ne sorgono, e sopra a tutto da nume- rose squamette, che sono attaccate sul decorso di tutte le nervature e poi su tutto il margine apicale e poste- riore dell’ ala, il quale rendono cosi del tutto ciliato. Le squamette delle nervature possono in corrispondenza di certi punti dell’ ala accumularsi tanto da dar luogo (fig. 27) a macchie alari: nel Culex annulatus , in eserh- plari ben sviluppati e perfetti, le macchie sono cinque e sono situate: la prima alia prima biforcazione an- teriore delle nervature ove si origina la nervatura, che diverra lo scapo della forchetta anteriore e questa macchia segue un pochetto la nerva- tura, la seconda alia venula trasversa, che riunisce gli scapi delle due for- Fig. 24. — Palpo sinistro, in- grandito, di maschio di C. pipiens. Questa ligura lia lo scopo di mo- strare la forma offilata del palpo. — Il palpo 6 5-articolato, ma le articolazioni poco nette sono qui tanto indecise die quella tra 2.° e 3.° articolo nella figura neppur si scorge; il rivestimento di squa- mette e peli-setole e solo in parte accennato. (Da Ficalbi, 1898). — 80 — chette e la nervatura interposta e questa macchia spesso ap- pare biloba ed anohe triloba, la terza, sempre pallida, alia grossa forca posteriore, la quarta e la quinta al punto di confluenza dei ramuli di ciascuna delle due forchette ; queste le mac- cbie t i p i c h e Fig. 25. — Ala di femmina di C. annulatus , nudata delle fi^ando SOnO be- squamette e per cio anche delle macchie. (Da Ficalbi, 1896). SviluDDate Circa y. 1 matalvolta que- sta o quella si affievoliscono tanto da scomparire e allora se ne vedono in numero minore: cosi in altri esemplari di Culex annulatus la terza mac- chia, o della grossa for- ca, puo mancare e allora ne appaiono solo quat- tro; generalmente quat- tro sole, per questa stessa ragione, appaiono nel- V Anopheles claviger; in altri casi, come, per es., per lo piii nel Culex spa- thipalpis, tre sole veg- gonsene, cioe la prima, la seconda e la terza delle sopra enu- merate, e talvolta, come in taluni maschi di questa stessa spe- cie, due sole, cioe la prima e la seconda. Le squamette del margine apicale e poste- riore dell’ala sono disposte in tre ordini: il primo e il secondo composti di squa- mette ovali, lun ghe (fig. 7), di piu quelle del primo, meno quelle del secondo, peduncolate, appuntate, erette, il terzo ordine composto di squamette allun- Fig. 27. — Ala di culicide per mostrare la ubicazione delle macchie alari quando sono quattro (come p. es. in An. claviger). (Da Ficalbi, 1896). Circa y . /i Ili Fig. 26. — Ala di femmina di C. pipiens. Con 1 a 10, sono indicate le nervature, primitive o secon- darie, che mettono capo al margine alare ; con I a XI le cellette marginali; eon Ii, o Hi le cellette in- terne. — Peli e squamette omessi. (Da Ficalbi, 1896). 12 Circa — . — 81 — gate, pedunculate, ma tronche alia estremita libera, e con po- sizione obliqua. Le squamette delle ali possono essere o tutte senza colore speciale e solo brunicce, o alcune colonte e cio sia in talune specie di Anopheles (per es. A. pictus), sia in talune di Culex (p. es. C. Richiardii). L’ala delle zanzare e presso die tutta di un pezzo, perche l’incisione ascellare (vedi figure) e, oltre che poco profonda, cosi vicina alia base, che mal si puo fare la distinzione tra lobo e lobulo alare, l’ala essendo tutta lobo (1). Le nervature ossia le venature alari sono come indicano le figure; e, senza voler entrare in nessuna delle cosi dette dot- trine delle nervature, le ridescrivo con le parole del mio la- voro del 1896. Delle nervature le piu. sono a direzione longi- tudinale, o, per quanto un po’obliqua, presso che longitudinale, altre poche e piccolissime a direzione trasversa. Delle longi- tudinali al bordo delle ali delle zanzare fanno capo, tra prin- cipal! e subordinate, 10 nervature, piu una molto pallida, che sovente appena si vede, mentre alcuno conta per nervatura anche un’altra linea, piu indecisa ancora, la quale e l’ultima di tutte; io indico le nervature (fig. 26) coi numeri dall’l al 10, dando alia nervatura pallida un numero di ripetizione, 9', e indicando pur con un numero di ripetizione, 10 1 , l’ultima nerva- tura indecisa. Delle nervature alcune (1 e 10) proveugono di- rettamente indivise dalla radice dell’ ala, altre da divisione di venature primitive. Le nervaturine trasverse sono poche e le figure le indicano senza che io debba descriverle. Le nerva- ture tra loro e col margine circoscrivono delle aree o celle, che indico per comodo, senza voler entrare in teorie, coi nu- meri romani : due sono celle interne (I 1 e II 1 ) tutte circoscritte da venature, undici sono celle marginali (I a XI) circoscritte da nervature e dal margine alare. Alla cella IV e alia VII corrispondono due nervature, che si diramano da una nerva- (1) In Ditterologia v’e confusione sui termini lobulo, alula , squama, tegula, etc. Vedi Osten Sacken, in Berl. Ent. Zeitsclir. 1896. AnnoXXXI. 6 — 82 Fig. 28. — Arto del 3." paio di femmina di Culex pipiens. Ingrandito. — a anca o coxa. — tr trocan- tere. — f femore. — ti tibia. — ta tarso, di cui 1, 2, 3, 4 e 5 i cinque articoli, di cui l’ultimo unguico- lato: vedesi bene la loro lunghezza proporzionale, e proporzionale agli altri articoli dell’arto. (Da Fi- calbi, 1896). tura unica: hanno, per cio, apparenza di forca: sono 1 e piccole forche o le forchette delle ali, una anteriore , in corrispon- denza di IV, e una po- steriore, in corrispon- denza di VII, e in esse si distingue lo scapo , e si computa per scapo la lunghezza dalla nerva- turina trasversa all’ini- zio della biforcazione, e i due ramuli. Alcuno chiama grossa forca o forca quella corrispon- dente alia cella IX. La disposizione ac- cennata delle nervature ha, in confronto degli altri nemoceri, per es. le tipule, che hanno cella centrale, delle caratteri- stiche proprie; si riscon- tra, pero, anche in ta- luni altri, come p. es. le coretrine, ma queste per diversi altri carat- teri ben si differenziano dalle culicide. Le ali delle zanzare nel vivo e nello stato di riposo sono tenute soprapposte e parallele lungo il dorso dell’ ad- — 83 — dome (fig. 2) che ricuoprono, sorpassandone la estremita gene- ralmente nella femmina, ma non generalmente nei maschi. I bilanceri, o ali del secondo paio, non hanno nulla di spe- ciale: risultano di una parte rotondeggiante o capocchia e di un pedunculo sottile la ove si inserisce alia capoccliia, e slar- gato alia base. Non presentano ne squamette, ne peli svilup- pati, ma sono ricoperti da un sottile tomento. Gli arti (fig. 28), detti altresi gambe (in senso generico, poiche in senso particolare la gamba e una parte loro) o zam-pe , considerati nel loro complesso sono sottili o filiform i, lunghi e cosi gracili e gracilmente attaccati al corpo che si staccano e si rompono al piu leggero contatto. L’animale li tiene torno torno distesi quando vola, quando si posa gene- ralmente li adopera solo in parte, valendosi di quelli delle due prime paia e tenendo svolazzanti quelli del terzo paio, che agita in aria, si direbbe in segno di soddisfazione, quando punge. Quelli del 1° paio sono i piu corti, un po’piu lunghi di essi sono quelli del 2.°, e piu lunghi di tutti quelli del paio 3.°. Sono interamente ricoperti di squamette chitiniche, che for- mano sopra di essi un fitto rivestimento dall’anca in giu; le squamette danno luogo a varie ornamentazioni colorite degli arti, come brizzolature, orlature, anellature; oltre che squa- mette, gli arti presentano spinule e peli sul loro decorso, sottili e setolosi, i quali specialmente sorgono verso gli estremi degli articoli. Gli arti risultano (fig. 28) di un’ anca o coxa assai corta, attaccata immobilmente al torace; di un piccolo trocantere, in- terposto tra anca e femore ; di un femore o coscia, che e di note vole lunghezza, ma sottile; di una tibia o gamba; che e sempre un poco piu lunga del femore; e poi di un insieme di cinque articoli, che costituisce il tarso o il piede: l’insieme del tarso e assai lungo, assai piu del femore e della tibia uniti insieme: dei cinque articoli, di cui il tarso risulta, il l.° o il prossimale e il piu lungo e supera la lunghezza stessa della tibia, gli altri sono via via piu corti di esso, ed il 5.° o il ^ • — 84 — distale e un pezzo molto corto: a quest’ultimo articolo, (fig. 29), si attaccano un paio di ungliie unciformi, un paio di pulvilli e un empodio plumiforme, parti che costituiscono 1’ apparecchio scan- sorio. Interessanti sono le unglue o gli artigli , ossia, come anche si dicono, gli uncini ungueali o tar- sali. Essi, come ho detto, sono in numero di due ad ogni arto e si attaccano alia estremita dell’ ul- timo articolo tarsale; sono uncini Fig. 29. — Apparecchio ungueo- scansorio terminals dei tarsi dell’arto anteriore destro di femmina, 1, e di mascliio, 2, di C. pipiens. Ingrandito. Vedesi il paio delle unghie (adentate chitinici pifi. 0 menO CUrvi ed aCUti, nella femmina, unidentate nel ma- ... • , , , schio e disuguali in grandezza), il Specie VGrSO la base 6 dorsal- paio dei puiviiii, e l’empodio piumi- mente, di rigidi peluzzi. Un’unghia forme in mezzo ad essi. (Da Ficalbi, 1898 ). puo essere semplice o denticolata : e semplice, (fig. 29, 1, e 30), quando non presenta nessun dente subordinate, e denticolata, (fig. 29, 2), quando da essa sorge qualche subordinate dente (uno o due), che da ad essa l’aspetto di essere bifida o trifida; i den- ticoli sorgono in generale alia meta o alia base dell’unghia, sor- gono sempre dalla parte esterna sua e sono alquanto diretti in fuori. Le unghie in confronto tra loro (yedi numerose figure piu innanzi) possono essere u- guali, oppure dififerire nello stesso arto: cosi vi sono arti, in cui le due unghie sono uguali Fig. 30. — Unghie ingrandite del 1." 0 presso che uguali, per esem- paio di arti della femmina del C. spathi- . _ . . palpis : sono unghie uguali, adentate. pio o ambedue semplici o am- (Da F ioa i b i, 1896 ). bedue denticolate, vi sono arti, in cui le due unghie sono di- suguali, o che siano l’una dentata e l’altra semplice, o ambedue — 85 — dentate, ma disuguali per numero di denti, o per dimensioni generali ; un arto, cioe, puo essere ora arto equiungulato, ora arto inequiungulato. Negli arti inequiungulati l’unghia piu gran- de, o l’unghia bidentata, e sempre anteriore. In uno stesso in- dividuo gli arti per rispetto alle loro unghie, ora possono es- sere presso che tutti eguali tra loro, per esempio tutti equiun- gulati ad unghie semplici (molte feminine), ed allora si hanno individui equiungulati; ora invece gli arti possono essere per rispetto alle loro unghie differenti tra loro, per esempio il l.° e il 2.° paio ad unghie bidentate, il 3.° equiungulato a un- ghie semplici (vari maschi), ed allora si hanno individui ine- quiungulati. Il modo di essere delle unghie nell’insieme degli arti di un individuo puo chiamarsi maniera dell’ unghiatura, la quale e un carattere molto costante, che, come ridiro, puo ben utiliz- zarsi nella speciografia. E puo utilizzarsi anche con notazioni o formole ( notazioni dei denticoli ungueali di ciascuna specie), che spieghero nel seguente capitolo (vedi). I pulvilli sono due organi in forma di cuscinetti, di forma globosa, irti di peli e di setole assai lunghi, e sono situati alia base di attacco di ciascheduna unghia, la cui base stessa comprendono. L 'empodio e un organo impari, che si attacca in una intaccatura ventrale dell’estremita dell ’ultimo articolo tarsale, ed e costituito di un corpo chitinico olivare, e da un prolungamento, che da esso si eleva, partito in numerose se- tole (empodio plumiforme), che si situano nel mezzo ai due pulvilli e alle due unghie. Pulvilli e empodio costituiscono un apparecchio peloso-setoloso, che permette alle zanzare di posare sull’acqua. L 'addome (fig. 38, 1) e nelle Culicidae sottile e allungato, in generale presso a poco conico, con la base in relazione al torace e l’apice alia parte opposta. Si attacca al torace con piena base e non e peduncolato, pero al punto di attacco e un pochetto piu sottile. Un poco puo variare nella sua sagoma generale secondo le — 86 — specie: ora e piu cilindrico, o auche piu rigonfiato verso il terzo posteriore, ora piu decisamente conico; bisogna, perd, tener conto che e molto mobile in se, e anche nello stesso in- dividuo, per cio pud variare un poco la sua sagoma; tut- tavia, ripeto, due tipi di sagoma addominale, nel sesso femmi- nile, uno piu cilindrico, uno piu conico, si possono nelle varie specie sufficientemente distinguere. L’addome (vedi figura 38, 1) consta di 8 anelli o se- gments il primo o prossimale e corto, gli altri piu lunghi, l’ultimo e pure un po’corto ed e il piu sottile di tutti: ad essa fa seguito l’apparecchio o l’armatura sessuale esterna. Ciascun segmento, come e noto negli insetti, consta di una meta dor- sale, il tergite , e di una meta ventrale, lo sternite, ben cliiti- nizzate, e di un tratto a destra e a sinistra con cuticula chi- tinica sottile, che le riunisce, comune a tutti gli anelli, il quale costituisce i fianchi membranosi dell’addome, che possono af- fondarsi piu o meno a guisa' di solchi laterali. Ricco di produzioni cuticulari rilevate e l’addome delle zanzare. Nelle specie del gen. Culex la sua superficie dorsale (cioe tutti i tergiti) e rivestita di squamette, e cosi, fuori che qualche caso, come il maschio del Culex impudicus , la sua su- perficie ventrale, ossia gli sterniti; inoltre da queste superfici sporgono numerosi peli, alcuni piu sottili e corti, altri piu lunghi e grossi, dei quali alcuni raggiungenti il grado di vere setole, che specialmente abbondano verso i fianchi, e piu nei maschi, che nelle femmine; i fianchi membranosi dell’ addome sono nudi ; le squamette generalmente sono di piu che un colore e danno luogo alle ornamentazioni colo- rite dell’addome delle specie di Culex , ornamentazioni con- sistent in brizzolature, in macchie segmentali, e piu che tutto in bande o fascie piu scure e piu chiare, le quali special- mente riseggono sui tergiti. Nelle specie del gen. Anopheles l’addome dorsalmente e ventralmente e bensi peloso e setoloso, ma tuttavia nudo di squamette. per cui si scorge il colore del fondo. — 87 — All’ ultimo anello addominale fa seguito 1’ armatura o 1 ’ apparecchio sessuale esteriore , peculiarmente sviluppato nel maschio. Non intendo qui (vedi Westhoff, etc.) entrare in descrizioni e in discussioni omologiche, e in denominazioni di parti, cose,che saranno tema di speciale lavoro. Mi limito a dire, (fig. 31), che l’ap- parecchio consta di due grossi lobi al di la dell’ 8.° segmento, ad estremita rotondeggiante, grandemente irsuti di setole, i quali per essere distaccati l’uno dall’altro fanno apparire come forcuto il termine dell’addome, e di altre parti piii piccole, die hanno rapporti di con- \ tinuita, di contiguita, o di vicinanza maggrore o mmore con essi, le quali torni delle pr i noi p a ii partii cose tutte per la costanza di conforma- che S1 vedono osservando di lato e di sopra l’apparecchio zione, che presentano in ciascuna spe- sessuale esteriore del maschio cie, e invece per le diversity, che mo- del °‘ hortenslS - i • strano da specie a specie, possono servire come interessanti caratteri di distinzione specifica (1). Nelle culicide si hanno vari caratteri esteriori di dimorfismo sessuale , ossia di differenza tra il maschio e la femmina. II ma- schio, a sviluppo larvale uguale, cioe nelle stesse condizioni di tempo, di ambiente, di nutrimento, etc., e per lo piu (non sempre) piu piccolo della femmina, nel senso di almeno piu sottile, ma sovente e altresi piu corto. E piu peloso-setoloso, specialmente all’addome, ma inquanto alle squamette puo averne in minore quantita che la femmina, per es. sulle ali, che allora appaiono piu ialine e, nelle specie a ali macchiate, con maccliie meno evidenti (talvolta perfino nulle), o per es., sulla faccia ventrale (1) A quanta meditazione induce il problema della formazione filogenica di jparti a funzione apparentemente tanto simile come rapparecchio sessuale maschile (e anclie le unghie), e invece a conformazione tanto diversa in specie del tutto affini! dell’addome, che ( Culex impudicus ) puo essere nuda; circa alia disposizione delle squamette colorate, talvolta nell’addome si hanno lievi differenze tra il maschic e la femmina, e il ma- schio puo avere addome piir ornamentato. Si hanno anche tra i due sessi differenze nelle unghiature degli arti, i maschi presentando generalmente unghie piu denticolate. Ma le dif- ferenze maggiori sono nelle parti cefaliche. Quivi, se nessuna notevole differenza presentano nei due sessi gli occhi, qualche differenza si ha nei pezzi del pungiglione della proboscide, e notevoli differenze nei palpi (mascellari) e nelle antenne; i palpi (a prescindere dal gen. Aedes, dove le diversita non sono rimarcabili), nei gen. Culex sono corti nella femmina, lunghi nei maschio, in cui possono inoltre essere pelosi e se- tolosi tanto da avere aspetto piumoso; nei gen. Anopheles per quanto anche la femmina abbia palpi lunghi, pure quelli dei maschi per conformazioni di articoli, olivari all’estremo pal- pale, per ricchezza di peli e setole, per portamento generale, differiscono (cfr. fig. 14 e 15) da quelli femminili; le antenne (fig. 11, 12, 14, 15) oltre a differire per numero di articoli (15 nei maschio, 14 nella femmina), per aspetto di essi, tra i quali il basale rotondo e piu grosso nei maschi, differiscono pel fatto della lunghezza e della ricchezza dei verticilli delle setole, che li fanno essere solo pelose nella femmina, invece piumose nei maschi, in modo che soltanto per questo carattere possono a prima vista distinguersi i due sessi. Le culicide hanno larve eucefale, rotundicipiti, acquatiche, ninfe acquatiche, semoventi. CAPITOLO III. I caratteri da adottarsi per distinguere le specie e suddividere il gruppo delle Culicidae. Le Culicidae sono insetti, le cui specie sono di regola suffi- cientemente distinte e possono essere, per cio, sufficientemente — 89 e non clifficilmente distinguibili. Tuttavia le somiglianze com- plessive sono molte e le differenze possono essere tutt’ altro che spiccate, ma invece nascoste, minute e modeste ed appa- rire piu dal complesso dei vari caratteri che solo da qualcuno o « da pochi. Deriva da cio che, perche sia possibile di distinguere ossia di conoscere le specie e sia possibile di dare modo ad altri di riconoscerle, e necessario che si scelgano caratteri buoni o capaci di dire realmente qualche cosa, e si cerchi di stabilire le caratterizzazioni con descrizioni metodiche, coordinate nelle loro parti e quanto e necessario particolareggiate. Dipende dal fatto che non risposero a queste condizioni che la massima parte delle caratterizzazioni dei vecchi natu- ralisti, e anche di qualcuno non tan to vecchio, non danno nes- suna garanzia che 1’ autore abbia veramente distinto specie reali, e dipende dal fatto stesso che in ogni modo esse oggi non servono a nulla o solo a ben poco, e non ci permettono di riconoscere con sicurezza le specie, che esse avrebbero vo- luto istituire. Yediamo di renderci in breve ragione della maniera, come, secondo me, si devono scegliere i caratteri in quel modo che diano possibility di conoscere e riconoscere le specie delle Cu- licidae. Comincio per premettere che vari pretesi caratteri registrati dai vecchi, vogliono essere lasciati, come inutile cosa, in di- sparte: la proboscide porretta e lunga quanto la meta del corpo, le ali ciliate, il dorso del torace villoso, l’addome cin- golato, etc., sono cose ovvie a tutte o a moltissime specie e che non dicono nulla come caratteri. Anche taluni tratti organizzativi comuni alle specie di un genere non possono adottarsi come caratteri: che se io por- tassi avanti come carattere peculiare di qualche Anopheles il dorso del torace privo di squamette e solo peloso-setoloso, non darei in realta una differenza, essendo la cosa a varie specie di Anopheles coraune. Yi sono poi altri caratteri, di piii recente uso, e vero, ma — 90 — pure o di troppo difficile apprezzaruento o non del tutto rigo- rosi, i quali anclie devono essere lasciati in disparte: tali, per esempio, ho dovuto convincermi che, almeno dal punto di vi- sta pratico, sono le dimensioni relative delle forchette alari e delle loro parti (ramuli e scapo) in confronto tra 1’ una for- * chetta e 1’ altra e tra loro. Occorrono caratteri realmente speciali e rigorosamente ap- prezzabili; e questi allora io raggruppo in due categorie: l. a , quella dei caratteri formali, ossia tratti dalla forma, dai rapporti reciproci, etc. di speciali parti; 2. a , quella dei carat- teri di colorazione ossia tratti dalle ornamentazioni colorite, ma elevate, per cosi dire, a dignita di caratteri formali, come spieghero. Di questi caratteri, la importanza di quelli della prima categoria, non ha bisogno di essere dimostrata. Quelli della seconda categoria, ossia tratti dalle ornamenta- zioni colorite, furono i caratteri, dei quali pin che altro si val- sero i vecchi, e Meigen non si servi di altri; inquanto al loro valore, dico che ove si usino senza criterio e senza metodo e si pretenda fame la base di brevi caratterizzazioni, ne hanno punto o pochissimo, e non si puo nascondere che i vecchi per lo piu li usarono assai male; ma usati razionalmente e con me- todo, e in descrizioni quanto e necessario particolareggiate, anch’ essi, che, come riscrissi altrove, non si puo negare che in certo modo e in largo senso rappresentino caratteri anato- mici, hanno la loro grande importanza e sono e resteranno sempre una delle buone basi nelle distinzioni specifiche delle Culicidae; ma ripeto, se ne deve fare uso razionale, e uno dei buoni metodi per utilizzarli sara quello, come mi sono rie- spresso, di avvicinarli piu che e possibile ai caratteri formali; cio potra conseguirsi tenendo conto non soltanto della qualita della tinta in se, che allora capisco che significheranno poco, ma della assenza o della presenza in date parti di date orna- mentazioni colorite, riconosciute di natura non accidentale, ma costanti e peculiari, della disposizione di date ornamentazioni — 91 per rispetto alle parti e tra loro, e cosi via: e all ora (fig. 38) nessuno potra negare importanza di buon carattere al fatto di un torace non ornato o ornato di peculiari e costanti disegni bianclii, al fatto di tarsi non anellati o peculiarmente anellati di anelli bianchi costanti per numero e per sede, al fatto di un addome, che non ha o ha fascie scure e bianche nei seg- ment^ al fatto di un addome con fascie, in cui le fascie bian- che siano alia parte prossimale o basale dei segmenti e per cio precedano le scure, o siano alia parte distale o al lembo posteriore dei segmenti stessi, e per cio seguano le scure; e cosi via dicendo; questi sono caratteri di colorazione, lo ri- peto, quasi direi elevati a dignita di caratteri formali e sono ben altra cosa da quelli, che pretendevano di rappresentare qualche cosa dicendo « torace sordidamente testaceo ». Yengo ora a specificare particolarmente i caratteri delle due categorie ammesse. Non contemplero che i caratteri, che propriamente mi sono apparsi notevoli, pratici ed efficaci ; tralascero altri, che pur potrebbe venir fatto, o che venne fatto a qualcuuo, di adot- tare, ma che mi sembrano o meno notevoli, o meno pratici ed efficaci. Non pretendo, pero, di negare che ulteriori studi pos- sano additare qualche altro carattere, oltre quelli da me ac- cennati, utile e pratico. La l. a categoria , come dissi, comprende i caratteri formali ossia tratti dalla forma, dai rapporti reciproci etc., di speciali parti. Essi sono quelli, che vengo partitamente a dire. 1. Un primo carattere, che non si puo trascurare, e quello della grossezza (dimensione) degli individui della specie. 2. Carattere importante e quello della lunghezza dei palpi per rispetto a quella della proboscide. Vedremo che per questo carattere si distinguono i tre generi delle Culicidae, ma anche nell’ ambito di un solo genere esso ha interesse: la lunghezza dei palpi del maschio di Culex per rispetto a quella della pro- boscide e interessante carattere, ed ecco, per es., che se i pm dei maschi di Culex hanno palpi notevolmente pin lunghi della — 92 — proboscide, (fig. 32), il maschio del Culex elegans li presenta appena piu lunghi della proboscide, e il maschio di Culex spat hip alpis (fig. 33) li presenta un poco piu corti: ne sto a rimarcare se fatti di questo genere siano ca- ratteristici. 3. Altro carattere e quel- lo della forma dei palpi del ma- schio in riguardo alia loro estre- mita ( assottiglia - ti , o invece meno o piu clavati); i palpi maschili, cioe, ora alia e- stremita si assot- tigliano (fig. 34) e quasi talvolta siappuntano, ora annulatus e la loro base cli at- invece per in- tacco sotto il clipeo. Vedesi Fig. 33 — La proboscide gl’OSSare degli ar- ^ palpo 5-articolato, piu lungo e un palpo di C ■ spathipalpis della proboscide di met& del- maschio e la loro base di at- ticoll estrenil, SI rultimoarticolo, di forma cla- tacco sotto il clipeo. Vedesi in r S’* vata ; vedesi negli ultimi tre il palpo 5-articolato, piu corto lg SSailO e articoli irto di prolisse setole, della proboscide, di forma cla- prendoilO piu O °^ e dannoaspetto di pen- vata. Tolti peli e squamet- , nello, ossia penicillare. 2 -. te.~. meno accentua- 1 1 tamente aspetto di clave (fig. 16, 21, 32, 33); il che pure e assai caratteristico, e nessuno confonderebbe un palpo di maschio di Culex pipiens, o di hortensis, con uno di Culex annulatus o spa- thipalpis. 4. Un carattere, che per quanto talvolta non valutabile nelle sue differenze e nei suoi gradi che con paragoni sott 7 oc- chio, puo avere la sua importanza, e quello dello stato di pe~ — 93 — losita dei palpi del maschio ; e cosi ora li trovi quasi nulla pelosi, come quelli del Culex elegans, ora li trovi invece ricchi di peli-setole prolisse, le quali formano ciuffi a pennello piii o mono abbondante ( palpi penicillari, come quelli del C. annulatus , fig. 32, o palpi subpenicillari ), o le quali, per essere assai disposte tutto attorno, danno al palpo, come nel C. pipiens, aspetto piumoso ( palpi piumosi). 5. Eccellente carattere e quello della forma della estremitd dei palpi della femmina (di Culex) e della as - senza od esistenza ivi dell’ articolino distale, cbe gia descrissi (fig. 35 e 36); si capisce, senza bisogno di ulteriori considerazioni, la importanza di que- sto fatto. 6. Carattere, che in qualche caso, del resto raro, puo valere, e quello rappresentato dalla forma delle coscie; e cosi, per es., V Anopheles pictus, come ben noto Loew, ha i fe- mori, ossia le coscie, anteriori un poco ingrossati alia base (fig. 37), il cbe non hanno altre specie di Ano- pheles. 7. Carattere, che puo avere im- portanza, e quello dello stato e na- tura del rivestimento dell’ addome ; gia ci permette, e lo ridissi, di differen- ziare Cidex da Anopheles; ma nel- l’ambito di Culex puo trovare appli- cazione, e, per es., il maschio di Fig. 34. — Palpo sinistro, in- grandito, di maschio di C. pipiens. Questa ligura ha lo scopo di mo- strare la forma affilata del palpo. — Il palpo 6 5-articolato, ma le articolazioni poco nette sono qui tanto indecise che quella tra 2.° e 3.° articolo nella figura neppur si scorge; il rivestimento di squa- mette e peli-setole e solo in parte accennato. (Da Ficalbi, 1896). — 94 (Julex impudicus ha caratteristicamente la faccia ventrale del- 1’ addome nuda di squamette, ma solo pelosa. 8. Interessantissimo carattere e quello della maniera della unghiatura negli arti dei due sessi, sul quale richiamo Tig. 35. — Palpo mascel- lare destro della femmina di C. pipiens. Consta di tre articoli, ed in x si vede lo strozzamento mediano del l.° articolo, m la estremita prossimale della mascella; a il pezzo chitinico inter- no, basale alia mascella e al palpo. (Da Ficalbi, 1896). Fig. 36. — Palpo sini- stro di femmina di C. ne- morosus. Consta di quat- tro articoli, dei quali P e- stremo e piccolino. II l.°, o basale presenta uno stroz- zamento a meta. Peli e ,, . 80 squamette omessi.-^-. 1’ attenzione dei dit- terologi Lynch Arri- balzaga; e che io, col presente lavoro, sono il primo ad usare me- todicamente specie per specie; gia dissi che cosa intendere si deve per maniera del- la unghiatura , ne L) Fig. 37. — Forma delle co- scie del l.° paio di arti nella femmina di A. pictus, 1, e di A. claviger, 2. Le coscie del- V A. pictus sono ingrossate nel loro terzo prossimale. — In- grandite. credo necessario estendermi qui a dimostrare il significato e 1’ importanza di questo carattere (vedi numerose figure piu avanti). — Dico, invece, un’altra cosa: si vide che le unghie ora sono prive sul loro corpo di denticoli (unghie adentate ) ora invece possiedono denticoli in numero di uno o due (un- ghie dentate o dentieolate , le quali sono o unidentate o biden- tate ); orbene, secondo hassenza, o secondo la presenza in va- 95 r i o numero, dei denticoli delle unghie, si possono stabilire delle formule o notazioni dei denticoli ungueali di ciascuna specie, le quali possono a colpo mostrare un carattere non privo di iroportanza. Cosi il maschio del C. elegans , che pos- siede la seguente maniera di unghiatura « nel l.° paio di arti l’una delle ungliie unidentata e pm grossa, 1’ alfcra aden- tafca o piu piccola, nel 2.° paio ambo adentate per quanto una assai piu, grande dell’altra; nel 3.° paio ambo adentate e eguali », avra la formola o la notazione seguente: 1.0 - 0.0 - 0.0; la femmina del C. pipiens , che possiede la seguente maniera di unghiatura « in tutte e tre le paia di arti unghie adentate uguali fra loro », avra la notazione seguente : 0.0 -0.0 -0.0; il maschio del C. penicillaris , che possiede la seguente maniera di unghiatura « nel l.° paio di arti l’una delle unghie biden- tata e piu grande, l’altra unidentata e piu piccola, nel 2.° idem; nel 3.° ambo unidentate e eguali », avra la formula seguente: 2.1 -2.1 - 1.1. In queste notazioni i tre gruppi di due cifre rap- presentano gli arti delle tre paia, e in ciascun gruppo la cifra prima 1’ unghia piu grossa, la seconda la piu piccola, inoltre la cifra 0 esprime la mancanza di denticoli, la cifra 1 o 2 la presenza di uno o due denticoli. Si potrebbe anche esprimere le dimensioni comparative delle unghie facendo differenti e ixguali in grandezza le cifre dei gruppetti; e allora la fem- mina del C. pipiens avra la notazione: 0.0 -0.0 -0.0; e il ma- schio del C. penicillaris 2.i -2.1-1.1; e questa sarebbe la nota- zione dei denticoli e delle relative dimensioni ungueali di ciascuna specie. 9. Infine altro interessantissimo carattere (del quale gia annunziai l’importanza nel mio lavoro del 1896) e quello della forma degli organi sessuali esterni maschili , forma, che varia secondo le specie non solo in diversi particolari, ma nella sa- goma stessa dei due grossi lobi, come dimostrano numerose figure piu avanti. Questo carattere ha il solo difetto che non si presta alle descrizioni, ma richiede assolutamente le figure; in ogni modo lo speciografo, che voglia distinguere, identifi- — 96 care, paragonare, insomnia studiare specie, deve sempre ad esso far ricorso nelle sue osservazioni, anche che non ne parli nolle descrizioni. Degli enumerati caratteri formali alcuni sono apprezzabili negli esemplari integri, generalmente purclie freschi e non raggrinzati e scontorti per essiccamento : e tali sono i carat- teri dei n. 1, 2, 3, 4, e, lino a un certo punto, anche quello del 6; se gli esemplari non sono freschi, vogliono essere, per- che i caratteri accennati si possano valutare, rammolliti (con acqua calda, con soluzioni di potassa) e esaminati in liquido, come per es. in glicerina; altri degli enumerati caratteri per essere ben apprezzati rendono necessario che si stacchino le parti, e generalmente, e specie nel secco, si trattino con solu- zione di potassa, e tali sono quelli dei n. 5, talvolta 6, e 8 e 9. Per F apprezzamento di taluni degli accennati caratteri puo bastare la ispezione con una lente a rnano, per quanto non troppo debole, ma per 1’ apprezzamento di altri, come quelli dei n. 5, 8 e 9, e necessario V uso del microscopio. La 2. a categoria , come dissi, comprende i caratteri di colo- razione ossia tratti dalle ornamentazioni colorite, ma, per cosi dire, elevate a dignita di caratteri formali. Accennai gia che cosa intemlo esprimere con cio (vedi fig. 38). Essi sono quelli, che vengo partitamente a dire. 1. Un carattere e dato dal tono e dalla disposizione delle tmte , considerate piii che tutto nel rispetto del tono (1), nella proboscide ; ed ecco, per es., che se essa per lo pin e bruna e unicolore, invece nel Culex Richiardii assai caratteristicamente e in complesso chiara con apice nero. 2. Un altro carattere e questo: colore dei palpi femmi- nili e specialmente maschili , disposizione in essi delle tinte e co- stituzione di brizzolatare, macchie, anellature ; queste cose, e specie le macchie e le anellature, jDOSsono essere eccellenti ca- ratteri; che infatti di piu caratteristico dei palpi maschili di (1) Dico a bella posta tono (chiaro, scuro) e non qualita della tinta o del colore. — 97 — Culex spathipalpis, che hanno color brunonero con quattro ele- ganti e piccole anellature bianche, e di quelli di Culex Ri- chiardii di color gial- 5 lo ceciato cbiaro con quattro evidenti a- nellature nere? 3. Un caratte- re di non grande eti- tita, ma che tuttavia puo non essere privo di interesse, e quello del tono generale di colore delle antenne, specie maschili, e di quello delle ornamen- tazioni dell ’ articolo basale o del torulo , e dell’ articolo succes- sivo. 4. Altro carat- tere e questo : tono di colore della nuca, compreso il bordo ocu- lare presenza o assenza di ornamentazioni. 5. Carattere in- teressantissimo e il Fig/ 38. — Kappresentazione di alcune ornamenta- zioni colorite. — 1 Tronco di Culex , in cui si vede il dorso del toraoe senza ornamentazioni e il dorso del- l’addome con bande cliiare e scure (disegnate solo in alcuni tergiti), alterne, essendo le scure posteriori alle cliiare nei tergiti (come in C. pipiens). — 2 Addome di Culex, in cui si vede il dorso addominale con bande scure e chiare alterne, (disegnate solo in alcuni ter- e specialmente giti), essendo le scure anteriori alle chiare nei seg- menti (come in C. hortensis). — 3 Addome di Culex, in cui si vede il dorso senza bande, ma (come in C. albo- punctatus) scuro e con macchie laterali chiare in cia- scun tergite (in realty disegnate solo in alcuni). — 4 Dorso del torace di Culex con ornamentazioni, che qui sono scure su fondo chiaro, ma che in generale in- vece sono al contrario (come in C. elegans). — 5 Una SegUCnte: tono del CO- albo-anellatura tarsale, che in un caso occupa solo la base di un articolo (come in C. elegans), in un altro in- lore del dorso del to- teressa due articoli contigui (come in C. penicillaris). race, e specialmente ~ Tutt0 m s randlt0 - assenza o presenza ivi di ornamentazioni colorite , e natura e aspetto di esse (fig. 38). Il torace delle Culicidae sul suo dorso puo essere ora in complesso unicolore, per quanto con la lente si veggano peli di colore diverso, ma la cui tinta si fonde, ora Anno XXXI. 7 — 98 — ornamentato; nelle specie di Anopheles le strie ornamentali di- pendono da peli e dal fondo; nelle specie di Culex dalle pe- culiari squamette del vello toracico; un esempio di dorso del torace, in cui le ornamentazioni sono arrivate a alto grado di sviluppo, possiamo avere dal Culex elegans; altre zanzare seguono, meno o piu ridotto, questo tipo di ornamentazione, in cui in complesso si hanno linee e segni ornamentali chiari su fondo scuro. 6. Un carattere, che puo avere una certa importanza, e anche questo: colori ornamentali dei lati del torace e talvolta della sua parte anteroventrale. Squamette di vario colore spol- verano i lati del torace nelle specie di Culex, e talvolta con qualche differenza, almeno di colorito, tra specie e specie; an- che la parte anteroventrale del torace puo presentare qualche ornamentazione, e, per es., e caratteristica la macchia argentea a "V, che ivi mostra il Culex elegans. Anche le specie di Ano- pheles possono avere macchie, -da peli, alquanto caratteristiche, sui lati del torace e ne da esempio V Anopheles pictus. 7. Importante carattere consiste nella presenza o assenza di brizzolature di vario colore e specialmente di macchie per accumulo di squamette nelle ali. Se le piu delle zanzare presen- tano senz’ altro ali piu o meno fosche per presenza di squa- mette scure o nere, alcune presentano nelle ali squamette di vario colore (Culex Richiardii, Anopheles pictus), che rendono brizzolate le ali, altre presentano macchie per cumuli densi di squamette. 8. Carattere importantissimo e quello, che accenno: As- senza di ornamentazioni colorite sugli arti , ossia arti, almeno articolo per articolo, unicolori; o arti con ornamentazioni colo- rite, delle quali interessanti le anellature , per la loro situa- zione generale secondo i vari pezzi dell’ arto, per il loro numero e la loro grandezza, e per la loro ubicazione nell’ arnbito degli articoli singoli (fig. 38). Notevoli variazioni si hanno in questi particolari. Vi sono specie, in cui gli arti, se togli i femori un po’ piu chiari alia loro radice, sono tutti dello stesso colore; — 99 — ve ne sono altre, in eui a cominciare dalle anche (come il Culex elegans), per arrivare agli articoli dei tarsi, presentano ornamentazioni ; e qneste possono essere maccliie delle anche, brizzolature e striature del femore e della tibia, e anche di qualche articolo tarsale, pnnto chiaro dei ginocchi (che, a dir vero, esiste quasi sempre ed e poco caratteristico), anellature delle varie parti dell’arto, ossia del femore, della tibia, degli articoli dei tarsi ; e queste anellature, sempre interessanti, pos- sono essere di varia estensione e ubicazione negli articoli del- l’arto, ora prossimali, ora distali nell’articolo, ora ciascuna per ciascuna interessanti un solo articolo, ora due contigui, ora essere in un dato numero, ora in un altro, etc. Cosi, per esem- pio, fermandomi un po’ piu particolarmente alle anellature chiare o alle alb o anellature dei tarsi, dico che in taluni casi esse possono affatto mancare e allora i tarsi diconsi unicolori (ne albonotati, ne alboannulati), in altri casi possono esistere, e se si mostrano come minutissimi anelli diconsi albonotature , e i tarsi chiamansi albonotati ; se si mostrano come vere anella- ture meno o piu ampie, chiamansi albo anellature p. d. e i tarsi appellansi alboannulati ; le alboanellature tarsali poi, ora inte- ressano un solo articolo, o che riseggano nel suo corpo, o, piu comunemente, alia- sua base (parte prossimale), ora interessano due contigui articoli, e risiedono sulla estremita dell’uno o sulla base dell’altro, comprendendo in mezzo la giuntura; ora si vedono su tutti gli articoli tarsali, ora invece sono su al- cuni solamente. Tutti fatti, che il carattere di colorazione per- mettono quasi di elevare a dignita di cosa formale. 9. Altro carattere interessantissimo e quello, che dico: assenza di ornamentazioni colorite sulla superficie dorsale o sulla ventrale dell’ addome o in ambedue, ossia addome in parte o in tutto uni color e; o presenza in esso di ornamentazioni co- lorite, siano maccliie , siano fascie, e colorito, e forma, e dispo- sizione relativa all' arnbito dei segmenti e tra di esse, delle or- namentazioni (fig. 38). Talune specie, infatti, hanno almeno da una faccia, e sopra alle due interessa la dorsale, addome di — 100 — un solo colore, senza macchie o fascie; molte altre presentano macchie laterali nei segmenti, di vario colore, forma e gran- dezza; altre presentano macchie mediane; molte altre mo- strano, sole o oltre le macchie laterali, bande o fascie chiare e scure (con tinta di varia qualita), che si alternano nei seg- menti, ora la fascia scura essendo anteriore, ora posteriore alia chiara in ciascun segmento; e tutte queste cose e le loro combinazioni costituiseono caratteristiche degne di ogni con- siderazione. Quelli accennati sono i caratteri, che distinguono le specie delle cnlicide e sono sufficienti a qualunque distinzione. Siccome io ho registrato le piu notevoli delle possibili dif- ferenze, cost tra i caratteri accennati sono compresi anche quelli che, ove ad essi si dia maggiore importanza, nei che ha massima parte l’apprezzamento personale, servono per creare e distinguere i generi. Vedremo che, nell’apprezzamento, che io seguo, il carattere fondamentale, che pub valere per fare i generi, e rappresentato, come propose Meigen, dalla lunghezza dei palpi per rispetto a quella della proboscide , e tenendo conto dei due sessi ; ma di cio ad altro capitolo. Ora faccio termine a questo. Lo faccio dicendo che con i caratteri, che io ho enumerato, si pub differenziare e conoscere, si pub riconoscere, e si pub convenientemente descrivere qua- lunque specie; e di essi io mi serviro ordinatamente, metodi- camente e uniformemente, cioe sempre nei medesimo modo, nelle mie descnzioni, le quali, se forse avranno a prima vista il difetto di essere prolisse, mi lusingo che in sostanza avranno il merito di non lasciare adito ad equivoci od incertezze. CAPITOLO IV. Qualche annotazione dietologica. Che io mi mettessi a rifare particolarmente la dietologia delle Cidicidae sarebbe cosa del tutto oziosa. Mi fermero solo — 101 — qua e la a qualche particolare, che mi sembri degno di essere o come nuovo accennato, o riportato da qalche recente lavoro, o confermato. Le uova del gen. Culex sono disposte in quei gruppi a na- vicella o barclietta, cbe sono ormai generalmente noti e che constano di un numero d’uova, che ya da circa ‘200 ad oltre 300. Invece le uova del gen. Anopheles sono disposte in altro modo, come ha detto per primo il Grassi: « Questo culicide (. Anopheles claviger ) deposita le uova in parecchi nastrini gal- leggianti di tre, quattro, venti uova, e non costituisce la ben nota barchetta del Culex pipiens ». E YA. bifurcatus , aggiunge, ■dispone le uova quasi aggruppate a stelle. Tutte esattissime cose. Le uova sono, cosi, pin isolate e isolabili tra loro e, per i movimenti dell’acqua, per la forza del vento, pin diffu- sibili di quelle di Culex. 11 tempo, che puo passare dalla deposizione delle uova alio sbocciamento dalla ninfa della immagine volante, e indicato dalla osservazione seguente: II di 14 Maggio 1899 in Messina presi una navicella d’uova di Culex pipiens poco dopo emessa; di li a due giorni, il 16 Maggio, nacquero tutte in una volta le larvettine; le posi in un vaso d’acqua con molto nutrimento (alglie in macerazione), e il di 25, cioe 11 giorni dopo la emis- sione delle uova, e 9 dopo la nascita delle larve, osservai le prime ninfe; il di 27, cioe 13 giorni dopo la emissione delle uova e 11 dopo la nascita delle larve, uscirono le prime im- magini, che erano maschi; il di appresso usci la prima fem- mina, cioe 14 giorni dopo la emissione delle uova e 12 dopo la nascita delle larve; ma in prevalenza si svolsero prima i maschi e poi le femmine; il 31 Maggio, 17.° giorno dopo la emissione delle uova e 15.° dopo la nascita delle larve, tutte le immagini, o presso che tutte, eransi svolte. Dunque in zanzare del gen. Culex in 13 a 17 giorni si puo avere lo sviluppo dall’uovo all’immagine; mi pare di poter ritenere che la immagine dopo una quindicina di giorni nella buona stagione possa emettere le sue uova; aggiungendo que- — 102 sti 15 giorni ai 17, si ha che in 32 giorni dall’uovo si puo arrivare all’altro novo, ossia avere il ciclo completo di una generazione. Circa alle zanzare del gen. Anopheles, riporto le parole di G-rassi : Le uova & Anopheles claviger in una camera a temp, di 20° a 25° impiegarono circa 30 giorni a diventare insetti perfetti; questi dopo altri 20 giorni depositarono le uova. — Posto che in due giorni siano nate le larvettine, per una ge- nerazione occorsero almeno 52 giorni. Credo poter ritenere (os* servazioni fatte in Luglio a Messina, ove ebbi sviluppo di larve in 20 giorni e anche meno) che questo tempo puo anche essere piu breve (Celli parla infatti di 40 o 45 giorni), e che una generazione si possa anche avere in 40 giorni. Si e visto sopra che anche in 32 giorni ( Culex ) si puo avere, nella stagione buona, il ciclo di una generazione. Nella buona stagione stessa, per cio, e nelle annate favo- revoli, da Aprile a tutto Settembre, che sono 183 giorni, si possono comodamente avere dalle quattro alle cinque gene- razioni di zanzare. Sulla base delle quattro generazioni si puo tentare un cal- colo teorico degli individui, che una femmina svernata, vir- tualmente potra dare nel corso di una buona stagione (da Aprile a Settembre). Supponiamo che la femmina deponga solo 200 uova; ecco che dalla madre capostipite della stagione nasceranno 200 im- magini della prima generazione ; di queste, computando i sessi in ugual numero, cento saranno femmine, che daranno (100 X 200 = 20.000) ventimila immagini della seconda gene- razione; di queste diecimila saranno femmine, che daranno (10.000 X 200 = 2.000.000) due milioni di immagini della terza generazione; di queste pure un milione saranno femmine, che daranno (1.000.000 X 200 = 200.000.000) duecento milioni di immagini della quarta generazione. Che se poi se ne ammet- tesse una quinta, si anderebbe a venti miliardi della quinta generazione! 103 — Questi, e ovvio, sono calcoli puramente teorici, che non tengono conto della grande distruzione, die per numerosi agenti naturali avviene di uova, di larve, di ninfe; la effettiva moltiplicazione, come per gli insetti in generale, e legata inti- mamente alle condizioni dell’ habitat , le quali possono avere, anche con variazioni in apparenza insignificanti, portata gran- dissima. Dimostrano, pero, la energica virtualita rnoltiplica- tiva delle zanzare, e sono da tenersi in conto nei lodevolis- simi tentativi, die benemeriti ricercatori fanno per la distru- zione delle zanzare (1). Possono poi contribuire a spiegare un fatto, che tante volte ho osservato : cercando nell’inverno, cer- cando anche al cominciar della primavera e certe volte cer- cando per una annata intera (e cio ho gia accennato e riac- cennero) puo venir fatto di non trovare un individuo di una data specie a pagarlo un occhio: giornate intere ho scrutato certe volte i boschi, in cui in precedent! annate avevo trovato certe. specie, e sono dovuto tornare a casa assolutamente a mani vuote: mesi dopo, la annata dopo, il bosco era pieno. Le larve vivono nelle acque dolci e ferme. Gia dissi, tut- tavia, e lo conferrno, che le larve (ho osservato quelle di Cu- lex pipiens) possono talvolta anche vedersi vivere in acque discretamente correnti e tali da poter trascinare questi insetti, se essi non si comportassero in modo opportuno, sia nel nuo- tare, sia nel prendere appoggio a corpi stabili, per non essere trasportati. Nel mio lavoro del 1896 e pure in una nota dello stesso anno, in base a una zanzara, che allora stimai specie nuova ( Culex salinus, che ora considero, come ridiro, semplice varieta del C. nemoroms ), dissi che le larve di Culex possono vivere in acque salate e con grado di salsedine maggiore di quello del mare. Celli, pero, ultimamente, in base a suoi espe- rimenti, ha asserito che se in acque poco salate (miscela di 1 su 2 di acqua di mare in acqua dolce) le larve possono vi- vere, in acque piu salate (1 su 1, 2 su 1, o in acqua di mare) (1) Vedi le interessanti ricerclie di Celli e Casagrandi, 1899. 104 — fmiscono per morire. Siccome quelli di Celli sono esperimenti bene condotti, cosi io prima di tutto sono andato ricercando in base a che emisi i miei asserti: e dico che si trattava di larve trovate in pozzanghere della salina piccola di Cagliari, la di cui acqua conobbi essere salata direttamente assaggian- dola (1): per sapere, pero, il grado della salsedine mi rivolsi ad un chimico (cui porbai un saggio d’acqua), e mi dispiace- rebbe (anclie per lui) se egli, dandomi cifre esagerate, mi avesse fatto cadere in una inesattezza. Ho tentato controllare nell’ambiente naturale (pel quale solo parlai e cbe certo pre- senta differenze con gli esperimenti di laboratorio) (2), i miei asserti, ma per ora (e seguitero le ricerche) non mi e stato ancora possibile arrivare a conclusioni. Le larve e le ninfe sono acquatiche e hanno bisogno del- l’aoqua per il loro svolgimento. Tuttavia Celli, studiando la loro resistenza, ha scritto che le larve in terreno anche sen- z’acqua, purche bagnato, possono sopravvivere per dei giorni; ha anche scritto che le ninfe, una volta formatesi, anche se poste alhasciutto, si sviluppano benissimo in immagini: a me, pero, almeno a temperatura estiva, Tesperimento non e riu- scito e le ninfe sono morte per essiccamento. Le larve delle culicide nell’acqua preferiscono sempre i luoghi ombreggiati, o almeno esse si mettono all’ombra, delle erbe, delle sponde, etc. Quelle di Culex possono sovente ve- dersi unite in brigate: e cio e da credere dipenda perche le uova sono unite tutte insieme e tutte insieme ne nascono le larve, ma potrebbe anche dipendere da speciale istinto; si tro- vano, pero, facilmente anche larve di Culex isolate. Le larve di Anopheles di regola sono isolate, certo perche piu isolate e isolabili sono le uova, e per mettere insieme un certo nu- mero delle larve stesse, talvolta occorre pescare a lungo: presso (1) Che fosse almeno salmastra, niun dubbio. Anche Grassi ha trovato larve in acque salmastre. (2) E Celli giustamente si chiede se per le larve potrebbe avverarsi un progres- sive. graduale adattamento a vivere in acque salate. — 105 — le sponcle piutfcosto ripide e luogo ove volentieri si raccolgono le larve di Anopheles, e quelle di Anopheles hifurcatus delle vasche dei giardiui stanno quasi tutte presso le sponde. La qualita dell’acqua, nella quale vivono le larve, varia moltissirao. Vi sono larve, come quelle di Anopheles, le quali (come scrissi fin dal 1896 e come hanno confermato Grassi e Celli) non vivono mai naturalmente in acque troppo sporche o putrescenti; vogliono, bensi, acque morte o quasi morte, ma piuttosto clriare e con vegetazione viva, quali le acque di pa- lude e di risaia; vi sono altre larve, come quelle di Gulex spathipalpis, che vivono o possono vivere naturalmente in acque sporche e torbidissime; ve ne sono altre poi, che, come quelle di Culex pipiens, trovi nelle varie acque, da quelle di risaia, a quelle dei maceri, a quelle delle piu putride pozzan- ghere, a quelle solfidriche, quali le acque albule di Tivoli (Celli). Per le cose accennate, anche la quantita d’acqua, in cui naturalmente possono vedersi vivere le larve, per dirlo cosi in base ai casi tipici, varia, dai grandi paludi e le risaie dell’ Anopheles claviger , alle piccole pozzanghere, ai vasi delle case, alle vasche dell’ acqua benedetta delle Chie- se, etc. del Culex pipiens e del Culex elegans. Non si dice che le prime non possano vivere in piccole masse d’acqua, che anzi, e lo ridiro, lo possono; ma a patto che tali piccole masse acquee conservino il carattere di qualita, che sopra ho accennato. Mentre durante la buona stagione si succedono le genera- zioni delle zanzare, al finire della stagione propizia cessa la riproduzione e comincia lo svernamento. Svernano le femmine gia, come dissi nel mio lavoro del 1896 e come Grassi ha confermato, fecondate; sverna anche qualche maschio, ma raro e in certe specie rarissimo tanto che Grassi dice non aver trovati maschi di Anopheles ibernanti. I quartieri d’in- verno sono vari e variano per le diverse specie; in complesso posso ripetere quello, che scrissi nel 1896 : le zanzare si na- scondono per svernare nei boschi sotto ai rami, o nei tronchi 106 — cavi, si nascondono nei cespugli, o nelle grotte o negli edi- fici umani, cioe nelle case e nelle capanne, nelle cantine, nelle stalle, nelle chiese e quivi passano 1’ inverno immobili, e ho visto zanzare rimanere dei mesi alio stesso posto; taluna pero, come giustamente dice Celli, di quando in quando puo muo- versi e pungere. Ho notato die in Sardegna e specialmente in Sicilia vi sono zanzare, e non di una specie sola, che piu o meno pungono per tutto l’anno, e andando in pieno inverno p. es. a Marsala si e tormentati dalle zanzare. Cosi e nei paesi tropicali, ove le zanzare non danno tregua in nessuna epoca dell’anno. Andando alle immagini, comincio per riconfennare che nes- suna zanzara, per quanto abbia abitudini diurne, e amante della troppa luce, del troppo vivido sole. Vi sono, tuttavia. prette zanzare diurne, come il Culex elegans, le piu delle specie essendo crepuscolari e notturne. Dante per accennare il principiar della notte scrisse il bel verso « Come la mosca cede alia zanzara »; l’ora d’oro infatti, e lo ridissi, delle zan- zare e il momento, in cui annotta: voi andate sulle sponde di uno stagno di giorno e potete non trovare nessun vestigio di zanzara: fin che il giorno e chiaro, nulla: il sole cala, e nulla ancora; non vi perdete di coraggio: ecco che il giorno ormai in buona parte ha ceduto alia notte e la luce si fa debole e incerta, ed ecco le zanzare, ed ecco che la cattura comincia, come comincia il martirio. Di giorno le zanzare stanno nascoste nei luoghi oscuri, come ridissi, e riparati dalla troppa luce: nei boschi ombrosi, nelle siepi, nei burroni e nei fossati ombreggiati da vegeta- zione. tra gli arboscelli, le canne, le erbe delle paludi e delle risaie, nelle grotte, sotto le volte oscure dei ponti, nelle can- tine accessibili, nelle stalle, nelle abitazioni. E, come ridiro, queste o quelle preferiscono, come talune zanzare boscaiole, che difficilmente troveresti altrove, questi o quelli di tali na- scondigli. Nei luoghi oscuri, lo ripeto, anche le specie not- turne possono di giorno industriarsi a pungere e molestare. 107 — Per il regime alimentare distinsi gia altra volta le zan- zare in ematofaglie e fitofaghe. Grassi mi diceva aver egli opinione che al caso tutte le specie siano ematofaghe; e di fatto ho visto pungere animali qualche zanzara, che ritenevo fitofaga. Allora si potrebbe (credo) dire che spinte dal bisogno o dalla opportunity le zanzare sono ematofaghe o fitofaghe, ma per natura loro ve ne sono, che preferiscono essere ema- tofaghe, ed altre, forse le meno, fitofaghe. Circa ai maschi poi non si puo negare che in generale sono fitofagi ed ho visto il maschio del Culex alhopunctatus indubbiamente suggere certi speciali fiori; peraltro v’e, come feci gia sapere altra volta (i), qualche maschio accanitamente ematofago, (che meglio mette in evidenza il carattere degli altri), il quale, come quello del Culex elegant , attacca l’uomo, e l’osservatore puo catturarselo addosso. Certe specie poi ve- risimilmente sono (le femmine) fitofaghe in certi periodi, ema- tofaghe in altri, il che ritiene anche il Celli. Quando, per rispetto alia loro esistenza, cominciano a suc- chiare le zanzare ematofaghe? Yi sono specie, che pungono [appena la immagine (del tutto verginale) si e svolta dalla ninfa, e Grassi pel primo lo ha detto per V Anopheles cloviger, cosa che jio posso pienamente confermare, essendo piu di una volta riu- jscito a farmi pungere da immagini dell’ Anopheles suddetto appena sbocciate dalla ninfa. Yi sono specie, che non pungono proprio subito, ma poco dopo: cosi per citare un esempio, presa una femmina di Culex elegans natami in laboratorio e con una campanina postala sul dorso della mia mano, notai che nel primo giorno non voile affatto pungere, nel secondo fece un [piccolo tentativo, che mi causo un piccolo ponfo, ma subito oesso, nel terzo si attacco e si riempi completamente di sangue, procurandomi un ponfo pruriginosissimo, che mi duro alcuni o'iorni. Yi sono poi specie, che non si decidono a pungere (1) Tuttavia anche in articoli recenti (e anche nella Zoologia medica del Mingaz- zini) si tace questo fatto, e si ripete la vecchia asserzione solo Je femmine pungere. — 108 — che dopo un periodo di maturazione di taluni giorni, e cosi i] Culex pipiens , di cui ridiro (parlando anche della quistione del C. 'j hytophagus), e forse aspettano, come accennai in una mia noterella, di essere fecondate. — E da credere, poi, che le zanzare ematofaghe non pungano sempre, ma che vi siano dei periodi, in cui non lo fanno, e io sono stato varie volte in Maggio presso i margi di Ortira in quel di Messina, ove erano molti individui di Culex Richiardii , senza che tuttavia essi mi pungessero mai. Quante volte succhian sangue le zanzare ematofaghe? In- teressante quistione, gia per alcune specie risolta da Grassi. — Non e da escludere, che vi siano specie o individui, che pun- gono una volta sola, e Grassi dice che forse il Culex penicilla- ris si contenta di un solo pasto di sangue, come puo darsi che di un solo pasto di sangue si debbano contentare molti indi- vidui. Ma certo altre specie, e Grassi lo ha dimostrato p. es. per quelle di Anopheles , pungono piu di una volta. La fem- mina di Culex elegans , che sopra ho detto, la quale al secondo giorno di vita immaginale tento pungere e al terzo punse e si satollo, digeri, emettendo fecce, per i tre giorni succes- sivi e al quarto giorno dopo puntomi, si riattacco di nuovo al dorso della mia mano e si riempi di nuovo di sangue, che aveva dopo quattro giorni in grande parte digerito, quando mi fuggi via. Di quale natura e Vhabitat in largo senso delle varie zan- zare e come possono queste classarsi per rispetto ad esso? Vediamo. Prima di tutto ripeto che le culicide sono insetti, le cui specie abbondano al piano e, di regola, e per quanto qual- che specie possa alquanto elevarsi, non molto salgono i month ; Poi ripeto che sopra a tutto abbondano nei luoghi con acque, 1 scarseggiano o mancano del tutto in quelli senz’ acque, o solo, come i monti, con acque correnti. Nei luoghi con acqua bisogna distinguere quelli con acque 1 aventi il carattere di acque palustri con vegetazione viva 109 — (come paludi, cosi dette valli, risaie, etc.), quelli con orti, giardini, boschetti, nei quali sono yasche d’acqua, perenne e assai chiara, ma quasi ferma e con un po’ di vegetazione viva, quelli aventi solo acque avventizie, poco estese e fram- mentate, comunque sporche, quali in genere le acque dei fossati di scolo, delle pozze, etc. etc. Queste sono tre ma- niere generali e assai interessanti di habitat , suscettibili, come vedremo, di farci distinguere tre gruppi dietologici di zanzare. Come, dunque, classeremo le culicide sotto tali rispetti dietologici ? Lynch Arribalzaga (1891) secondo, come egli scrisse, i loro abiti e costumi, distribui le Culicidae nella maniera seguente: I. Domestiche: e vi ascrisse i generi Culex e Taeniorhynchus . II. Campestri: e vi ascrisse i generi Ochlerotatus, Heteronycha e Janthinosoma. III. Palustri: e vi ascrisse i generi Anopheles , Aedes e Ur a- notaenia. IV. Silvicole: e vi ascrisse i generi Sabethes, Psorophora e Me- garhinus. Certo questa distinzione e interessante e degna di consi- derazione; ma, a mio credere, ha due difetti ; il primo, di con- templare solo complessivamente i generi, mentre una distin- zione simile vuol essere fatta particolarmente per le specie, il secondo, di essere fatta in base a criteri dietologici troppo promiscui, cioe, per esempio, insieme larvali e immaginali, mentre io ritengo che e necessario distinguere. Io tentero una duplice distinzione dietologica: una, che considero di maggiore importanza, in base alia vera natura foXY habitat delle larve; una, che reputo meno importante e piu artificiosa, in base alle stazioni, almeno preferite, delle im- magini. Cominciando per dar cenno di questa seconda, della distin- zione, cioe, delle zanzare in base alle stazioni, almeno prefe- rite ed almeno in momenti, come quello del succhiare, molto important! per l’insetto, delle immagini, dico che non ho dif- — 110 — ficolta ad accettare il raggruppamento di Lynch Arribalzaga, ma intendendolo in modo del tutto ristretto e preciso, come si capisce da cio, che ho premesso, e cambiando, per non creare sinonimie, il termine palustri con quello fruticicole. — Si pos- sono, allora, chiamare domsstiche le zanzare, che entrano nelle abitazioni umane per pungere o che possono entrarvi anche per svernare : tipo il Culex pipiens , ma anche altre, come il Culex elegans, e perfino alcune di quelle, che per natura del- 1 'habitat delle larve sono genuinamente palustri , come V Ano- pheles claviger e , fino a nn certo segno, il Culex Richiardii. Si possono chiamare campestri o ortensi le zanzare, che per lo piu se ne stanno nella vegetazione ortense, come il Culex hortensis , V anmdatus , lo spathipalpis , Vimpudicus. Dire si pos- sono fruticicole , ossia amanti dei cespugli e delle macchie, le zanzare, che molto si trattengono nella vegetazione fruticosa o suffruticosa delle paludi e delle loro vicinanze, e tali il Culex penicillaris , fino a un certo segno il C. Richiardii e il nemo- rosus, poi il Culex modestus e qualche altra. Possonsi appel- lare silvicole o boscaiole quelle zanzare, che a qualunque altro soggiorno preferiscono quello delle solve ombrose, come in generale il Culex nemorosus, Yornatus , Y albopunctatus, Y Ano- pheles bifurcatus, e fino a un certo segno il C. Richiardii, il modestus, etc. Si capisce, e si scorge anche dalle cose che ho detto, che si tratta di distinzioni, che non hanno nulla di as- soluto e di reciso, mentre talune specie possono variamente classarsi; ma pero esprimono anche del vero. In base alia natura deYY habitat delle larve, ed ecco real- mente il carattere dietologfco interessante, io distinguo le no- stre zanzare in palustri , subpalustri, e foveali. Chiamo palustri le zanzare, le di cui larve hanno bisogno per vivere di acque palustri e naturalmente non vivono che in esse. Il tipo di tale ambiente ci e dato da acque ferme o quasi ferme, si maceranti qualche sostanza vegetale morta, ma in complesso chiare e con vegetazione viva (vegetazione pa- lustre :, fatta di canne palustri, giunchi, ninfee, crescione, spe- Ill — ciali alghe come le conferve, etc.; o vegetazione di risaia ); queste acque possono ora essere in grandi estensioni, ora pero anche in piccole e piccolissime, senza perdere la natura loro, e conosco qualche luogo, in cui una raccolta d’acqua di pochi metri quadri di superficie, ma a carattere palustre genuino, puo allevare le larve delle zanzare palustri (e essere focolaio di malaria!). Le zanzare palustri (non si confonda zanzara pa- lustre con malarica , vedi piu. innanzi) sono molte. In Italia possiamo prendere come tipo V Anopheles claviger , ma anche il Culex penicillaris , il Culex Richiardii, il Culex modestus sono specie palustri. Chiamo subpalustri , ossia quasi palustri, le zanzare, le di cui larve hanno bisogno per vivere di acque bensi (per quanto maceranti qualche sostanza vegetale morta e per quanto presso che ferine) non putrescenti e in complesso piuttosto chiare e con un po’di vegetazione viva, ma senza che realmente abbiano carattere di paludi o risaie, etc., tutto limitandosi a piccole raccolte, come per esempio vasche di giardini, laghetti di bo- schetti anche signorili, e via dicendo. Varie sono le zanzare subpalustri. In Italia si puo prendere come tipo 1’ Anopheles hifurcatus , del quale nelle vasche di parchi e di vari giardini, anche botanici, per esempio ultimamente di quello di Messina, ho trovato abbondanti le larve; ma vi sono altre specie, come il Culex nemorosus , il Culex ornatus, il Culex albopunctatus , il Culex annul atus , il Culex hortensis , il Culex impudicus, che io tutte considero specie subpalustri. Chiamo foveali, cioe di fosso e si potrebbero anche dire di pozzanghera ) le zanzare, le di cui larve vivono in acque comunque ristrette, avventizie, sporche, subputrescenti, o an- che putrescenti, come quelle dei fossati di scolo, delle pozzan- ghere, dei vasi abbandonati, dei maceratoi da canape, etc. Queste zanzare non sono forse le piu abbondanti per specie, ma possono esserlo per individui, oltre di che sono molto diffuse nei vari paesi. In Italia possiamo prendere come tipo il comune Culex pipiens , ma anche il Culex spathipalpis, e il Culex elegans sono della categoria. Stabilite queste categorie, e necessario subito sapere die se le zanzare palustri non si riproducono mai fuori del loro ambiente, in modo che mai troverete nna larva di Anopheles claviger nelle luride pozzanghere o in un maceratoio, ove pos- sono pullulare le larve di Culex pipiens , e in modo che larve di tale specie neppur mai io ho finora trovato negli ambienti subpalustri; e se le zanzare subpalustri mai si adattano all’ am- biente delle foveali, in modo che mai una larva di Anopheles hifurcatus ho nelle pozzanghere del Culex pipiens trovato; puo invece accadere che le specie subpalnstri si trovino nell’am- biente palustre, e cosi nelle palndi ho trovato larve di Culex impudicus e annulatus, e le foveali nell’ambiente subpalustre o anche palustre, e cosi pescando nelle paludi ho sovente tro- vato qualche larva, del resto sparsa, di Culex pipiens, che e la zanzara universale per eccellenza. Quella riportata, secondo che crederei, e forse la pin pro- pria delle distinzioni dietologiche, che possano farsi delle no- stre culicide. Le zanzare non si allontanano di regola gran che dal loro luogo di nascita (1). Sia pure che si tratti di immagini dome- stiche, campestri, fruticicole, silvicole, si puo in genere esser certi che le loro larve non hanno menato vita molto distante; ed ecco, p. es., che le specie, per la natura delle larve, palu- stri, anche se hanno immagini di natura domestica o silvicola, solo nelle case o nelle selve in vicinanza delle paludi si tro- veranno. E noto in molte citta che certi quartieri, che sono in vicinanza di acque ferme, sono tormentati dalle zanzare, altri sono del tutto immuni. Le zanzare non volano molto in alto, onde gli ultimi piani delle case, come dice anche Grassi, sono meno invasi. Pero (1) Gli anofeli possono, secondo Grassi, talvolta allontanarsi anche di pareeclii ehilometri, per6 in pianura e se non trovano ostacoli. — 113 — questo specialmente se tira vento, perche con la calma un po’ si attentano salire ; Erodoto diceva che gli egizi, che abitavano i luogbi paludosi, salivano a dormire sulle torri, giacche le zanzare a cagione dei venti non possono volare in alto. Ed il vento e poco amato dalle zanzare, che, quando troppo spira, non osano girovagare; talvolta, pero, esso le rapisce, e luo- ghi liberi da questi insetti possono esserne invasi per cagione del vento, che e una delle cause di diffusione delle zanzare. Le zanzare sono intimamente legate alle condizioni del- 1 'habitat, e al variare di esse varia la intensity e il tono della fauna culicidica di una regione. Bastano a dimostrarlo le sem- plici differenze di una stagione di una annata, ad esempio la primavera, per rispetto alia stessa stagione di un’altra an- nata. Nella bella e grande foresta di Tornbolo in quel di Pisa in una precedente annata nei mesi di Luglio e Agosto io avevo trovato abbondante il Culex albopunctatus e 1’ ornatus : in un seguente anno negli stessi mesi invano ne ho cercato un esemplare. Qual’e la stagione delle zanzare? Per stagione delle zan- zare io intendo quella, in cui esse sono attive, volano, pun- gono, si riproducono. Nei paesi tropicali, purche provvisti di acque, si puo dire che e tutto l’anno, o oscilla in alcuni un po’, almeno per la quantita, secondo la stagione dell’asciuttore o delle piogge. Mano rnano che si procede ai paesi temperati e freddi la sta- gione delle zanzare va sempre piu circoscrivendosi attorno al periodo estivo. Yeniamo all’Italia. Prima di tutto dico che in Italia il pe- riodo precipuo, in cui nelle acque si trovano larve di zanzare, e la primavera, l’estate e anche l’autunno ; di certe specie, tuttavia, di Culex si trovano le larve anche in inverno ed io gia scrissi di avere trovato in pieno inverno larve di C. spa - thipalpis; le ho trovate poi anche di qualche altra specie; Celli scrive di aver trovato larve di Culex per tutto un in- verno mite. Grassi, che prima aveva asserito di non avere tro- Anno XXXI. S vato in uessuna parte d’ltalia larve di Anopheles nel mese di Gennaio, ha detto in altra nota : Dopoche mi sono accorto della difficolta di trovare le larve, ho sospettato che possano trovarsi anche nei mesi invernali, molto pin che d’inverno accade di tanto in tanto di trovare degli anofeli colie nova mature. La questione e sapere se il trovar larve coincide con vera attivita riproduttiva della specie, o se invece si tratta di larve ritardatarie a sviluppo invernale lento. Forse in certe regioni e vera la seconda cosa, ma per altre riterrei indubbio che sia vera la prima. In Italia io direi, cioe, che la stagione delle zanzare in certe parti meridionali e almeno per certe specie, dura tutto 1’anno; in altre parti e meno o pin limitata. Ma questa della stagione delle zanzare con le sue continuity e le sue interruzioni, i suoi alti e i suoi bassi, e una quistione, che vuol essere meglio studiata, e vuol esserlo specie per spe- cie, poiche certo esistono, delle differenze. A proposito di annotazioni dietologiche, vi sarebbe da dire anche dei rapporti tra zanzare e peculiari malattie; ma non e qui il caso che io me ne occupi; mi limito prima di tutto a ricordare le relazioni tra zanzare e filariasi , poi e special- mente a menzionare quelle tra zanzare e infezione malarica. Su questa quistione e superfluo ormai che io segnali al lettore le brillanti scoperte e i meriti grandi del nostro Grassi. Secondo le ricerclie di Grassi, le zanzare italiane malariche , cioe capaci di essere uno degli ospiti dell’emosporidio della malaria uinana e di inocularne i germi, sarebbero quelle del gen. Anopheles , con a capo il comune Anopheles claviger. Ed ora si capisce bene la differenza tra zanzara palustre e zanzara malarica: palustri sono le zanzare secondo 1’ habitat larvale, malariche sono secondo che capaci di trasmettere la malattia malarica: le zanzare malariche sono palustri, ma le palustri non sono tutte, per rispetto all’uomo, malariche. — 115 CAPITOLO V. Classazione e descrizione di un complesso di 20 specie italiane della famiglia delle Culicidae. 1. — Sgnardo storico-Mbliografico. — Generality sulla divisione della famiglia. II primo autore nel periodo recente, ossia da Linneo in poi, che si sia intrattenuto in Italia su zanzare, e stato, per tacere di Roffredi, che non si occupo di speciografia, il Rossi, il quale nel tomo secondo della sua Fauna etrusca (1790) (1) istitui una specie col nome di Culex rusticus. Quando si consideri la regione italiana in largo senso, si trova ,poi il Germar, che descrisse (1817) (1) un Culex dome- sticus per la Dalmazia, del resto rienumerato poi per l’ltalia da Rondani, e il Leach (1825) (1), e il Risso (1826) (1), che descrissero tre specie -nuove rinvenute in quel di Nizza, le quali chiamarono Culex meridional is, Culex nicaeensis e Culex musicus. Nel 1827 Robineau Desvoidy istitui un Culex siculus da esemplari avuti di Sicilia (1). Tutte queste specie, pero, furono molto male ca-ratterizzate e la loro identificazione riesce oggi cosa impossibile o diffici- lissima. Eccoci a Rondani. Questo chiaro e benemerito ditterologo italiano nel suo Prodromus (1856) (1) ammise per l’ltalia i tre generi delle Culicidae europee Anopheles, Culex, Aedes; ma non disse nulla delle specie, e sebbene ammettesse il gen. Aedes per l’ltalia, non disse affatto che egli ve lo avesse effettiva- mente trovato. (1) Yedi citazione in ultimo. 116 — Fu nel 1872 (1) eke parlo di specie, e cioe delle specie italiane del gen. Culex , che conosceva, e lie ammise 12, delle quali 6 ((?. clomesticus, pipiens. nemorosus, calopus, rusticus , cui fece identico il dorsalis di Meigen, annulatus ) conosciute gia, e 6 ( articulatus , albopunctatus , penicillaris, pulcritarsis, pulcripalpis, spatliipalpis) istituite ex novo. Poiclie la accennata nota di Rondani e la prima, per quanto breve, pubblicazione, che si sia occupata ex professo in Italia di zanzare, cosi credo utile ed opportuno di riportarla: la traduco dal latino e do ai capoversi una disposizione un po’piu sinottica di quello, che non abbia fatto Rondani, ma non la altero o modifico in nulla e alle specie lascio la paternita loro attribuita da Rondani; eccola dunque: Specie italiane del yenere Clllex. Lin. A. Ali noil bruno-macchiate (senza macchie hr line). B. Tarsi non raanifestamente alboannulati. 0. Segmenti dell’ addome brunoscuri con bordo posteriore chiaro (albido). 1. Culex domesticus Germ. C’. Segmenti dell’addome con base pallida o con fascia chiara (al- bida) e con bordo posteriore piu o meno brunoscuro; oppure tutti nereggianti, macchiati o no di bianco ai lati. D. Segmenti dell’addome con base pallida o con fascia chiara (albida), con margine posteriore largamente bruno o ne- reggiante. E. Scapo della forchetta anteriore delle ali molto pin breve di quello della forchetta posteriore. 2. Culex pipiens Lin. E’. Scapo della forchetta anteriore di lunghezza presso che eguale a quello della forchetta posteriore. F. Articoli dei tarsi non biancheggianti alia base nep- pure angustamente. — Palpi del maschio con base de- gli articoli non manifestamente piu pallida. 3. Culex nemorosus Myn. (1) Vedi eitazione in ultimo. F’. Articoli dei tarsi angustamente, ma distintamente biancheggianti alia base. — Palpi del maschio con base degli articoli manifestamente piu pallida. 4. Culex articulatus N. D’. Segmenti dell’addome tutti nereggianti, albomaculati o no ai lati. E. Forchette delle ali con ramuli assai piu lunghi del pro- prio scapo. — I mediocri peli dei palpi del maschio non disposti in pennelli. 5. Culex albopunctatus N. E’. Forchette delle ali con ramuli manifestamente piu brevi del proprio scapo. — • I palpi del maschio forniti di lunghi peli tripenicillati (disposti in tre pennelli). G. Culex penicillaris N. B’. Tarsi almeno i posteriori distintamente alboannulati. C. Tarsi alboannulati soltanto alia base degli articoli. 7. Culex calopus Hffg. C’. Gli articoli dei tarsi alboannulati alia base e all’ apice (o l’a- nellatura occupante la cstremita di due articoli contigui). D. Addome cinto di fascie alterne chiare (albide) e nereggianti. E. Tutti i tarsi ampiamente e distintamente alboannulati. — Palpi del maschio con tutti gli articoli, anche l’api- cale breve, nereggianti con base chiara (albida). 8. Culex pulcritarsis N. E’. Soltanto i tarsi posteriori ampiamente e distintamente alboannulati, gli anteriori appena con un punto bian- conotati. — Palpi del maschio con 1’ articolo apicale breve tutto bianchissimo, i precedenti nereggianti con base chiara (albida). 9. Culex pulcripalpis N. D’. Addome oscuro gialliccio con dorso dei singoli segmenti nereggiante bimacolato. 10. Culex rusticus Rossi, dorsalis Mgn. A’. Ali brunomaccbiate (con macchie brune). B. Tarsi con articoli ampiamente e distintamente biancheggianti alia base; metatarso annulato di chiaro (albido) in mezzo. — Palpi del maschio non dilatati all’apice in una spatola un po’ slargata. 11. Culex annulatus Mgn. B’. Tarsi con articoli angustamente chiari (subalbidi) alia base; meta- tarso non annullato nel mezzo. — Palpi del maschio dilatati al- l’apice in una spatola un po’slargata. 12. Culex spathipalpis N. - 118 — Non si puo clavvero dire che le caratterizzazioni siano molto esaurienti e che la tabella di Rondani sia tale da rendere ovvio il lavoro ulteriore, ma insomma non manca di essere interes- sante. Dopo Rondani, tacendo di qualche autore. che enumero per qualche parte d’ltalia qualche specie nota di zanzara, come, per es., Bettoni, 1884, che ne enumero due per la fauna bre- sciana, come Bezzi, 1892 (1), che ne enumero cinque per la fauna della provincia di Pavia (e cioe Anopheles macalipennis, Anopheles nigripes , Culex articulatus, C. pipiens, C. nemoro- sus ), si viene, circa a zanzare, alle mie pubblicazioni del 1889 al 1896 (2): io pubblicai diverse note, nelle quali istituii al- cune specie nuove ( Culex hortensis, Richiardii, modestus, ele- gans, phitophagus, impudicus, salinus ), o ne descrissi meglio altre ( C . spathipalpis e penicillaris ), e pubblicai poi (1896) la Revisione sistematica della famiglia delle Culicidae europee, dove sempre menzionai le specie, che mi erano allora note del- l’ltalia, e cercai descriverle con esattezza e con estensione, me- glio che potei, sufficien'te. Dopo il mio scritto del 1896 e fino a questo momento, che io sappia un solo autore ha pubblicato speciograficamente sulle zanzare italiane, Grassi, nei lavori in fine a questo libro citati. Questo egregio zoologo, come poi meglio diro, oltre ad avere toccato della questione dell’ A. nigripes, ad avere dal- V Anopheles pieties separato un suo A. pseudopictus, ha anche istituito un’altia specie nuova, V A. superpictus, e inoltre ha istituito una specie nuova di Culex , il C. malariae. Inoltre poi (secondo che mi si comunica mentre sono per stamparsi i fogli di questo scritto) uno scolaro di Grassi — G. Noe — e prossimo a pubblicare alcune contribuzioni alia conoscenza delle zanzare (3), nelle quali, oltre a parlare di (1) Vedi citazione in ultimo. (2) In u Bollettino della Soc. entom. italiana n. (3) Vedi eitazione in ultimo. 119 — qualche specie gia edita, istituisce due specie nuove, che de- nomina Culex Fica/bii e C. mimeticus (1). Da tutte le cose dette e alio stato attuale della letteratura zoologica si vede che in Italia sono stati effettivamente am- messi due generi delle Culicidae, il gen. Anopheles e il gen. Cu- lex; Ronclani cita anche il gen. Aedes, ma nominalmente e non dice cli avervelo in effetto trovato; si vede poi che le specie ammesse dagli autori per 1 ’Italia (istituite ex novo o gia conoseiute per altri paesi) sono quelle sotto indicate. CATALOGO DELLE SPECIE ITALIAN E DELLE CULICIDAE SECONDO LO STATO ATTUALE DELLA LETTERATU11A ZOOLOGICA. 1 . — 2 . — 3. — 4. — 5. - — 6 . — 7. — 8 . — 9. — 10 . — 11 . — 12 . — 13. — 14. — 15. — 16. — Gen. Anopheles, Mg. (1818). Anopheles bifurcatus , L. (1758). A. claviger, Fabr. (1805); maculipennis, Mg. (1818). A. nigripes , Staeger (1839). A. pictus , Loew, (1845). A. pseudopictus , G-rassi (1899). A. superpictus , Grassi (1899). Gen. Culex, L. (1735). Culex pipiens , L. (1758). C. annul atus, Schrank (1776). C. rusticus , Rossi (1790). C. domesticiiSi Germar (1817). C. calopus , Meigen (1818). C. nemorosus, Meigen (1818). ? C. meridionalis, Leach (1825). ? C. nicaeensis , Leach (1825). ?C. musicus, Leach (1825). ? C. sicuhis, Rob. Desv. (1827). (1) Questa gia 6 stata annunziata di nome da Grassi in uno dei suoi lavori. 120 1 7. — C. dorsalis, Meigen (1830). 18. — C. articulatus , Rondani (1872). 19. — C. albopunctatus , Rondani (1872). 20. — C. penicillaris, Rondani (1872). 21. — C. pulcritarsis, Rondani (1872). 22. — C. pulcripalpis, Rondani (1872). 23. — C. spathipalpis, Rondani (1872). 24. — C. hortensis, Ficalbi (1889). 25. — C. Eichiardii , Ficalbi (1889). 26. — C. modestus, Ficalbi (1889). 27. — C. elegans , Ficalbi (1889). 28. — C. phitliophagus, Ficalbi (1890). 29. — C. impudicus, Ficalbi (1890). 30. - — C. salinus , Ficalbi (1896). 31. — C. malariae , Grassi (1898). 32. — C. Ficalbii , Noe (1899). 33. — C. mimeticus, Noe (1899). Trattasi, come si vede, di 33 specie. Ma devo subito dire che alcune sono cosa soltanto nom inale, e a quelle che reputo le pin nominali di tutte, io bo posto innanzi un punto inter- rogativo, ed altre non sono in realta vere entita specifiche proprie, ma, come varieta o come ripetizioni, devono rientrare in precedenti specie, delle quali sono sinonime (1). Yolendo ora entrare piu particolarmente nella speciografia, dobbiamo chiederci: Come si puo suddividere la famiglia delle Culicidae ? Tutte le culieide, che conosceva, Linneo poneva nel genere Culex da lui istituito nel 1735. E cosi si fece da Fabricius e da altri fino alia grande opera di Meigen. II Meigen (2), che divideva i Ditteri prima in due grandi scompartimenti (Proboscideae e Eproboscideae) e poi il primo (1) Tali, vedremo, anche due delle mie. il phitophagus, che ora so essere pipiens, e il salinus. che ora faccio rientrare nel nemorosus. (2) Vedi citazione in ultimo. 121 — scompartimento in due sottoscompartimenti, dei quali il primo comprendeva per lui una famiglia sola, la prima (Mucken o Tipulariae), in cui stabiliva diversi raggruppamenti, uno dei quali dei Culiciformes, — scindeva i suoi Culiciformes in due gruppi secondo la proboscide lunga o corta, e nel primo po- neva, per quanto senza nome speciale, ma primo di tutti isti- tuendo di fatto il gruppo, le zanzare. Ma ecco ora l’importante: egli le partiva in tre generi: di questi, uno era il solito genere linneano Culex , un altro il ge- nere Anopheles , che Meigen istitui a spese del genere Culex, un terzo il genere Aedes, che egli istitui per una forma non linneana, ma scopertasi dopo. Cosi il gruppo delle zanzare fu scisso da Meigen in tre ge*- neri. E i caratteri, che ad essi attribuiva, nella tabella di di- visione generate dei Ditteri indico cosi: 1. Gattung. Culex: Taster des Mannchens langer als die Fiihler, bei dem Weibchen sehr kurz. 2. Gattung. Anopheles: Taster bei beiden Geschlechtern langer als die Fiihler. 3. Gattung. Aedes: Taster bei beiden Geschlechtern kur- zer als die Fiihler. Invece la dove descrisse partitamente le specie, indico in questo modo : Gen. Culex: Antennae porrectae, filiformes, 14-articu- latae, maris plumosae, feminae pilosae. Palpi porre- cti, 5-articulati, maris proboscide longiores, feminae brevissimi. Proboscis porrecta, longitudine thoracis. Alae squamatae, incumbentes. Gen. Anopheles: Antennae porrectae, filiformes, 14-arti- culatae, maris plumosae, feminae pilosae. Palpi por- recti, 5-articulati, longitudine proboscidis. Proboscis porrecta, longitudine thoracis. Alae squamatae, in- cumbentes. 122 — Gen. Aedes: Antennae porreetae, filiformes; 14-articula- tae, maris plumosae, feminae pilosae. Proboscis por- recta, longitudine thoracis. Palpi brevissimi. Alae squamatae, incumbentes. Dopo Meigen tutti ammisero i tre generi clella Gulicidae, die egli aveva adottato (il linneano Culex, e i due propri di Meigen), e per 1’ Europa nessun altro genere fu mai piu isti- tuito. Ne furono, pero, istituiti altri per specie esotiche, e cosi (a tacere di un preteso genere Plettusa , che istitui Philippi pel Chili nel 1865, ma che poi si vide essere stato erroneamente attribuito a un tipulide), Robineau Desvoidy nel 1827 non solo accetto i tre generi anteriormente ammessi, Culex, Ano- pheles, Aedes, ma ne istitui, per zanzare esotiche, altri tre, Sabethes, Megarhinus, Psorophora, e Lynch Arribalzaga nel 1891, oltre ad accettare tutti i precedenti, Citlex, Anopheles, Aedes, Megarhinus (egli scrive, come hanno pur fatto altri, Megarhina), Sabethes, Psorophora, ne istitui, per zanzare sudamericane, altri Io scindo le Gulicidae europee in tre generi: il gen. Ano- pheles di Meigen, 1818, il gen. Culex di Linneo, 1735, e il gen. Aedes pure di Meigen (benche egli vi scriva dietro Hoffmsgg), 1818. Altra divisione della famiglia fuori di que- sta, che e ormai quella consacrata dagli autori, come riscrissi, io non mi creclerei autorizzato di fare, almeno per le specie italiane e europee, che conosco. Questa scissione faccio in base alia caratterizzazione se- soma, Uranotaenia. guente : 1. Palpi in ambo i sessi circa lun- ghi quanto la proboscide. ... l.° Gen. Anopheles. 2. Palpi nel solo maschio circa lun- ghi quanto la proboscide o piu — 123 — lumrhi. ma nella femmina molto piu corti 2." Gen. Culex 3. Palpi in ambo i sessi molto piu corti della proboscide 3.° Gen. Aedes. Per 1’ Italia, per ora almeno, non possono ammettersi che i due generi Anopheles e Culex, poiche Aedes non e stato an- cora effettivamente trovato. Allora, tutto cio stabilito, vengo a pariare dei due generi e a descrivere quelle specie italiane, che ben conosco, dei ge- neri stessi. 2. — II gen ere Anopheles per rispetto alle specie italiane. C aratterizzazione. Gen. Anopheles, Meigen (1818). {Culex, L.; Fabr. ; Schrank; Gmelin; Villers; Meigen 1804). Oltre gli attributi convenienti a questo genere, che furono accennati alia caratterizzazione generale, il genere stesso ha in confronto dell’altro, Culex, i caratteri principali, che si ven- gono a enumerare. Palpi in ambo i sessi circa lungi quanto la proboscide. Palpi (1) della femmina 5-articolati, i tre articoli estremi (5.°, 4.° e 3.°) con articolazioni perfette, gli altri due (2.° e l.°) separati tra loro da una articolazione rneno netta, che pero e resa pin accentuata da minore pigmentazione della chitina e da lieve interruzione del rivestimento di peli e squa- mette del palpo; l’articolo basale o l.° corto e tozzo e stroz- zato un po’ verso il mezzo, ma non effettivamente doppio. Palpi del maschio 5-articolati, i due articoli estremi (5.° e 4.°) con (1) Circa alia computazione del numero degli articoli dei palpi, e circa alle lievi differenze, che in proposito possono apparire tra il lavoro del 1896 e il presente, vedi ci6 die dissi in una precedente parte di questo scritto. 124 — articolazioni perfette (l’ultima grandemente costipata), gli altri tre (3.°, 2.° e l.°) separati tra loro da articolazioni meno nette, che pero sono rese piu accentuate da minore pigmentazione della chitina e da lieve interruzione del rivestimento di peli e squamette del palpo, l’articolo basale o l.° corto e tozzo, e un po’ strozzato verso il mezzo, ma non effettivamente doppio; sono insensibilmente pin corti della proboscide, di forma cla- vata, subpenicillari. Primo articolo o basale (torulo) delle an- tenne in generale nudo (fatta qualche eccezione, A. pictus ) di squamette. Nuca senza il vello che in Culex , ma piu setolosa e specialmente piu ricca di squame a lunga racchetta, che for- mano una ispida e fitta chioma nucale, dalla quale sporge un lungo acuminato ciuffetto diretto in avanti; non cornice di peluria chiara intorno agli occhi. Dorso del torace peloso-seto- loso, ma (fatta un po’ d’ eccezione per una specie, A. super- pictus), senza il vello di squamette, che in Culex; lati del torace senza accumuli di squamette. Un’ unghia composta, tridentata (in cui l’uno dei denti rappresenta l’altra unghia), ma unica, al primo paio di arti del maschio (1), che ha la seguente notazione denticoloungueale 3 - 0.0 - 0.0. Nella fem- mina la notazione stessa e 0.0 -0.0 -0.0. Addome dorsalmente e ventralmente bensi peloso e setoloso, ma tuttavia nudo di squamette, per il che si scorge il colore del fondo. Uova non in un cumulo a barchetta, ma in parecchi cumuli, ge- neralmente a nastrino, talvolta a stella. Larve differenti da quelle di Culex nella forma della testa, delle setole laterali dei segmenti del corpo, delle appendici della estremita dell’ ad- dome, dove non si ha il lungo tubo respiratorio, che in Cu- lex, etc.; differenti inoltre per possedere singolare movimento rotatorio della testa, e per la stazione nell’ acqua, le larve di Anopheles tenendosi, quando sono in quiete, perfettamente oriz- zontali e galleggianti al pelo di essa. Specie palustri o subpa- (1) Mi riferisco alle tre specie, di cui il maschio mi e noto. Per la femmina con- templo le quattro specie italiane. — 125 — lustri. Feminine ematofaghe (1), maschi fitofagi; le immagini sono prevalentemente boscaiole in alcune specie, ma in altre vengono numerose nelle abitazioni uraane ad assalire l’uomo e gli animali domestici (2). Quali sono le specie , che si descriver anno. Fin dal 1896 io ammettevo per l'ltalia tre specie di Ano- pheles, cioe claviger, pictus , bifurcatus, che con V A. nigripes, considerato specie a se ed ammesso anche da qualcun’altro, sa- rebbero state quattro; Grassi poi denomind altre due specie, superpictus , pseudopictus; per il che alio stato attuale della let- teratura zoologica, in Italia sarebbero state, se non ammesso tutte contemporaneamente dai singoli Autori, mentovate sei specie di Anopheles. Ma in realta alia critica dei fatti il numero delle realmente esistenti si riduce a quattro: e cio per la ragione che I’M. ni- gripes rientra nel bifurcatus , e dell’M. pictus e dello pseudopic- tus o si ammette 1’ uno o si ammette 1’ altro. Le quali cose vengo rapidamente a spiegare. Circa alia questione dell’M. nigripes ho ormai per sicura la mia vecchia opinione che esso non sia altro che varieta indi- viduale accidentale di A. bifurcatus , e lieto che anche Grassi abbia adottato, e appoggiato colle sue osservazioni, questo modo di vedere, passo oltre. Sull’altra quistione dico qualche, per quanto breve, parola di piu. Grassi inquanto a specie di Anopheles a ali, tarsi e palpi variopinti ritiene (e accenno cio senza riportare in proposito tutto lo svolgimento delle idee dell’Autore dalle prime cornu- nicazioni in poi) che in Italia esista una forma variopinta pic- cola, che egli ha trovato nell’ Italia meridionale, e che consi- (1) Io ho sempre ammesso, anche per prova, questo fatto; solo ritenni, a torto, piu fitofagi che ematofagi gli anofeli. (2) La dietologia degli anofeli e stata magistralmente delineata da Grassi. 126 — dera (con piena ragione) specie nuova e chiama A. super pictus; e inolfcre una forma grande, che e molto piu diffusa della precedente. Ora e essa 1’ A. pictus di Loew, come io ritenni nel 1896, o una forma si molto affine, ma distinta? Grassi la considera, per quanto molto vicina, distinla e la chiama A. pseudo pictus ; e in ogni modo vicinissima dev’ essere. Ma poi- che Grassi giustamente mi fa notare che qualche piccolo diva- rio tra la descrizione, molto particolareggiata, di Loew e la forma italiana esiste, cosi, pur ritenendo che la decisione in ultimo appello, se valutai bene io nel 1896 o valuta bene Grassi attualmente, sia ancora da pronunziare, e dando cenno nel ti- tolo della specie dell’ esistenza di questa questione, io adotto ora qui, in attesa che il sagace professore di Roma (che si e riserbato tornare sulle specie di Anopheles italiane e descri- verle particolareggiatamente) ritocchi della cosa, 1’ apprezza- mento e la denominazione di Grassi. Per tutte le cose accennate, le specie di Anopheles , che io ammetto attualmente per 1’ Italia sono quattro e sono queste quattro: A. pseudo pictus, A. super pictus, A. claviger e A. bi- furcatus. Dioisione del genere. II gen. Anopheles, e molto omogeneo e percio non si presta, almeno in riguardo alle specie italiane e posso dire europee, a essere partito in suddivisioni di una certa entita, come, per esempio, in veri e propri sottogeneri. Lo dividero, per cio, col solo intento di arrivare alle specie. E questo, per le specie italiane e europee conosciute, faro in base ai caratteri seguenti e nel modo, che sotto: Tabella di divisione analitica del genere Anopheles in riguardo alle specie italiane. I. — Femori del l.° paio nei due sessi ingrossati, ossia rigonfiati, nel loro terzo prossimale. 1 . — Anopheles pseudopictus. — 127 — II. — Femori del l.° paio non iugrossati nel loro terzo prossimale. 1. — Palpi femminili brunoneri anellati di bianco, cioe con tre anellature. 2. — Anopheles super pictus. 2. — Palpi femminili brunoneri o neri, unicolori (senza anellature). A. — Ali macchiate per accumulo di squamette. 3. — Anopheles claviger (vel maculipennis) . B. — Ali non macchiate. 4. — Anopheles bifurcatus. Una divisione in tutto basata sulle ornamentazioni puo essere la seguente: I. Ali. macchiate. 1. Palpi femminili brunoneri o neri anellati di bianco. A. Ali (molto colorite) con parte marginale anteriore di color nero interrotto da tre macchiette biondolionate, la prima piccolina e non arrivante a toccare il margine, la seconda e la terza piu grosse e arrivanti fino all’estremo margine, per cui il nero e diviso in tre tratti o macchie nere, la prima, o prossimale, e la seconda, insieme occupanti oltre la meta del margine, non ben separate, ma congiungentisi in sopra della macchiolina, che la delimita, la terza occupante il terzo distale del margine, e ben delimitata; al di la di questa e della macchia chiara, che la delimita, una quarta macchiolina nera quasi estrema o apicale: delle tre anellature dei palpi l’ultima (almeno nel piu dei casi) non tocca la punta, che e come un punticino bianchiccio per conto suo, separato dall’ ultima anellatura per un tratto jiero. 1. — Anopheles pseudopietus. B. Ali (non molto colorite) con parte marginale anteriore di color nero interrotto da tre macchie chiare toccanti il margine, per cui il nero e diviso in quattro tratti o macchie presso che eguali; delle tre anellature dei palpi 1’ ultima occupa tutta la punta palpale, che e ampiamente bianca. 2. — Anopheles superpictns. — 128 Palpi femminili brunoneri o neri unicolori (non anellati di bianco). II. — Ali non macchiate. 3. — Anopheles claviger (vel maculipennis). 4. — Anopheles bifurcatus. Descrizione delle specie. Vengo ora a descrivere partitamente le quattro specie ac- cennate del genere Anopheles. Cio faro col dare prima un breve concetto sonimario di esse, poi col dare particolareggiate notizie, comprendenti la descrizione della specie, note dietolo- giclie, e opportune osservazioni o considerazioni, che accennino a qualche dato storico-bibliografico, che spieghino come intendo le sinonimie delle specie e in base a quali ragioni, etc., etc. 1. — Anopheles psemlopietus, Grassi (1899) (1). [A. pictus, Ficalbi, 1896. — An aequales ambo (A. piatus , Ficalbi, et A. pseu- dopietus, Grassi) A.picto, Loew, 1845,?]. I. — Concetto sommario. Femori del l.° paio nei due sessi ingrossati, ossia rigonfiati , nel loro terzo prossimale. — Ali molto colorite e in complesso scure, macchiate di color giallo lionato chiaro e di hrunonero o nero per accumulo di squamette di questi colori: la parte marginale anteriore, o esterna, alare di color nero interrotto da tre macchie hiondolionate, la prima piccolina e non arrivante a toccare il margins , la seconda e la terza piu grosse e arri- vanti fino all ’ estremo margins , per cui il nero e diviso in tre tratti o macchie nere, la prima, o prossimale, e la seconda , in- (1) Avviso die sovente nel oorso del lavoro ho parlato di A. pictus; ma ho sem- pre inteso di riferirmi alia specie qui concretamente desci’itta. - 129 — sieme occupanti oltre la meta del margine , non ben separate , ma congiungentisi in sopra della macchiolina, che le delimit a^ l,a terza occupante il terzo distale del margine, e ben clelimi- tata; al di la di questa e della macchia diiara , che la deli- mita, una quarta macchiolina nera quasi estrema o apicale. — Palpi della femmina brunoscuri o brunoneri con tre piccole , ma evidenti, anellature quasi bianche, oltre di che con esilmente bianca o bianchiccia la estrema punta, ma ( almeno nel pin dei casi ) con separazione tra V ultima anellatura e questa macchio- lina apicale. II. — Notizie particolareggiate. 1. — Descrizione. Dimensions — Lunghezza totale del corpo, compresa la proboseide: gli esemplari normalmente sviluppati di ambo i sessi sono lunglii milli- metri 9 a 10, ma se ne trovano anche dei piu corti ossia di millimetri 7 a 8; gli esemplari maschili sono in genere piu chiari dei femminili. Testa. — Proboseide piu o mono oscuramente bruna: ricca di squa- mette, tra le quali visibilmente piu lunghe delle altre quelle, che corri- spondono, ventralmente, alia parte basale o prossimale della proboseide. — Palpi. Nel maschio i palpi sono circa della lunghezza della proboseide (1); per forma sono clavati; sono subpenicillari e il ciuffo delle setole e in- ferno e sorge in parte dalla estremita dell'antipenultimo, ma piu che tutto dal penultimo articolo, ed e di colore biondo cangiante ; alia base sembrano ingrossati per esistere quivi delle squamette piu lunghe e piu sporgenti delle altre, che dalla base dei palpi si estendono, gradatamente riducen- dosi, per tutto, o quasi, il 2." articolo; per colorito i palpi maschili, visti di sopra, con forte lente, oppure al microscopio a luce diretta, appaiono bruni o brunicci con spolveratura bianchiccia da cima a fondo e se mai (1) Il computo della lunghezza dei palpi per rispetto a quella della proboseide negli individui di' Anopheles, e anche nei maschi di Oulex a palpi relativamente corti, vuol essere fatta nel fresco, perche trattando il secco con soluzione di potassa (come e necessario per vedere le cose) le giunture degli articoli dei palpi si rilasciano un poco, e i palpi possono, un pocolino, piu o mono allungarsi, e nei maschi di Anophe- les, in cui la proboseide in realta supera appena appena i palpi, puo invece apparire l’opposto. Anno XXXI. 9 130 .. un po’piii addensata alia punta e appena appena alia base del penultimo articolo ove esso forma la giuntura coll’antipenultimo: hanno biondo can- giante, come ho ridetto, il ciuffo di setole, che li rende subpenicillarl, e, visti con semplice lente, presentano una anellatura gialliccio-bianca circa alia unione del primo col secondo loro terzo, ossia in corrispondenza della giuntura (imperfetta) del 2.° col 3.° articolo, anellatura, che specialmente si vede sui fondi bianchi, ma che il microscopio dimostra essere causata da interruzione del rivestimento di squamette, e da minore pigmentazione in quel punto della chitina. Nella femmina i palpi si possono dire lunghi quanto la proboscide, per quanto essa insensibilmente li sorpp.ssi con l’estremo apice; alia base sembrano ingrossati per essere quivi delle squa- mette piu lunghe e piu sporgenti delle altre, che dalla hase dei palpi si estendono, gradatamente riducendosi, per tutto, o quasi, il 2.” articolo; per colorito i palpi femminili sono hruno-oscuri o bruno-neri e presentano tre piccole, ma evidenti anellature quasi bianche in corrispondenza delle giunture antipenultima, penultima e ultima, oltre di che presentano come esile macchiolina bianca o bianchiccia (ma con separazione, fatta da tinta bruna, tra l’ultima anellatura e questa macchiolina) l’estrema punta. — Anfenne: nel maschio hanno le piumosita biondo-brunicce, ma sono secondo le incidenze di luce cangianti con riflessi giallastri; nella femmina oltre a vedersi delle squamettine bianchicce sul torulo, veggonsi squame bian- chicce lungo lo scapo, che ha pure bianchiccio il suo rivestimento di fine peluria: le setole dei verticilli hanno colore gialliccio chiaro. — Nuca: ai lati e in sotto le squamette della chioma nucale (che non e cosi lunga, sebbene evidente, come in altre specie di Anopheles ) sono di color cannella, piu o meno bruno, ma nel mezzo, ossia nella parte dorsale mediana, le produzioni ri- levate sono biancheggianti e costitui- scono una macchia di colore bianco-avo- rio (che pud vedersi in parte divisa in due lobi o due rneta, destra e sinistra, da una lineetta mediana anteroposteriore bruna), macchia, che si porta as- sottigliandosi in avanti e con le sue squamette setoliformi allungate si proietta come un ciuffetto acuminato tra gli occhi e tra gli articoli basali delle antenne. Torace. — Dorso: bensi peloso, ma privo, come di regola in Anophe- les , del caratteristico vello, che nel gen. Culex; appare di color bigio-topo o meglio bigio-cenere, gialliccio, e presenta linee di color brunocioccolata, listate di bigio bianchiccio, anteroposteriori, delle quali una e centrale e occupa il dorso del torace da cima a fondo: due altre (o, piu sottilmente, Fig. 39. — Ala di A. pseudopictus (pictus, Ficalbi 1896), femmina. Veg- gonsi le macchie nere da accumuli di sqnamette. ~~ • — 131 — quattro altre) sono laterali e stanno nella metk posteriore del dorso al- l’una e all’altra parte della mediana, della quale sono piu corte. — Lati del torace glabri, bigi, macchiati di bianco-gialliccio. — Ali: in complesso scure e anche a occliio nudo si vede che sono maculate di chiaro e di scuro, e l’esame con una semplice lente ci dimostra che le macchie chiare (di color giallo-lionato chiaro) e le scure (brunonere o nere) sono dovute a squamette, che ahhondano lungo i margini e le nervature. Descrivo brevemente le macchie, che ho rappresentato con la fig. 39. La parte marginale anteriore dell’ala presso che dalla base fino alia punta e di color brunonero o nero, interrotto da tre macchiette di color giallolionato chiaro: la prima (cominciando dalla parte basale dell’ala) piccolina, li- neare, sita subito dopo il primo terzo dell’ala e non arrivante a toccare il margine, la seconda e la terza, l’una circa alia congiunzione tra il se- condo e il terzo terzo e l’altra verso la parte terminate dell’ala, ben visi- bili e piu grosse e arrivanti fino all’estremo margine; per queste macchie il nero e diviso in tre tratti, che costituiscono tre macchie nere: la prima, 0 prossimale, e la seconda, insieme occupanti oltre la meta del margine, non ben separate, ma congiungentisi in sopra della macchiolina, che le delimita, la terza, che occupa il terzo distale del margine alare, ben de- limitate dalle due macchie chiare piu grandi; al di la della maccliia cliiara marginale distale, il margine alare presenta una quarta distinta, ma piccolina, macchiolina nera, che e quasi estrema o apicale; l’area del- l’ala ha le nervature coperte di tratti alterni di squamette giallolionate e nere, per cui si costituiscono minute macchioline nere, che si possono computare a circa 9 e di esse e da notarsene una, trasversa e un po’ in- clinata indietro, in corrispondenza delle nervature trasverse site alia base degli scapi delle forchette, che e unita piu o meno intimamente alia seconda macchia marginale, di cui sembra una dipendenza; il margine alare apicale e posteriore e ii-to delle solite squamette, che nelle Culici- clae, e qxxeste sono nei’e salvo che in due pixnti, cioe per un piccolo tratto pi-oprio in corrispondenza dell’apice alare al di la della estrema o apicale macchietta nei’a, che ho detto, e per un piccolo tratto sito un po’ prima del terzo distale del mai’gine posteriore, e in qxxesti tratti sono giallolio- nate bianchicce, costit-uendo ciascun tratto una macchiolina marginale di questo colore. Nei maschi generalmente le ali sono piu povere di squa- mette e piu chiare, e delle macchie mai-ginali la prossimale vei-so la sua base sbiadisce e cosi fanno molte delle macchiette interne ossia dell’area dell’ala. Arti. — In complesso piu o meno brunicci. — Anche pelose, bige, con macchiette chiare. — Femori. Quelli del l.° paio di arti sono (fig. 40), in ambo 1 sessi, caratteristicamente ingrossati ossia rigonfiati nel loro terzo pi-os- — 182 — Li Fig. 40. — Forma delle co- scie del l.° paio di arti della femmina di A. pictus, 1 , e di A. claviger, 2. Le coscie del- V A. pictus sono ingrossate nel loro terzo prossimale. — In- grandite. simale al di la della estremita di attacco, che e sottile come di consueto; una sottilissima orlatura presso che bianca si vede in corrispondenza del loro attacco alle anche, alia quale, specie superiormente, succede una pic- cola area assai scura, pel resto inferiormente giallicci e di sopra con piu abbondante rivesti- mento nericcio, che li rende piu scuri. — Tibie e tarsi di color bruniccio, le tibie un po’ piu chiare, e i tarsi invece piu scuri; minuta anel- latura bianchiccia, visibile appena a occhio nudo, si nota in corrispondenza della giuntura della tibia col l.° articolo dei tarsi; poi se ne notano sui tarsi, cosi : al 1." e al 2.° paio di arti tre sottili alboanellature site alia giun- tura del l.° art. col 2.", del 2.° col 3.° e del 3.° col 4.°, le anellature occupando specialmente 1’ estremo distale del pezzo prossimale delle giunture; al 3.° paio pure tre, due sottili si- rnili alle prime due degli altri arti, la terza molto piu grande, perche dalla estremita del 3.° articolo si estende oltre e prende tutto il 4.° o penultimo, che e, cosi, totalmente bianchiccio. La maniera della unqliia- tura e la seguente: nel maschio si ha che il l.° paio di arti possiede una sola grande ungliia, tridentata, cioe con due denti alia base, e uno verso il mezzo della sua lunghezza (fig. 41): uno dei denti basilari ve- risimilmente rappresenta 1’ altra ungliia, per cui l’unghia tridentata del l.° paio e di natura composta; il 2." e il 3 0 paio hanno unghie aden- tate, uguali paio per paio e quelle del 3.° un pocolino piu corte di quelle del 2." paio; nella femmina (fig. 42) si ha che le unghie di tutte e tre le paia di arti sono adentate, ambedue uguali in ciascun arto e un po’decrescenti per grandezza dal 1." al 3.° paio. Addome. — E ricco di peli di color giallo d’ottone, ma, come sempre nel gen. Anopheles , la sua superficie dorsale e la ventrale sono prive di squamette e per cio di vere ornamentazioni colorite; la superficie dorsale e in complesso bi- giobruna molto oscura, specie nella femmina, tuttavia per il diverso colore del fondo pud dare parvenza, specie nella femmina, di bande chiare e scure, essendo le chiare Fig. 41. — Ungliia unica, tridentata del l.° paio di arti del maschio di A. pseu- 225 dopictus. Fig. 42. — Unghie del l.° paio di arti della femmina del- VA. pseudopictus.—-. — 133 anteriori alle scure nei tergiti; nel maschio la tinta scura forma piuttosto un triangolo con base indietro, mentre la chiara e ad arnbo i lati del triangolo stesso; la super fieie ventrale ha, >. in generale, i segmenti gialliccio-chiari alia base, brunoscuri verso il bordo di- stale. Ma tutto cio ba, come carattere, poca importanza. — Forma dell’ appareechio sessuale esteriore masuliile: rappresentata in schizzo nei contorni delle principali parti viste di sopra dalla fig. 43; il grado di sviluppo degli aculei, che si vedono pres- .so la base tra i due grossi lobi, combi- nato con la posizione pin prossimale o piu distale della setola aculeiforme, che sorge dal bordo interno di ciascun grosso lobo, fanno distinguere, come mostra sen- z’ altro uno sguardo alle figure, le tre specie di Anopheles. Fig. 43. — Contorni delle l^rinoipali parti dell’ apparecchio sessuale esteriore maschile, visto di sopra. delYA. pseudopictus ( pic - tus, Ficalbi 1893). (1). , 2. — Note dietologLclae. L’ Anopheles qui descritto e specie, che io credo che si estenda per tutta Italia; e la ho catturata in Calabria, cosi come nella Maremma to- scana (bosco e palude di Plan d’Alma presso Castiglion della Pescaia), nel bosco di Tombolo presso Pisa, e nelle cosi dette valli del territorio di Cervia (Provincia di Ravenna); Grassi l’ha trovata nell’Italia meridionale .(Grassano, Torre Cerchiara), in provincia di Ravenna, in quel di Pavia, etc. Sebbene specie diffusa, non e ovunque cosi abbondante di individui come, p. es., 1’ A. vlaviyer, tuttavia in certi luoghi (e in certe condizioni di stagione) puo esserlo anche di piu, e nelle valli cervesi suddette e nel prossimo territorio del Savio, ne ho avuti quanti individui ho voluto. Varie volte mi sono recato a far raccolta presso le valli: il momento, (1) Una volta per sempre avviso (e prego il lettore a tener nota) che le figure de- gli apparecchi sessuali mascliili vogliono esser sapute leggere; cioe non si devono con- fondere le differenze di posizione, di maggiore o minore fnorisporgenza delle parti, etc. con le vere differenze di conformazione. Le figure sono state eseguite alia camera chiara di Abbe, ma i grossi lobi ora sono piu ora meno divaricati, ora piu ora meno fuoriuscenti dagli ultimi anelli addominali, da questi, a lor volta piu o meno tra loro allontanati, sono ora pin ora meno fuoriuscenti altre parti, etc.; per cio diffe- renze di aspetto nelle figure, che l’intelligente lettore certo non confondera con vere sostanziali differenze di conformazione di parti. in cui mi presi addosso pm individui fu al principiar della notte, quando gia il buio incomincia ad avere il sopravvento sul giorno. Due volte mi sono verso la meta di Agosto recato al ponte del Savio (tra Cervia e Ravenna), ove e un casolare con osteria: ivi, circa verso la mezzanotte, ho catturato una quantita grandissima di esemplari, molti dei quali turgiui di sangue, e ho notato che V Anopheles pseudopictus rappre- sentava circa il 90 per 100 e solo il 10 per 100 era rappresentato dall’A. claviger ; i pin degli individui io presi non nell’atto di pungere, ma invece posati sul muro esterno del casolare, cosi come, forse in aspettativa, si posano pure altre zanzare ove e gente, e qualcuno (due esemplari) presi anche dentro le stanze a pianterreno (che erano del tutto aperte), pure posati al muro. Un’altra volta col Medico condotto di Cervia (che andava a visitare dei malarici) mi recai a un casello ferroviario sempre presso la localita suddetta, circa alle ore 10 di notte: anche la trovai i soliti anofeli come ho detto sopra, e un individuo presi nella camera del can- toniere posato al muro. Per tutto cio riterrei che questi anofeli escono presso che tutti insieme dalle valli all’annottare e si spargono ove sono persone: avviene, per cio, che e all’ annottare che specialmente si e aggrediti da essi ; ma riterrei che una volta arrivati ove e gente, essi la si trattengano nelle ore della notte forse fino a che non si sono pasciuti. I maschi sono piu raid a trovarsi e li ho trovati fra i cespugli bassi dei boschi presso alle paludi. L 'A. pseudopictus e specie, che per 1 'habitat delle larve deve dirsi palustre, per quello preferito dalle immagini, e prevalentemente boscaiola ossia silvicola, ma qualche individuo, come ho detto, io ho preso a stazione domestica. La femmina e, come si capisce da quel che ho detto poco sopra, molto avida di sangue e aggredisce l’uomo; nei boschi ombrosi lo aggredisce anche durante il giorno. 3. — Osservazioni. Il Loew nel 1846 istitui sopra esemplari maschili catturati nella costa dell’ Asia minore, che e di fronte all’isola di Rodi, un A. pict.us. Nel 1896 io trovai in Italia degli esemplari (femminili), che riportai a quella specie e li descrissi minutamente. Grassi ha ritenuto che il mio pictus non sia precisamente il pictus di Loew e lo ha chiamato pseudopictus. Per le ragioni e nel modo, che ho detto gik in qualche pagina ad- dietro, ho adottato qui I’M . pseudopictus. — 185 — 2. — Anopheles superpietiis, Grassi (1899). I. — Concetto sommario. Femori del 1° paio non ingrossati , ossia non rigonfiati, nel loro terzo prossimale. — All poco colorite e in complesso piut- tosto chiare , macchiate di color biondogiallo e di brunonero o nero: la parte marginale anteriore (o esterna) alare di color nero interrotto da tre macchie biondo-gialle toccanti il margine , per cui il nero e diviso in quattro tratti o macchie allimgate non tanto disuguali in grandezza. — Palpi femminili brunoneri anellati di bianco con tre anellature, delle quali V ultima occupa tutta la estremita palp ale 1 cioe l’ ultima giuntura e tutto V ultimo articolo. II. — Notizie particolareggiate ( $ ). 1. — Descrizione. Dimensions — Lunghezza totale del corpo, compresa la proboscide, circa millimetri 7 o 8 (esemplari femminili). Testa. — Proboscide brunonera, ma chiara (bianchiccia) alia parte terminate. — Palpi (femminili): si possono dire lunghi quanto la probo- scide; alia base non appaiono cosi ingrossati per presenza di lunghe squa- mette come in altre specie (p. es., come in A. pseudopictus ); per colorito sono brunoneri con tre anellature bianche, una alia giuntura del 2.° col 3.° ar- ticolo. una a auella del 3.° col 4.°, e la terza cbe occupa la giuntura del 4. u col 5.° e si estende a tutto l’ultimo articolo fino alia punta in modo da rendere tutta bianca la estremita palpale. — Antenne bruniccio-cliiare. — Nuca nera sui lati, bianca nella regione dorsale mediana, dalla quale si proietta in avanti un ciuffetto bianco, piu o mono bipartito. Torace. — Dorso piu bruno ai lati, ornamentato verso il mezzo di bianco per presenza di squamette di questo colore. — Lati del torace grigi. — Ali in complesso chiare, ma macchiate di nero e di color bianco- paglia, in modo, come mostra la fig. 43, che la parte marginale anteriore (o esterna) dell’ala ha quattro macchie nere allungate alternate con al- tre di color bianco-paglia, inoltre una macchiolina nera puo vedersi sul margins anteriore presso la base ; delle quattro macchie nere le due pros- simali sono le piu grandi, la terza e di mezzana grandezza, e la distale la pin piccola; sulle nervature sono piu che altro squamettine di color biancopaglierino, ma in alcuni tratti ne esistono delle nere in modo da generare varie lineette nere sul de- corso delle nervature; il margine poster iore (o interno) dell’ala e irto delle solite squa- mette a foglia d’olivo, le quali per alcuni tratti del margins sono nere, per altri di color bianco-paglia. Arti. — Anche grigio-giallicce. — Femori. Quelli del l.° paio non ingrossati nel terzo prossimale come in Anopheles pielus. Per colorito i femori sono brunicci con punto di attacco alle anche chiaro. Ginocchi come punticino bianchiccio. — Tibie e tarsi brunoneri con esile anellatura bianchiccia (ossia esilmente albonotati) alia giuntura delle tibie col 1." ar- ticolo dei tarsi e degli altri articoli tra loro, le esili anellature occupando specialmente 1’ estremo distale del pezzo prossimale delle giunture : per le cose dette, con la lente veg- gonsi cinque anellaturine bianchiccie, delle quali la piu grande e quella tra tibie e tarsi. La maniera della un ghiatura della femmina (fig. 44), come nelle altre specie di Anopheles , e tale che le unghie di tutte e tre le paia di arti sono adentate, ambedue uguali in ciascun arto e un po’decrescenti per grandezza dal l.° al 3. (l paio. Addome. — E molto peloso, ma senza squamette nella sua superficie dorsale e ventrale ed ha color complessivo bruniccio-gialliccio con bordo distale dei segmenti abbrunato. 2. — Note cLietolocficlae. Grassi ha trovato questa specie nellLtalia meridionale, e nell’Italia meridionals (in Calabria) ne ho trovato un esemplare femminile (l’unico, che ho catturato) anch’io. E specie, credo, di quelle, che per Vhabitat della larve sono da chiamarsi palustri. La femmina e ematofaga. 3. — Osservazioni. Questa specie e stata istituita, secondo che ho accennato, da Grassi, che per ora ne ha dato solo brevi cenni; ma Grassi stesso si e riserbato descriverla piu minutamente in altri lavori. Fig. 44. — Unghie del l.° paio d’arti della femmina del- l’A. superpictus. . Fig. 43. — Ala di A. super- pictus, femmina. Yeggonsi le macchie nere da accumuli di squamette. -y- . — 137 E specie, che conosco per un esemplare femineo mio e per uno, pure feraminile, favoritomi cla Grassi. Non conosco il raaschio. 3. — Anopheles claviger, Fabr. (1805); maciilipennis, Meig. (1818), et Auct. poster. \Culex bifurcatus , Meigen, 1804; C. claviger, Fabr., 1805; Anopli. macu- lipennis, Meig., 1818, et Auct. post.; ? Anoph. griseseens, Stephens, 1828). I. - — Concetto sommario. Femori del 1 ° paio non ingrossati nel loro terzo prossi- male. — Ali macchiate di brunonero o nero per accumulo di squamette, che formano quattro macchiette nere non marginali, ma interne. — Palpi della femmina bruno-neri o neri, uni- colori [senza albo-anellature). II. — Notizie particolareggiate. 1. — Descrizione. Dimensions — Lunghezza totale del corpo, compresa la proboscide: milliraetri 7 a 10; il maschio e sempre un po’ piu sottile della femmina. Testa. — Proboscide: e bruno-scura o bruno-nera sopra e sotto; nel maschio al punto di attacco della oliva terminale si nota una sottile anel- latura gialliccia. — Palpi. Nel maschio i palpi sono insensibilmente piu corti della proboscide; per forma sono decisamente clavati ; sono subpeni- cillari e un discretamente bene costituito ciuffo di setole sorge dal penul- timo articolo sul suo margins interno; sono bruno-neri sopra e sotto, ma il ciuffo delle setole sopra accennato e piuttosto biondiccio. Nella femmina i palpi si possono dire lunghi come la proboscide, per quanto essa insensibil- mente li sorpassi con l’estremo apice; sono bruno-scuri o bruno-neri sopra e sotto. — Antenne: nel maschio hanno le piumosita brunicce, ma con ri- fiessi giallastri; nella femmina sono bruno-scure con riflessi brnno-gial- licci. — Nuca bruna, perche brune sono le lunghe squamette della chioma nucale, che sorgono dal fondo grigio-plumbeo, ma sulla linea dorsale me- diana le produzioni rilevate sono di color bianco-paglia e costituiscono — 138 — una macchia di color bianco-paglia, anteroposteriore, che dalla parte di dietro della nuca, ov’e alquanto slargata, si porta assottigliandosi in avanti e con le sue squamette setoliformi allungate si proietta come un ciuffetto acuminato tra gli occhi e tra gli articoli basali delle antenne. Torace. — Dorso: peloso, ma privo del vello, che in Culex, sul mezzo e come un’ area (bipartita da una linea mediana piu scura, che in avanti ha ai lati peluzzi chiari in continuazione della macchia nucale) con fondo di color bigio-plumbeo, sul quale sono peli di color giallo-ottone; questa area e limitata da due bande (una a destra e una a sinistra) dorsali, piut- tosto glabre, evidentissime, e che si estendono quanto e lungo il torace, avendo la loro maggiore larghezza a meta, — di colore bruno-cioccolata o bruno ruggine. — Lati del torace glabri, di colore bruno-rossiccio o bigio- bruno, piu chiaro delle due bande descritte. — All: per colore, complessi- vamente brune, specie nella femmina, ma il bruno e sovente un po’ bru- no-gialliccio; sulle nervature e sui margini sono ricchissime di squamette nere, ma all’apice dell’ ala le squamette marginali si fanno di color gial- lolionato, costituendo quivi una macchiolina di questo colore; speciali accumuli di squamette nere, poi, rendono le uli macchiate , le macchie nei buoni esemplari essendo quattro, la prima allungata, alia prima biforca- zione anteriore ove si origina la nervatura, che diverra lo scapo della for- chetta anteriore, la seconda, talvolta visibilmente biloba, alia venula tra- sversa, che riunisce gli scapi delle due forchette e la nervatura interpo- sta, la terza e la quarta al punto di confluenza dei ramuli in ciascuna delle due forchette. Arti. — Ora sono piu bruno-giallicci, ora piu bruno-neri, od anche neri; descrivo i bruno-neri. — Le anche sono sempre bigio-giallicce, glabre. — I fernori sono bruno-neri o neri di sopra, appena un poco piu chiari di sotto; in corrispondenza della articolazione dell’ estremo punto distale del f'e- more con la tibia vedesi una sottile, ma evidente orlatura di color bianco- paglia, che, appena appena con partecipazione anche della tibia, fa appa- rire come una macchiolina di questo colore i ginocchi di tutte e tre le paia; questo carattere puo anche un po’ vedersi negli arti di tipo piu chiaro. — Le tibie sono bruno-nere o nere, una piccolissima orlatura di color gialliccio-paglia, cui prende parte anche il l.° articolo dei tarsi, si vede alia giuntura loro coi tarsi. — I tarsi sono bruno-neri o neri. La rnaniera della unghiatura dell’ Anopheles claviger , che concorda perfetta- mente con quella delle altre specie, e come la descrissi per 1’ Anopheles pseudopiatus (1) e come indicano le fig. 45 e 46. (1) Quello dei denti basilari dell’ unica unghia tridentata del l.° paio, il quale ve- rosimilmente rappresenta l’altra unghia, nel fare e rimuovere il preparato un pooo — 139 Addome. — E ricco di peli di color giallo-ottone, ma, come sempre nel gen. Anopheles , la sua su perficie dorsale e la ventrale sono prive di ,s che ho posto nel Cap. II. — 216 — di arti sono adentate, uguali fra loro paio par paio e quelle del B.» piu piccole di tutte. Fig. 86. — Unghie delle tre paia de- gli arti del maschio e del prime paio della femmina (in basso) del C. impudi- cus (di Sicilia). Fig. 87. — Contorni delle principali parti dell’apparecchio sessuale maschile, visto di sopra e di sotto, del C. impudic.us (di Sicilia). Nell’ apparecchio visto di sotto sono omesse le lunghe setole del grosso lobo (1). - . Addomb. — Fuperficie dursale: i tergiti sono neri o presso che neri con estremo orlo distale listato di bianco, il qual colore genera sottilis- sime bande bianche sul dorso dell’addome; queste nella femmina si espan- dono ai lati a guisa di macchietta triangolare, e di tali macchiette scor- gosene bene cinque. — Superficie ventral e: e ricca di peli bruni, ma nel maschio manca, eccetto che nell’ultimo e nei primi due segmenti rivestiti di squamette di color biancheggiante, di squamette, e si vede per cio il colore bigio bruno fondamentale dell’addome; nella femmina i segmenti sono di color biancheggiante pur rivestito di squamette e ai lati presen- tano, verso la loro base, una macchiolina nera. — Forma dell’ apparecchio sessuale esterno maschile: rappresentata in schizzo, nei contorni delle prin- cipali parti, dalla fig. 87, che mostra i contorni stessi visti di sopra e di sotto; caratteristico, oltre la forma dei grossi lobi, il ciuff'o di fitte setole della parte esterna e basale dei lobi stessi. 2. — Note dietologdclae. Questa specie per ora non e stata menzionata che da me per 1’ Italia. La scuoprii in Sardegna (sassarese) ottenendola da larve. Ma in quest’anno (1) Avviso qui (se pur ve ne 6 bisogno) che anche in altre figure di apparecchi maschili, sebbene non l’abbia detto, ho omesso del tutto il rivestimento delle setole; avviso anche che quando negli apparecchi le setole stesse ho disegnato, non ho in- teso metterne in realtii tante quante sono nel vero, ma darne solo una indicazione relativa. ho avuto la fortuna di ritrovarla in Sicilia, sia ottenendola da larve in abbondanza, sia catturandola come insetto perfetto. In Sicilia ne ho tro- vate molte larve in acque palustri della contrada Casino, in Municipio di Monforte S. Gioi’gio, poco lnngi da Spadafora; poi in acque palustri presso Falcone; poi in contrada Ortira in quel di Messina in alcuni maryi con acqua e vegetazione di palude, presso i quali catturai anche le immagini. Fuori della Sardegna e della Sicilia per ora non 1’ ho catturata in nes- sun’altra regione italiana. Le immagini le ho prose tra i cespugli erbosi presso i maryi, onde la direi piu che tutto ortense. L ’ habitat delle larve e costituito da acque subpalustri e palustri: scrivevo nel 1890: Le larve di questa specie di zanzara vivono in acque ferme dei giardini o dei fossi, non putride, ma con sostanze vegetal i in macerazione. E infatti trovai le larve nel giardino delle sette fontane presso Sassari, nelle vasche e nei fossati erbosi del giardino stesso, ricco di acqua. In Sicilia, come ho detto, le ho trovate in acque palustri. Consi- dero questa specie. per cio, come zanzara subpalustre. Non sono mai stato punto. neppure presso i maryi, dagli individui di questa specie. 3. — Osservazioni. Questa specie fu istituita da me nel 1890, ed e forma assai caratte- ristica. 16. — Culex liorteiisis, Ficalbi (1889). I. — Concetto sommario. Palpi della femmina non acenti a terminarli un piccolo ma evidente articolo ( 4 .°), ma terminanti con ten articolo lungo ( 3 .°). — Notazione denticolou ng tie ale della femmina 0 . 0 - 0 . 0 - 0 . 0 , del maschio 1 . 0 - 1 . 0 - 0 . 0 . — Tarsi di ambo i sessi ne alboannulati , ne albonotati, ma unicolori turchinoneri. — Dorso del tor ace senza speciali or namentazioni. — Ali non macchiate. — Dorso dell’ addome con bande chiare ( bianche ) e scure ( nere ), essendo le chiare piu strette delle nere e posteriori ad esse nei tergiti. — 218 — II. — Notizie particolareggiate. 1. — Descrizione. Dimensioni. — Lunghezza totale del corpo, compresa la proboscide, millimetri 5 a 8. Testa. — Proboscide turchinonera, appena pin chiara all’ apice. — - Palpi. Nel maschio i palpi sono un poco piu lunghi della proboscide, che sorpassano con circa la meta del breve ultimo articolo; per forma sono del tipo affilato; poco peloso-setolosi (non penicillari); per colorito sono turchinoneri, con un' area chiara, che succede alia base nera ed accenna ad una anellatura bianca (tendente nel fresco appena al celeste). Nella femmina i palpi constano di tre soli articoli e non possegono il 4.° arti- colino a bernoccolo; per colorito sono turchino-neri con anello mediano di color bianco (appena tendente nel fresco al celeste). — Antenne di color bigio-turchino quasi nero, con articolo basale (torulo) con macchia anu- lare di squamette di color bianco (tendente in celestino). — Nik; a bian- ehicciogialla; i contorni degli occhi come una cornice quasi bianca. Torace. — Dorso di color bigio-topo pendente in gialliccio. - Lati con macchiette e spo verature biancbe (tendenti appena al celestino). — AH non macchiate, nericce. Arti. — Anche con macchiette di squamette di color bianchiccio (ap- pena tendente al celestino). — Pemori. Alla radice in totality e di sotto ghiatura e nel C. hortensis la seguente (fig. SB) : Nel maschio si ha che il 1.® paio di arti possiede Tuna delle unghie unidentata e piu grande, l’altra adentata e piu piccola, il 2." paio possiede pure l’una delle unghie aden- tata e piu piccola, l’altra unidentata e piu grande, della grandezza di Fig. 88. — Unghie delle tre paia di arti del maschio e del primo paio della 225 i’emmina (in alto) del C. hortensis.' . per un buon tratto di color bianco luteo, parte di sopra, fuor che la ac- cennata radice, di color turchino- nero, che occupa in totalita la pai’te estrema distale, alia cui punta si ha una piccola anellatura bianca, che fa apparire come un punto bianco, visibile anche ad occhio.nudo, i gi- nocchi. — T'bie turchinonere con e- stremita distale a guisa di piccola anellatura bianca. — Tarsi, del tutto turchinoneri. La maniera della un- quella del l.° paio, il 3." paio ha ambo le unghie adentate, uguali tra loro e piu piccole di tutte; nella femmina si ha che le unghie di tutte e tre le paia degli arti sono adentate, uguali fra loro paio per paio e quelle del 3.° piu piccole di tutte. Addomb. — Superficie dorsale. Presenta bande nere e bianche, essendo la banda bianca piu stretta e posteriore alia nera in ciascun tergite, il che e assai caratteristico ; nel secondo segmento la fascia bianca e piutt-osto triango- lare con vertice proiettantesi in avanti, e cosi accade talvolta anche in qualcuno dei segment i susseguenti, specie nella femmina. — Super fi- de ventrale. Cias- cun segmento fonda- mentalmente bian- co (tendente appena al celeste nel fresco), con macchiolina nera a destra e a si- nistra, nel maschio dal 3.° al 7." seg- mento, m entire 1’ 8." ha macchie con- fluent!, che lo ren- dono nero, nella femmina dal 4." al 7." e le macchioline sono appena ac- cennate. — Forma dell’apparecehto sessuale esferno maschile: rappresentata in schizzo nei contorni delle principali parti dalle fig. 89 e 90, che inostrano i contorni stessi dell’apparecchio visto di sopra, di sotto e di lato. Fig. 90. — Contorni delle principali parti dell’apparec- chio sessuale maschile di C. hortensis , visto di sotto. A in- grandimento un po’ piu pic- colo che nella figura 89. Fig. 89. — Schizzo dei con- torni delle principali parti, che si vedono osservando di lato e di sopra 1’ apparecchio sessuale esteriore del maschio 70 del C. hortensis. — . 2. — Note d-ietologiclue. Questa specie per ora non e stata menzionata che da me per 1’ Italia. La conosco sia per P Italia settentrionale (anche Grassi l’ha trovata a Olgiate in quel di Como), come per la media, come per la meridionale (Calabria), come per la Italia insulare, avendola trovata in Sardegna e in Sicilia. La ho ottenuta per lo piu da larve prese nelle vasche dei giardini, e i giardini botanici (di Pisa, di Firenze, di Siena, di Messina) me ne hanno sempre fornito. La ho ottenuta anche da larve prese in acque palustri (in contrada Casino poco lungi da Spadafora in provincia di Messina); mai ho trovato le larve in acque sporche; onde per V habitat delle larve •stesse la dico specie subpalustre. Le immagini ho trovato talvolta in boschi, ma piu che tutto nei ce- spugli dei giardini, e le dico ortensi. Mai io fui punto da individui di qneata specie; ma Grassi ha notato . che talvolta, ma raramente, punge. 3. — Osservazioni. Questa specie fu istituita da me nel 1889; e la presenza in essa di bande dorsali addominali bianche posteriori alle nere nei tergiti e un buon carattere per riconoscerla a bella prima; ne puo essere confusa col C. domesticus di Germar (forse Rondani ve la confuse), che e altra specie e, tra altro, ha ben diverse abitudini. Con cib che precede ho descritto le 16 specie italiane di Culex (che unite alle 4 di Anopheles , fanno 20 specie), da me ben conosciute, e delle quali ho avuto in mano esemplari, che ho potuto studiare. Ma conosco eziandio un po’ un’ altra specie, il C. pul crip al- pis, che ho anche, col numero 17, intercalate in una delle ta- belle di divisione analitica del gruppo, e di questa pure do qualche breve notizia. 17. — Culex puleripalpis, Rondani (1872). I. — Concetto sommario. Tarsi alboannulati, le alboanellature interessano due ariicoli contigui e non si scorgono che al terzo paio di arti , negli altri vedendosi tutt’ al piu delle minute albonotature; la alboanella- tura distale del terzo paio di arti occupa e rende biancheggiante tutto V ultimo articolo tarsale. — Palpi maschili con tre alboanel- lature, delle quali la distale occupa e rende bianco tutto V ultimo articolo. - — Ali non macchiate. — Dor so delVaddome con bande alterne bianche e brune, essendo le bianche anteriori alle brune 221 nei tergiti, piu strette di esse , e espanse un po’ ai lati in una macchia, bianca. II. QUALCHE NOTIZIA UN PO’ PIU PARTICOLAREGGIATA. 1. — Descrizione (cT) Dimension!. — Lunghezza totale del corpo, compresa la proboscide r mill. 7 a 8. Testa. — Probosaide: gialliccio-bmniccia. — Palpi (del maschio): sono della lunghezza (o presso che) della proboscide; non si possono dire di forma clavata, ma neppure appuntata; sono presso che sprovvisti di peli- setole (?): per colorito sono bruni o brunicci con tre evidenti anellature bianche, la prima alia base dell’ antipenultimo articolo, la seconda alia base del penultimo, e la terza occupante totalmente 1’ultimo, che cosl e tutto bianco. — Antenne con piumosit^ di color marrone con riflessi biondi, il torulo ornato di squamette bianche. — imica di color giallo-ot- tone (?). Torace. — Dorsa: con vello di color giallo-ottone (?). — Lati grigi con spolverature bianche. Arti. — Anche gialliccie con spolverature biancheggianti. — Femorir alia radice in tutu e per il resto in sotto, fuor che la parte distale, giallo- bianchi; di sopra, fuor che alia radice suddetta, brunicci-scuri un po’ briz- zolati di chiaro; la parte estrema distale tutta bruncscura; e ad essa suc- cede un ginocc.hio, che e visibilmente come un punto bianco. — Tibie brunonere, ma il loro apice (estremo distale) con esile orlatura bianca, che si unisce aLla orlatura basale del l.° articolo dei tarsi. — Tarsi brunoneri: in tutti esiste una alboanellaturina alia base del l.° articolo, che si uni- sce con la orlatura bianca della tibia e interessa la giuntura, pero gli altri articoli nel 1.” e nel 2. 11 paio di arti non sono visibilmente annulati,. essendo tutt’ al pin albonotati, se pure la albonotatura si vede sempre, sono invece alboannulati nel 3.° paio, ove si hanno altre quattro alboanellature. e compresa la gia descritta cinque, le quali interessano due articoli (base dell’uno e apice dell’altro) comprendendo in mezzo la giuntura, e l’ultima alboanellatura occupa tutto 1’ultimo articolo, che cosi e totalmente bian- cheggiante. Addome. — iSuperjicie dorsale: Ha bande alterne chiare (bianche) e scure (di color bruno-cioccolata), essendo le chiare anteriori alle scure nei tergiti e un poco pin strette : esse si espandono un po’ ai lati in macchia. bianca. — 222 2. — isfote d-ietolog-iehe. Questa specie per ora e stata soltanto accennata da Rondani per 1’ Italia. — La sua dietologia e tutta da fare. 3. — Osservazioni. Questa specie fu istituita da Rondani nel 1872 e nessuno ne lia di poi pin parlato. — - Io ho compilato la descrizione, che sopra, in base agli esemplari maschili (non molto buoni, e percio, come ridissi nel 1896, poco istruttivi), che si trovano nella collezione del Rondani. Tuttavia mi pare aver dato (con un po’ di pazienza) qualclie carattere, che puo far distin- guere la specie. Cosi ho descritto 21 specie di culicide. Fuori di queste, io lino ad ora non ho avuto in mano alfcra forma di zanzara ita- liana. Voglio ora, sebbene io non conosca la specie, riportare cio, •che scrisse Grassi del Culex malariae, quando tale specie isti- tui con brevi parole nel 1898: « .... Ho trovato una specie di zanzara, che ritengo non ancor descritta in modo riconoscibile, e che denomino, per le condizioni di luogo, in cui l’ho trovata, Culex malariae; e ca- ratterizzata: l.°, dai tarsi cogli articoli alboannulati alia base, ma gli anelli bianchi sono assai stretti, visibili pero distinta- mente ad occhio nudo nel terzo paio di zampe; 2.°, dai ginoc- ehi bianchi; 3.°, dai tergiti addominali brunoneri col margine anteriore bianco; 4.°, dal torace con pelurie di color oro scuro non ornamentazioni bianche laterali; 5.°, dalla parte del capo retro-oculare di color bianco ; 6.°, dai palpi del maschio anel- lati di bianco; questa specie, comunissima a Maccarese, non e stata da me ritrovata con sicurezza fuori della campagna romana e dei boschi del Ticino. (A suo tempo ne daro una descrizione completa; qui notero soltanto che la specie in di- scorso si avvicina al C. vexans di Meigen, ma che alcuni ca- ratteri la distinguono nettamente). » 223 — AGGIUNTA AL CAPITOLO Y. Durante la stampa dei presenti fog-li mi sono state favo- rite le bozze di stampa di uno scritto di prossima pubblica- zione di G. Noe, die lio appena accennato gia indietro. Trattasi di un lavoro, che trovo accurato e ben fatto, e, non essendovi stato tempo e modo, fuori di quel piccolo cenno, che ne feci, di tenerne conto pin indietro, ne faccio menzione in questa aggiunta. In esso si pari a di quattro specie di zanzare gia eclite, e cioe del C. malariae, del pulcritarsis, dell ' albopunctatus e del nemorosus , e si descrivono particolareggiatamente in base ai caratteri ornamentali (1); a proposito del C. nemorosus il Noe, fatte clelle giuste e opportune considerazioni d’ indole generale, riporta a questa specie, come varieta, il mio C. scilinus, modo di vedere questo, come cio che precede dimostra, che io pure {e gia ormai da qualche tempo) avevo adottato. Inquanto al C. malariae ecco la descrizione sommaria datane dal Noe nolle sue bozze: Culex malariae, Grassi (1898). — Palpi del maschio vaga- mente annulati. Ali non macchiate. Scapo anteriore (delle for- chette alari) piu breve dello scapo posteriore. Tarsi alboannu- lati solo alia base, ma gli anelli, bianchi, sono assai ristretti, visibili pero distintamente ad occhio nudo nel terzo paio. Ad- dome nero con bande chiare pressoche bicuspidali, anteriori nei segmenti. — E una specie molto piccola, non superando la lunghezza di 7 mm. compresa la proboscide. — Le localita dove essa fu rinvenuta in grande abbondanza sono le seguenti: (1) Tre specie, delle quattro, gia io pure ho qui descritto e con le cose dette da me sono complessivamente d’accordo quelle dette dal Noe; le quali, non per questo, perdono il carattere di utili contribuzioni intese a chiarire speciali forme. bosclii del Ticino, campagna romana, paludi pontine, Basili- cata, Calabria, Sardegna. — L’essere stata trovata sempre con grande frequenza nelle regioni malariche le valse il nome da- tole dall’Autore (1). In questo lavoro si descrivono poi due specie nuove, G. Fi- calbii e C. mimeticus; di esse riporto la descrizione sommaria datane dal Noe nelle sue bozze: Culex Ficalbii, Noe (1899). — Ali debolmente, ma eviden- temente macchiate per accumulo di squamette; tarsi alboan- nulati con anelli evidenti solo alia base degli articoli; ginoc- chi cliiari; femori, a differenza del C. annulatus e del C. spa- tlripalpis, senza anello nel terzo distale. — E una specie molto grossa, potendo raggiungere le dimensioni del C. annulatus (lunghezza media da 10 a 12 mm.). Fin’ ora fu trovata sola- mente a Maccarese ed a Porto (2). Culex mimeticus, Noe (1899). — $. Ali variopinte: il mar- gine anteriore, nero, e interrotto da tre linee giallopaglierine, che ad intervalli presso che uguali si seguono sino alia punta dell’ala. Femori del 2.° paio ingrossati alia base, tarsi alboan- nulati con anelli basali negli articoli; manca 1’anellatura tra il 4.° ed il 5.° articolo; addome con bande chiare anteriori nei segmenti. — E una specie piccola. raggiungendo la lunghezza di appena 5 o 6 mm. — Sin’ oxa fu trovata solamente a Gras- sano in Basilicata ai primi di Giugno, nella stessa localita dove furono sempre catturati gli individui dell 'Anopheles super- pictus. — Le ali del C. mimeticus sono quelle, che giustificano il nome dato a questa specie, inquantoche a prima vista si possono scambiare per le ali ^.e\V Anopheles superpictus. (1) Noto che la descrizione particolareggiata di questa forma, che anche Grassi dice esser vicina al C. vexans di Meigen, mostra che la forma stessa ha grandi ras- somiglianze con la zanzara, che xmecedentemente io ho descritta come C. vexans. (•2) Ringrazio l’Autore della dedica fattami di questa specie. CAPITOLO VI. Un brevissimo cenno generate sulla corologia delle zanzare italiane. Le singole distribuzioni secondo i vari luoghi delle specie ho accennato specie per specie, quando di esse ho dato la descrizione. Vediamo ora brevissimamente quello, che, dopo le cose dette, si puo riassumere in modo generale circa la distribu- zione topografica in Italia delle specie descritte. II primo fatto, che risulta, e che la fauna culicidica d’ Ita- lia appare, ove si consideri coxnplessivamente per le grandi re- gioni italiane, per esempio Italia alta, media, bassa, Sardegna, Sicilia, molto omogenea. Piu si accrescono le conoscenze sulle specie e piu si vede che le specie stesse hanno una distribu- zione geografica assai lata, in modo che la medesima specie puo passare dal Piemonte alia Toscana, alia Calabria, alia Sardegna, alia Sicilia. Davvero non si potrebbe dividere l’lta- lia in regioni in base alle sue zanzare, perche, lo ripeto, la fauna culicidica italiana appare omogenea assai. Cio appare, 1’ ho detto, ad uno sguardo complessivo per grandi regioni. Ma se piu particolarmente si scrutano le cose, si scorge un fatto, che e veramente l’interessante: le specie stesse possono trovarsi, si, nelle varie regioni, possono, si, passare dal Piemonte alia Toscana, alia Calabria, alia Sarde- gna, alia Sicilia; ma ad un patto: che V habitat particolare sia eguale. Onde ecco quello, che, per usare alia buona questa espres- sione, mi parrebbe, in fatto, il principio generale della coro- logia delle nostre zanzare: gli habitat uguali hanno in Italia Anno XXXI. 15 — 226 — — uguale, o presso eke tale, la fauna culicidica, a qualunque regione appartengano, continentale, peninsulare, insulare. Questo e il fatto generate. In esso, peraltro, vi ha una va- ria modificazione particolare o subordinata. E vero che habitat uguali hanno uguali zanzare, cioe in uguali habitat si possono, su per gin, raccogliere le medesime specie; tuttavia varia la abbondanza dell’una specie per rispetto all’altra secondo i vari luogki. Onde questo principio subordinate: gli habitat uguali hanno bensi presso che zanzare uguali, ma la specie o le specie pre- dominant! possono variare un po’ secondo le varie regioni. Fermo restaudo tutto cio, si hanno inoltre in qualche spe- cie alcune limitazioni di diffusione, an che ad habitat eguali, per cui esse sono proprie di qualche regione. Tutto cio stabilito, vediamo di acceunarlo meglio in base a qualche fatto concreto. Ho detto che la fauna culicidica, ove si considerino le grandi regioni italiane (grandi regioni, che qui artificialmente e solo per comodo distinguo in: Italia alta, media, bassa, Sardegna, Sicilia) in uno sguardo complessivo, appare assai omogenea. Ecco, infatti, quello, che resulta a me, e che non e certo tutto: — nell’Italia alta si notano: Anopheles pseudopictus, A. clamper, A. bifurcatus ; Culex penicillaris , cantans , vexans, nemorosus, ornatus, albopunctatus, annulatus, glaphyropterus ?, sp at hip a l pis, Richiardii , pipiens, hortensis; — nellTtalia media: A. pseudopictus, A. claviger, A. bifurcatus; C. penicillaris, orna- tus, vexans , pulcritarsis , pulcripalpis, nemorosus, albopunctatus, annulatus, spathipalpis, Richiardii , elegans, pipiens, modestus, hortensis; — nellTtalia bassa: A. pseudopictus, A. superpictus, A. claviger, A. bifurcatus ; C. penicillaris , vexans, pulcritarsis, nemorosus , albopunctatus, annulatus , spathipalpis, Richiardii, elegans, pipiens , modestus , hortensis; — in Sardegna: A. cla- viger, A. bifurcatus; C. penicillaris, credo vexans, nemorosus, an- nulatus, spathipalpis, elegans, pipiens, impudicus , hortensis; — in Sicilia: A. claviger, A. bifurcatus; C. penicillaris, annula- — 227 — tus, spathipalpis, Richiardii, elegans, pipiens , modestus, impu- dicus , hortensis. — Tutto cio e eloquente di per se stesso, quando specialmente si consideri che rappresenta solo imper- fettamente il vero stato delle cose. Ma, lio detto, se piu particolarmente si scrutano le cose, si scorge mi fatto, che e veramente l’interessante: le specie stesse possono trovarsi, si, nelle varie regioni, ma a patto che 1’ habitat particolare sia eguale, c.ioe sono in realta gli habitat egnali, che hanno uguale, o presso che uguale, la fauna culi- cidica. Io distinsi gli habitat in tre maniere: foveale, subpalustre, palustre, e sarebbe inutile che mi rispiegassi. E certo che 1’ habitat foveale e il piii sparso, quasi direi si pub trovare ovunque. Ed ecco che le specie a larve foveali sono le piu diffuse. Il C. pipiens , lo spathipalpis , anche V an- nulatus, che pub essere un po’ foveale, 1’ elegans, hanno larga diffusione. Il C. pipiens si trova notoriamente in tutta Italia, e pub dirsi in ogni cantuccio d’ Italia, al piano e ai monti; il C. spathipalpis, sebbene specie meno ricca di individui, io ho trovato in Italia tutta, in Piemonte, in Lombardia, nella Ita- lia centrale, nella meridionale, in Sardegna, in Sicilia, in paesi di piano e in paesi di monte. Presso a poco si dica della dif- fusione del C. annulatus. Anche il C. elegans , sebbene siano da fare due rimarchi, che faro poi, su questa specie, ha dif- fusione grandissima, dalla Liguria alia Calabria, alia Sarde- gna, alia Sicilia. Anche 1’ habitat subpalustre e molto diffuso, non solo in luoghi di piano, per quanto non palustri, ma anche di monte; e cosi sono diffuse per tutte le particolari regioni d’ Italia le specie subpalustri. Non parliamo del diffuso C. annulatus , il quale e tuttavia anche un pochetto foveale. Pigliamo altre due specie, il C. hortensis e F A. bifurcatus : io le ho trovate, posso dire, in tutte le pin speciali parti d’ Italia, che ho visitato, cosi a Torino come a Messina, cosi a Siena e a Pisa come a Sassari e a Cagliari. Nel qual proposito faccio notare che un — 228 ben custodito, signorile, verdeggiante boschetto nella sua va- sca con le ninfee, nel suo minuscolo laghetto puo avere un eccellente habitat subpalustre, non dico allevante l’innocuo C. hortensis , raa il temibile A. bifurcatus , le di cui larve io in tali luoghi varie volte ho catturato, e le di cui punture li presso ho subito, e a proposito di cio portar voglio ad esem- pio il pubblico giardino della Lizza a Siena, e l’orto botanico di Messina e di Pisa. Yiene poi 1’ habitat palustre. Questo e peculiare, ne v’ e bisogno ch’ io spieghi che cosa e palude : ricordo solo che si possono avere paludi in miniatura, capaci di mantenere le loro specie palustri (tipici i minuscoli margi di Ortira in quel di Messina) e di essere focolaio di malaria. La fauna culicidica palustre e degna di considerazione, e in questo proposito se- gnalo come interessantissima la nota di Grassi del 1898, e altre contribuzioni di questo autore. — Si puo subito asserire che le diverse regioni italiane, secondo che hanno o non hanno paludi, differiscono nella loro fauna culicidica, ed ecco che certo la provincia di Grosseto o la regione di Lentini differisce dalla riviera ligure, mentre tutte quelle, che hanno paludi, grande- mente concordano, siano nella Lombardia come in Sicilia. Ec- cone qualche esempio: nelle paludi e nelle valli 1 e nei luoghi circonvicini, della provincia di Ravenna (p. es tra Cervia e il Savio) ho raccolto le seguenti specie: A. claviger, A. pseudo- pictus, C. penicillalis. Richiardii, modestus: al lago (Biviere) di Lentini ho raccolto A. claviger , C. penicillaris, Richiardii , mo- destus, e non posso affatto escludere che esista Y A. pseudo- pictus ; nel bosco di Tombolo in provincia di Pisa, presso ai paduli, ho raccolto A. claviger , A. pseudopictus, C. penicillaris , Richiardii , modestus, vexans ; varie delle accennate specie ho raccolto nel palude di Pesto in provincia di Salerno. Con tutte le quali cose mi pare di avere dimostrato abba- stanza la tesi, che avevo enunciato. Aggiungo che le due facies faunistiche foveale e palustre mostrano avere una certa incompatibilita tra di esse. Certo 229 — non si deve esagerare questo fatto, perche anche nei luoghi eminentemente palustri (Lentini, Rosarno, Cervia, dintorni di Mantova, etc.) mi sono sempre buscato qualche puntura di C. pi- piens, e colui, che passi una notte alia stazione ferroviaria di Grosseto, o anche in Cervia, potra giudicare; ma, insomma, le localita palustri sono sotto il dominio delle palustri zanzare, che ad esse danno carattere, e non sono preferite, ne molto abitate dalle specie foveali (certo le larve delle une e delle altre di queste zanzare devono nutrirsi un po’ differentemente), specie foveali, che invece prosperano a loro bell’ agio nei luoghi di piano umidi, ma non palustri (e danno ad essi carattere), i quali dal Piemonte e dal Veneto fino ad Augusta e a Marsala in Sicilia concordano tutti nell’ esser pieni, per esempio, della zanzara volgare, il fastidiosissimo C. pipiens. Dissi anche esistere un principio subordinate, per cui si ha che gli habitat eguali hanno bensi fauna culicidica uguale, ma la specie o le specie predominanti possono variare un po’ se- condo le varie regioni. Ecco infatti che nelle valli tra Cervia e il Savio predomina (almeno in certi periodi) V A. pseudopictus, invece al lago di Lentini sovrabbonda V A. claviger , e del gen. Culex ecco che se nelle paludi ravennati, nelle maremme toscane, nella pa- lude di Pesto sovrabbonda il C. penicillaris , a Gioia Tauro, a Rosarno (laghi di Acola e Pescara) e in altri luoghi della Calabria, al lago di Lentini, nei margi di Ortira, sovrabbonda il C. Richiardii. Dissi, infine, che si hanno in qualche specie alcune limita- zioni di diffusione, anche ad habitat eguali. Cosi, per esempio, due rimarchi sono da fare pel C. elegans: il primo, che que- sta zanzara, genuina specie foveale, si estende, si, molto in senso orizzontale e va dalla Liguria alia Sardegna e alia Si- cilia, ma non si eleva in altezza e non si allontana troppo dalle regioni litoranee, e gia a Siena piu non si trova; il se- condo, che se 1’ ho trovata sempre nei litorale tirrenico, non 1’ ho trovata, e per cio almeno deve essere piu rara, su quello adriatico. — Altre presen tano dei salti nella loro diffusione: cosi il C. impudicus , il quale, per quanto abbia cercato, per ora non ho trovato che in Sardegna e in Sicilia. Anche il C. vexans, che ho trovato in luoghi palustri di varie parti d’ Italia, non ho trovato affatto nelle localita paludose tra Ra- venna e Cervia. — Ma non si puo escludere che questi salti, almeno talvolta, siano piu. apparenti che reali e appaiano piu. per rarita e per discontinuity di apparizione degli individui della specie, che per vera mancanza. — ■ E faccio qui fine a queste piu che brevissime generality corologiche. CITAZIONI BIBLIOGRAFICHE In questo lavoro sono parcliissimo di citazioni bibliografiche. Per la massima parte della bibliografia culicidologica rimando al mio lavoro del 1896; qni cito solo qualche fondamentale lavoro veccbio, al quale mi sono riferito indietro, e alcuni la- vori recenti. Ma avviso il lettore cbe dovra riempire a sua cnra qualche lacuna. I lavori vecchi, cbe mi limito a citare, sono i seguenti: Linnaei C. Systema Naturae , etc. — Ed. l. a , Lugduni Batavorum, 1735. — Ed. 10. a , re- formata, Holmiae, 1758 (iterum edita, Lipsiae, 1894). — Ed. 12. a , reformata (pro- pria ed.), Holmiae, 1766-68: Insecta Diptera in T. I, P. II, Holmiae, 17o7. Rossi P. Fauna etrusca. T. II. Liburni, 1790. Meigen J. W. Klassificazion und Beschreibung dev europdischen Zweifliigligen Insekten. Erster Bd. Braunschweig, 1801. In questa sua opera Meigen non divise che in generi, e per tufcto le zanzare, che enumero, adotto l’unico gen. Culex. G-ermar E. F. Reise nacli Dalmatian und in das Gebiet von Rugusa. Leipzig, 1817. Meigen J. W. Syst. Beschreibung der bekannten europ. zweiflugeligen Insekten. Th. 1-7. Aaclien-Hamm, 1818-1838. Di zanzare si parla in parte l. a . 1818; 6. a , 1830; 7. a . 1838. Leach W. E. Descriptions of thirteen species of formica, and three species of Culex, found in the environs of Nice, u The Zoological Journal ", N. VII. London, Octo- ber, 1825. Risso A. Histoire Naturelle des principales productions de VEurope meridionale, etc. Tome, V- Paris, 1826. Robineau Desvoidy .1. B. Essai sur la tribu des Culicides. « Mem. de la Soc. d’Hist. nat. de Paris. » Tome troisieme, III.* livraison. Paris, 1827. Ronkani C. Dipterologiae italicae Prodromus. Vol. I. Parmae, 1856. Schiner R. J. Fauna Austriaca. Die Fliegen (Diptera). Th. II. Wien, 1864. Dei lavori speciografici recenti cito i seguenti: Rondani C. Suite specie italiane del gen. Culex L. u Boll, della Soc. entom. italiana ». Anno IV. Firenze, 1872. Ficalbi E. Notizie suite zanzare italiane. u Boll, della Soc. Entom. italiana ". Varie note dall’anno 1889 all’anno 1896. ArribAlzaga Lynch F. Dipterologia argentina. Oulicidac. Revista del Museo de La Plata. La Plata, 1891. Bezzi M. Contribuzione alia Fauna ditterologica della Provincia di Pavia. Parte II. u Bollett. della Soc. entom. italiana ". Anno 24. Firenze, 1892. Ficalbi E. Revisione sistematica della famiglia delle u Culiculae " europee. Firenze, 1896. Noe G-. Contribuzione alio studio dei Culicidi. u Bollett. della Soc. entom. italiana ». Anno XXXI. Firenze, 1899. (Di prossima pubblicazione). 232 — Inquanto ai recentissimi lavori sulla quistione tra zanzare e malaria, per taluni dei quali si sono anche avute contribuzioni interessanti alle conoscenze speciogra- fiche e specialmente dietologiche sulle Culicidae, cito i seguenti : Grassi B. Varie e notevoli pubblicazioni. La prima e stata: Rapp or ti tra malaria e peculiari insetti ( zanzaroni e zanzare palustri. u Atti della B. Aec. dei Lincei, Een- dioonti della Cl. di Se. fisiche ». Anno 1898, semestre II, vol. VII, fasc. 7. Koma, 1898. Inoltre: u Policlinico », Vol. V-jVI, Boma, 1898. L’ultima e: Le recevti sco- perte sulla malaria esposte in forma popolare. « Bivista di Sc. hiologiche ". Anno I, fasc. 7. Milano, 1899. In mezzo a queste (1’ ultima delle quali e solo ultima per ora) sono interposte varie note, tra le quali cito: La malaria propagata per mezzo di peculiari insetti. u Bendic. B. Acc. Lincei, Cl. di Sc. fisiclie ", Anno 1898, se- mestre 2.°, vol. VII, f. 9. Boma, 1898. Rapporti tra la malaria e gli artropodi. u Bend. B. Acc. Lincei. » Anno 1898, sem. II, vol. VII, fasc. 11, Boma, 1898. Ancora sulla malaria, u Bend. B. Acc. Lincei ». Anno 1899, semestre I, Vol. VIII, fasc. 12, Roma 1899. Grassi, Bignani, Bastianelli. Varie pubblicazioni delle quali cito: Coltivazione delle semilune malariche dell’uomo nell’u Anopheles claviger ”. u Bend. B. Acc. Lincei. u Anno 1898, semestre II, vol. VII, Boma, 1898. Ulteriori ricerche sul ciclo dei pa- rassiti malarici umani nel corpo del zanzarone. <: Bend. B. Acc. Lincei. ». Anno 1899, semestre I, Vol. VIII, fasc. 1, Boma, 1899. Resoconto degli studl fatti sulla malaria durante il mese di Gennaio. u Bend. B. Acc. Lincei. Anno 1889, Vol. VIII, 2.° sem., fasc. 3. Boma, 1899. Ulteriori ricerche sulla malaria, u Bend. B. Ac- cad. Lincei ", Anno 1899, Vol. VIII, l.° sem., fasc. 9. Boma, 1899. Sulla coltiva- zione dei piarassiti malarici dell’uomo nel corpo delle zanzare. « Annali d’ Igiene sperimentale ». Boma, 1899. Bignani e Bastianelli. Sulla coltivazione del parassita clella terzana primaverile nel- l’a Anopheles claviger B. Acc. medica di Boma, 1899. Celli e Casaguandi. Per la distruzione delle zanzare, contributo alio studio delle so- stanze zanzaricide. Boma, 1899. Celli A. La malaria secondo le nuove ricerche. Boma, Agosto 1899. Vedi inoltre, specie per i primi passi (piu che altro teorici) della dottrina dei rapporti tra zanzare e malaria, gli scritti di Laveran, Manson, Koch, Mendini, Bi- gn ami, Boss, che non sto a particolarmente citare. ■ — 233 — INDICE DELLE MATERIE Prefazione Pay. 46 Cap. I. — Raccolta e conservazione delle Culicidae. » 49 Cap. II. — Caratterizzazione generale delle Culicidae. » 5S Cap. III. — I oaratteri da adottarsi per distinguere le specie e suddividere il gruppo Culicidae. . » 88 Cap. IV. — Qualche annotazione dietologica .... » ioo Cap. V. — - Classazione e descrizione di un complesso di 20 specie italiane della famiglia delle Culicidae » 115 1. — Sguardo storico-bibliografico. — Generalita sulla divi- sione della f'amiglia » 115 2. — II genere Anopheles per rispetto alle specie italiane . » 123 Caratterizzazione ,, 123 Quali so no le specie, die si closer iver anno . . » 125 Divisio n e del genere » 126 Desc rizione delle specie » 128 3. — II genere Culex per rispetto alle specie italiane ...» 146 Caratterizzazione » 14 g Quali sono le specie , die si descriveranno . . » 147 D ivisi one del genere 148 Descrizione delle specie 159 Aggiunta al Cap. V » 223 Cap. YI. — Un brevissimo cenno generale sulla coro- logia delle zanzare italiane 225 V — 234 — INWCE ALFABETICO DELLE SPECIE I) ESC Hi TIE Genere Anopheles* bifurcatus, pag. 142. clavigei', p. 137. [grisescens], p. 137. [maculipennisj, p. 137. [nigripes], p. 142. [pictus], p. 128. [plumbeus], p. 142. pseudopictus, p. 128. superpictus, p. 135. [villosus], p. 142. Genere Culex. [affinis], p. 187. albopunctatus, p. 183. [alpinus], p. 207. annulatus, p. 187. [articulatusj, p. 173. cantans, p. 170. [ciliaris], p. 207. elegans, p. 203. [equinus], p. 167. [fasciatusj, p. 177. Ficalbii , p. 224. glaphyropterus, p. 192. hortensis, p. 217. impudicua, p. 214. malariae, p. 222 e 223. [maculatus], p. 170. mimeticus , p. 224. roodestus, p. 211. nemorosus, p. 177. ornatus, p. 167. penicillai'is, p. 160. .. [phytophagus], p. 207. pipiens, p. 207. pulcripalpis, p. 220. pnlcritarsis, p. 181. [reptansj, p. 177. Ricliiardii, p. 199. [rufusj, p. 207. [salinusj, p. 177. spathipalpis, p. 194. [sylvaticus], p. 177. [variegatusj, p. 187. vexans, p. 173. [vulgaris], p. 207.